di Nicola Tranfaglia
Sulla morte di Stefano Cucchi a distanza di dieci giorni l’opinione pubblica italiana (o quel che ne resta di fronte all’oppressione esercitata dal governo e dalle televisioni amiche del premier) non sa ancora che cosa è successo.
Il garante dei detenuti Angiolo Marroni ha detto una cosa che è difficile non pensare se si è in buona fede: “Il sistema carcerario ha dato, ancora una volta, l’ennesima dimostrazione di inumanità e inefficienza non riuscendo a cogliere i segnali di allarme di una situazione da tempo gravissima.”
Nel giudizio si colgono gli elementi fondamentali della situazione che è caratterizzata appunto dal grande affollamento delle carceri, dai sistemi che non riescono a modernizzarsi in maniera decente, dall’illegalità e dai metodi inaccettabili che spesso sono usati in quell’ universo. L’idea di costruire nuove carceri per rimediare alla crisi senza che ci siano migliaia di agenti di polizia penitenziaria preparati alla bisogna è del tutto assurda e irresponsabile.
Quel che è successo nelle settimane scorse con la morte di Cucchi e il suicidio della ex terrorista delle BR Blefari che avrebbe dovuto esser curata per i suoi problemi psichici ed è stata invece abbandonata al suo destino, dimostra in maniera assai chiara che la situazione è molto grave e che il governo è del tutto inadempiente, malgrado gli annunci costanti e i propositi spiattellati a livello televisivo.
Se si va a guardare con attenzione la morte del giovane Cucchi, prima che siano finite le due inchieste che lo riguardano, giudiziaria e amministrativa, molti sono gli aspetti ancora oscuri. Ufficialmente si parla di errori dei medici che sono possibili ma che non spiegano le condizioni terribili in cui si trovava l’arrestato dopo due giorni di permanenza nelle camere di sicurezza e prima di essere trasportato in ospedale.
E, d’altra parte, aver negato al senatore dell’Italia dei Valori, Stefano Pedica, di consentire alla sorella di Cucchi di visitare la cella del defunto, mostra un nervosismo che si traduce in ostruzionismo e che va oltre le norme di sicurezza stabilite dalle leggi e dalle prassi esistenti.
La verità è che non c’è una spiegazione accettabile, almeno finora, delle percosse subite nei due giorni di detenzione dopo l’arresto da parte del giovane trovato in possesso di una piccola quantità di stupefacenti e che, se la spiegazione non sarà data nelle prossime ore, saremo di fronte a un omicidio di cui incolpare proprio esponenti delle forze dell’ordine. I medici avranno pure sbagliato ma la responsabilità delle percosse fino all’omicidio è di necessità da addebitare a quelli che hanno arrestato e detenuto il povero Cucchi.
In questo senso siamo ancora una volta di fronte alla maggior parte dei mezzi di comunicazione di massa che nascondono agli italiani notizie e problemi di grande importanza senza nessuna giustificazione eccetto quella assai opinabile di salvare il governo da critiche che, a prescindere da come le cose sono andate, emergono dagli avvenimenti e che inducono a chiedere risposte più chiare ai ministri e un’indagine volta a ricostruire la verità non soltanto in omaggio alle vittime ma anche alla nostra costituzione e alle leggi repubblicane.
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