di Sabino Cassese*
Con ritardo di più di un mese, i presidenti delle Camere hanno nominato i due membri mancanti dell'Autorità della concorrenza. Ci si poteva aspettare che il tempo trascorso a meditare portasse buon consiglio. Invece, la scelta è stata pessima. In primo luogo, l'ex sindaco di Bologna - le cui qualità umane e capacità di amministratore locale sono ampiamente riconosciute - non risponde ai requisiti stabiliti dalla legge. Non è una «personalità », essendo noto fuori della cerchia locale solo per aver ricoperto la carica di sindaco di una città di medie dimensioni. Non ha una «alta e riconosciuta professionalità », essendo stato attivo solo quale operatore e solo nel campo del commercio. Non ha «notoria indipendenza», essendosi presentato ad elezioni locali in uno dei due schieramenti politici.
Anche l'altra persona prescelta, ex componente dell'Autorità per le garanzie delle comunicazioni, di cui tutti riconoscono la competenza tecnica nel settore delle comunicazioni, manca dell'ultimo requisito, quello della «notoria indipendenza» (attenzione: non «indipendenza», ma «notoria indipendenza»; la legge non richiede solo che si sia indipendenti, ma anche che si appaia tali).
La scelta dei presidenti delle assemblee parlamentari è stata pessima per un secondo motivo. Essa codifica un «cursus honorum» (se si preferisce, consolida una carriera) per il quale da una carica politica si passa a una tecnica, da un'autorità indipendente si passa ad un'altra. Nel primo caso, si dà un «contentino» ad una persona che l'elettorato non ha scelto, compensandolo dei servizi resi in altro ufficio pubblico, elettivo. Nel secondo si promuove con il passaggio da un'autorità all'altra, creando una sorta di esperto in autorità indipendenti. Ma le leggi hanno istituito autorità indipendenti proprio per stabilire una distinzione tra politica e amministrazione in alcuni settori sensibili, come il controllo della concorrenza e dei conflitti di interessi degli uomini politici. Ed hanno in qualche caso deciso che chi abbia ricoperto alcune cariche non possa ricoprirne altre, pubbliche o private, proprio per evitare che si possa sospettare la scelta di comportamenti compiacenti nella prima allo scopo di ottenere la seconda. Ad esempio, un ministro non può essere nominato, al termine della carica, presidente di un ente pubblico.
Il terzo motivo riguarda la partecipazione dell'Antitrust italiano all'«International Competition Network» e all'«European Competition Network». L'Autorità italiana, forte della sua esperienza in una funzione quasi giudiziaria, svolta sotto la guida di eminenti personalità , si è distinta, svolgendo un ruolo di promozione, in questi consessi. Come potrà far ora sentire la sua voce, se la sua immagine di competenza tecnica e di notoria indipendenza è tanto offuscata?
Le autorità indipendenti, sorte negli anni della «quarantena della politica», hanno reso un ottimo servigio al Paese. Lo sanno le industrie che vi sono sottoposte, che pure spesso borbottano, ma sanno quanto più invadente sarebbe l'intervento diretto della politica nell'economia e negli affari. Da qualche tempo, per via legislativa o per altre strade, i poteri di questi organi di snodo del nostro sistema politico sono sottoposti ad erosioni. Mai, però, si era giunti all'inversione di tendenza segnata dalla improvvida decisione dei presidenti delle Camere.
*da "Corriere della Sera" - 31/12/04