Articolo 21 - Editoriali
Nè manager, ne baroni!
di Giorgio Paterna*
Che l’intento fosse quello di indirizzare le Università verso un orizzonte di privatizzazioni l’avevamo capito sin dalla L. 133, ma che, non bastando i tagli ingenti fatti sui finanziamenti pubblici agli Atenei, si dovesse arrivare a costringere questi ad inserire nei loro Consigli di Amministrazione fino al 40% di membri esterni all’ambiente accademico ci è parsa una inaccettabile forzatura. Ma oltre al danno la beffa. Per far si che questo indirizzo privatistico funzioni serve la ciliegina sulla torta. Rendere il Consiglio di Amministrazione l’organo più importante, ancor più del Senato Accademico, fin’ora sede di decisioni strategiche e politiche, da domani mero organo consultivo che trasmette i suoi pareri al CdA, che li valuterà, pur non avendo i membri esterni le competenze, e farà scelte legate solo a logiche quantitative e non qualitative.
Ecco dunque la riforma dell’Università. Pensata con una ratio ben precisa, alleggerire la spesa pubblica del costo dell’istruzione universitaria, così come del diritto allo studio. Quindi gli esterni dentro i CdA, esterni che con l’acqua alla gola in cui si ritrovano oggi gli Atenei senza finanziamenti pubblici è del tutto ovvio che saranno dei finanziatori privati, quindi l’istituzione di un Fondo speciale per le borse di studio, da slegare dai requisiti di reddito ma legandole solo a “prove nazionali” che hanno tutto il sapore dei test d’ingresso, che vedrà il finanziamento dei prestiti d’onore, debiti che lo studente contrae di norma con le banche e che deve restituire al termine degli studi, e infine delega al Governo per riformare l’intera materia del diritto allo studio, che con l’indirizzo generale non possiamo di certo pensare che non avrà il sapore privatistico.
Per questi motivi il 6 Novembre abbiamo lanciato un presidio sotto al Ministero dell’Istruzione. Perché l’Università in cui crediamo è Pubblica, non ostaggio degli interessi dei privati, Libera, senza barriere all’accesso, Democratica, non in mano ai baroni, di Qualità, perché possa davvero formare le coscienze, per Tutti, non solo per chi se lo può permettere.
*coordinatore nazionale Unione degli Universitari
Ecco dunque la riforma dell’Università. Pensata con una ratio ben precisa, alleggerire la spesa pubblica del costo dell’istruzione universitaria, così come del diritto allo studio. Quindi gli esterni dentro i CdA, esterni che con l’acqua alla gola in cui si ritrovano oggi gli Atenei senza finanziamenti pubblici è del tutto ovvio che saranno dei finanziatori privati, quindi l’istituzione di un Fondo speciale per le borse di studio, da slegare dai requisiti di reddito ma legandole solo a “prove nazionali” che hanno tutto il sapore dei test d’ingresso, che vedrà il finanziamento dei prestiti d’onore, debiti che lo studente contrae di norma con le banche e che deve restituire al termine degli studi, e infine delega al Governo per riformare l’intera materia del diritto allo studio, che con l’indirizzo generale non possiamo di certo pensare che non avrà il sapore privatistico.
Per questi motivi il 6 Novembre abbiamo lanciato un presidio sotto al Ministero dell’Istruzione. Perché l’Università in cui crediamo è Pubblica, non ostaggio degli interessi dei privati, Libera, senza barriere all’accesso, Democratica, non in mano ai baroni, di Qualità, perché possa davvero formare le coscienze, per Tutti, non solo per chi se lo può permettere.
*coordinatore nazionale Unione degli Universitari
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