di Francesco Lener da .Com
Parla Franco Debenedetti, Ds area liberal. «Si venda tutta l'azienda. Per garantire il pluralismo e sganciarla dai partiti»
Chi abbia seguito i lavori del maxiconvegno organizzato dai Ds una decina di giorni fa si sarà reso conto della rinnovata compattezza della Quercia, pur con qualche sfumatura, nelle questioni cruciali in tema di comunicazione. Primo tra tutti, forse, il no secco alla privatizzazione della Rai, almeno come impostata da Maurizio Gasparri. Nell'ex bottegone, però, esistono anche "spiriti liberal" che affrontano il problema da un punto di vista diverso. E' il caso di Franco Debenedetti, torinese, classe '33, già amministratore delegato di Olivetti, che senza troppi giri di parole spiega: «L'azienda andrebbe privatizzata davvero e andrebbe privatizzata tutta. I difensori del servizio pubblico difendono solo la proprietà pubblica, il controllo politico. Questa è la mia opinione, certo, ma di fondo è condivisa dalla mia parte politica».
Cosa c'è che non va nell'imminente privatizzazione della Rai?
Quello che non va è che questa non è una privatizzazione, dal momento che si tratta solo di una vendita di alcune azioni senza nessuna previsione di quando il pubblico perderà il controllo. Tutto lascia supporre che questo non avverrà in tempi prevedibili.
Cosa si dovrebbe fare, secondo lei?
Vendere totalmente ai privati, se non tutte e tre le reti, almeno due.
E con quali vantaggi?
Con il vantaggio che la Rai diventerebbe un'azienda privata in competizione con un'altra azienda privata e il pluralismo sarebbe garantito dalla concorrenza.
E ci sono soggetti in grado di comprare per intero la Rai?
Se si pensasse che non c'è nessuno disposto a comprarla, perché dannarsi sulla privatizzazione della Rai? Sarebbe una contraddizione in termini.
Ma l'attuale processo prevede una polverizzazione azionaria, con un limite massimo all'1% per ciascuna acquisizione.
In questo modo si crea una governance assolutamente anomala, credo unica al mondo: il controllo della società, se il processo di vendita venisse portato a termine, sarebbe frammentato e tale resterebbe per statuto per sempre. Sarebbe un azionariato spezzettato.
Intanto, secondo lei, ci saranno privati interessati a dividersi questo 25-30%?
Dipende dal prezzo. Ma è probabile, dal momento che gli advisor sono banche molto esperte. Però a me questo interessa abbastanza poco. Mi sta molto più a cuore che ci sia una Rai non più governata dalla politica e dai partiti. A questi fini l'operazione in atto è ininfluente, non cambia assolutamente nulla.
Tra un anno i telespettatori coglieranno differenze rispetto all'attuale Rai?
No, a meno di voler considerare una differenza che ci sia un conduttore al posto di un altro.
Che interesse hanno gli investitori a comprare un pezzetto di Rai?
Non lo so, non lo chieda a me. Tanto è un'operazione finta...
Un'operazione finta, ha detto?
Ai fini della privatizzazione è un'operazione finta. D'altra parte, con i vincoli imposti dalla legge, non pretende neanche di essere vera.