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Articolo 21 - Editoriali
Fondi, lo Stato non c'è più
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di Anna Scalfati

Maroni ha detto che Fondi non si deve sciogliere per mafia. Noi che siamo nel sud pontino per affermare la legalita’ sappiamo che quello di oggi e’ un messaggio fortissimo a tutte e tre le mafie presenti –n’drangeta, camorra, mafia - che si esprimono quotidianamente nella conquista del territorio grazie ai voti, alle pressioni, alle intimidazioni, agli “amici” presenti negli apparati.
Maroni e, forse, Letta si sono impegnati ma non ce l’hanno fatta. Che umiliazione per un Ministro dell’Interno doversi piegare alle logiche di una politica barbara ed essere costretto a smemtire  una legge appena approvata. Proprio quella legge che non rende lo scioglimento per mafia alternativo alle spontanee dimissioni degli amministratori.  Il fatto che il Consiglio comunale di Fondi si fosse dimesso la settimana scorsa era solo un tentativo per fare credere  all’opinione pubblica che tutto fosse in ordine. Ma, una cosa e’ riconoscere che c’e’ la mafia, altro e’ che qualcuno si dimetta perche’ pressato da una “  campagna stampa di sinistra” e non dai fatti oggettivi denunciati da carabinieri e polizia.  Da oggi lo Stato non c’e’ piu’: per noi cittadini, per i carabinieri e la polizia che hanno fatto le indagini. Lo Stato non c’e’ piu’ per un Prefetto che da due anni da’ l’allarme sulla presenza della grande criminalita’ , quella mafia, quel cancro, che Maroni dice di voler sconfiggere entro la legislatura. Sono  una cronista e solo per questo ho capito fin da subito la portata di questa vicenda, quando ancora di Fondi non si parlava:  tranne il quotidiano Latina Oggi nessun giornale aveva coraggio di schierarsi contro il temuto sen Fazzone. Fazzone, un tipetto non alto e paffuto, lo ricordo quando faceva l’agente di scorta dell’allora Ministro dell’Interno, Nicola Mancino.  L’allora agente di polizia Fazzone passo’ al SISDE e di li’ al Senato. E dal Senato nell’”affaire” Fondi. Un gruppo politico, quello di Fazzone,  che prende voti a sacchi e che legittima una genia di amministratori locali che come soldati - secondo le indagini di due Procure Antimafia-  procedono alla espugnazione del territorio.   Tutti oggi si domandano :”cosa  altro si puo’ fare?”. Il Prefetto puo’ essere trasferito. Chi guida le indagini anche. Alla prepotenza non c’e’ fine.  Ma la rabbia, la paura, l’idignazione e lo sconcerto che la decisione di oggi hanno procurato a tanta gente rappresentano una ferita aperta nella storia di questo Paese. Oggi, molto piu’ che con il Lodo Alfano , oggi  questo Governo ha dimostrato di non tenere in nessun conto chi rappresenta le Forze di Polizia, chi rappresenta lo Stato ai massimi livelli, non tiene in nessun conto le procedure, le leggi che lui stesso fa. E’ un modo di agire che favorisce i mafiosi. Spero che ci sia una reale consapevolezza di quel che e’ accaduto oggi. Oggi e’ il giorno non dei patti segreti tra Stato e Mafia ma il giorno di un patto pubblico, impudente e oltraggioso per ciascuno di noi.

 

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