di Enzo Costa*
Finora non me ne ero persa una: da quella a Ballarò, in cui aveva dato un buffetto a Epifani, a quella, già mitica, a Porta a Porta, quando aveva spiritosamente insultato la Bindi, fino a quella, più lontana, dove esplose il suo “Si contenga!” su Santoro. La mia memoria di teleutente ne conserva il prototipo, testato in un remoto Processo di Biscardi, in cui qualificò come gerarca fascista Carlo Rognoni. Le avevo gustate tutte in tempo reale, le livorose tele-telefonate di Silvio. Ma martedì sera, ahimè, non ero davanti alla tivù: la viva voce del Premier berciante contro Floris, giudici e ospiti non sottoposti l’ho udita solo l’indomani, nei tiggì. Insolenze riscaldate. Un vero peccato: ho perso il brivido della diretta. Io come molti altri cittadini. Ignari, quel martedì, dei malumori di Papi. Perché non capiti più, urge rimedio: quando Lui telefona alla tivù, commuti la chiamata sulle utenze telefoniche di 60 milioni di italiani. Squillerà il telefono e lo sentiremo tutti.
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*da l'Unità