di Pietro Nardiello
Le minacce ricevute dalla giornalista de Il Mattino Rosaria Capacchione in occasione della presentazione del libro “’O Cecato”, dato alle stampe dall’altra cronista del Mattino Daniela De Crescenzo, rappresentano un atto grave e pericoloso che dimostrano, chiaramente, come in terra di camorra prima, e in questo Paese poi siano in gioco i principi di libertà e democrazia. Quanto avvenuto alla libreria Feltrinelli di Napoli alla presenza del magistrato Raffaele Cantone, uno dei relatori, di forze dell’ordine e di cittadini comuni deve farci riflettere, allarmare e far sì che quest’ennesima vicenda non venga archiviata come l’ennesimo caso di cronaca o d’interesse locale.
In sala alla presentazione del libro edito da Tullio Pironti, piccola ma coraggiosa casa editrice napoletana, c’erano anche i parenti del boss latitante Antonio Iovine, ‘o ninno, a capo, a dire degli inquirenti, insieme a Michele Zagaria del clan camorristico cosi detto dei Casalesi. Proprio il cugino di Antonio Iovine “ha chiesto” a Rosaria di fare attenzione per alcuni articoli da lei scritti.
Se per Rosaria, alla quale va tutta la solidarietà e vicinanza di “Articolo 21”, “questo gesto ha creato perplessità e sconcerto” per noi, invece, ci offre spunti che immediatamente rilanciamo alla magistratura, al Ministro degli Interni, agli organi di stampa, alla politica e alla società civile: Proprio nel giorno in cui viene assicurato alla giustizia uno dei collaboratori più stretti di Iovane, Corrado De Luca, a Rosaria giungono le ennesime minacce che, diciamoci la verità, il clan ha voluto indirizzare a tutti quelli che da anni, e in silenzio proprio come fa la Capacchione, lottano quotidianamente contro ogni forma più o meno manifesta di azione mafiosa.
Rosaria Capacchione va difesa e sostenuta ancora di più, chi ha la responsabilità di rafforzare la sua difesa fisica non esiti a farlo per non correre, così, in correità. A noi giornalisti, invece, l’obbligo etico e professionale di accendere i riflettori su Rosaria e su chi continua ad operare in territori dove anche chi opera, semplicemente, nel sociale rischia l’incolumità fisica o la sopravvivenza delle proprie attività. Alla politica, infine, i cui rappresentanti in queste accese campagne elettorali si scontrano sui temi etici, l’obbligo di fare pulizia nelle liste mettendo alla porta quei candidati chiacchierati o addirittura condannati che non potrebbero mai consentire, a queste terre, a questo popolo di scrivere nuove pagine di libertà, speranza e democrazia.