di Fernando Cancedda
No, non sto con Marrazzo. Ho scritto qualche giorno fa sul mio blog "Con Sandro" (Ruotolo), non posso usare oggi la stessa espressione per Piero. Condivido quanto Giorgio Santelli scrive a proposito della "scelta responsabile" di autosospendersi a confronto con quella di altri, ma questa responsabilità tardiva non è davvero sufficiente per meritare la solidarietà di chi pure lo ha conosciuto e stimato in passato. E' un fatto che il comportamento tenuto fino a poche ore prima ha gravemente ferito non solo la sua famiglia e i suoi amici, ma tutti coloro che lo avevano eletto ad un incarico di grande responsabilità istituzionale, rischiando di danneggiare seriamente un partito, il suo partito, proprio nel giorno in cui era chiamato a dare agli italiani la miglior prova di sè. Piero Marrazzo, come tanti altri purtroppo, non ha capito che chi ha una responsabilità istituzionale come la sua ha anche il dovere di troncare qualunque rapporto, anche privato, può esporre al ricatto la sua immagine pubblica. E ieri, in coda davanti ai gazebo, lo sconcerto per questa brutta storia era nei commenti di molti. Aggiungo che da un po' di tempo sui presidenti "democratici" delle regioni, dall'Abruzzo alla Campania alla Calabria se ne sentono di tutti i colori. Sarebbe l'ora di cominciare a riflettere seriamente sui criteri con cui si scelgono le candidature. La popolarità è sufficiente per vincere un'elezione, non per saper governare.