di Mario Monti*
di Mario Monti*
Le recenti nomine allâ??Antitrust sono state tempestivamente e severamente criticate da questo giornale. Il tema, a mio parere, merita di essere approfondito. Le nomine, criticate soprattutto perché considerate piene di politica, colpiscono ancor più per il vuoto di Politica che rivelano. Criticate in particolare dal centrosinistra, dovrebbero preoccupare specialmente il centrodestra. Ã? discutibile se le due nomine rispettino pienamente i requisiti di indipendenza e professionalità imposti dalla legge. Certo non paiono il risultato di uno sforzo teso a individuare quanto il Paese può dare di meglio per competenza e indipendenza. Né segnalano l'intento di potenziare un'istituzione essenziale per una moderna economia di mercato.
Ritengo che questo sia grave: per il valore della concorrenza, verso il quale si è mostrata disaffezione se non fastidio; per la parte politica che ha espresso queste nomine; per le alte personalità istituzionali che le hanno effettuate.
L'Antitrust, in base ad una recente legge, dovrà occuparsi anche di conflitti di interessi di membri del governo. Vi è il rischio che questa funzione, importante ma non connessa alla missione istituzionale dell'Antitrust (Autorità garante della concorrenza e del mercato), appanni la percezione di indipendenza dellâ??Autorità nelle sue decisioni, anche nel campo proprio dell'Antitrust. Chi fosse stato convinto che la politica della concorrenza vada salvaguardata, avrebbe dovuto in questo momento elevare, non abbassare, la soglia nell'applicare in sede di nomine i requisiti di legge.
Economisti di ogni tendenza, enti internazionali, documenti del governo, sottolineano come non mai la necessità di una forte iniezione di concorrenza nellâ??economia italiana. Certo, iniettare concorrenza non crea consensi politici, nel breve periodo. Ã? l'esatto contrario, in ciò, della riduzione delle tasse. Questa può forse dare voti, ma è illusorio che possa recare durevoli benefici alla competitività , all'occupazione, al Sud e al controllo dell'inflazione, se non è accompagnata da una radicale disincrostazione da protezioni e privilegi per dare slancio ai mercati. Per farlo occorre un'incisiva politica della concorrenza, più che taumaturgiche esortazioni agli spiriti imprenditoriali.
La politica europea della concorrenza ha dato e darà il suo impulso. Ma oggi sono sempre più necessari interventi a livello nazionale. L'Unione europea ha perciò creato la Rete delle Autorità di concorrenza, ove le Autorità nazionali operano in stretto collegamento tra loro e con la Commissione. L'Autorità italiana, istituita nel 1990, è tra le più giovani ma, sotto l'impulso delle presidenze di Francesco Saja, Giuliano Amato e Giuseppe Tesauro e con membri di riconosciuta indipendenza e competenza, ha conquistato credibilità e autorevolezza in Italia e allâ??estero. Oggi occorre rafforzare, non indebolire, l'Antitrust. Il 27 dicembre il presidente Tesauro, in un'intervista al Corriere , ha indicato la necessità di qualche risorsa in più. Non so se prevedesse di ricevere una risposta così pronta: la nomina di questi due nuovi membri il 29 dicembre.
I funzionari dell'Antitrust italiano, come di quello europeo e degli altri che ho avuto modo di conoscere, sono in genere giuristi ed economisti di elevata professionalità , lavorano su casi che li espongono a pressioni, pesanti o sottili, da parte di poteri economici e politici.
Hanno bisogno di riconoscersi nell'indipendenza e nella competenza di chi li guida, il presidente e i quattro membri dell'Autorità .
E' poi sorprendente che questi aspetti non siano stati tenuti adeguatamente presenti, se si pensa alla parte politica dalla quale queste nomine promanano: il centrodestra. In questo senso, parlavo sopra di un vuoto di Politica. Dopo tutto, da chi ci si dovrebbe aspettare, in Italia, una Politica economica che valorizzi a fondo la politica della concorrenza, se non da una maggioranza di centrodestra che si è presentata alla ribalta dieci anni fa all'insegna di una moderna economia di mercato? E quando mai ci sono state condizioni così favorevoli? I «comunisti», come talora vengono ellitticamente chiamati, si erano opposti fino agli anni '80 all'introduzione in Italia di norme antitrust, a meno che ne venissero esentate le imprese pubbliche. A loro volta gli industriali, anche in reazione a questa inaccettabile pretesa, non ne volevano proprio sapere. Occorse la spinta europea e si arrivò al 1990.
Ma oggi? Il centrosinistra, pur tra tante contraddizioni interne, non sembra proprio contestare un'incisiva politica della concorrenza. La Confindustria, con Luca Cordero di Montezemolo, ha superato se stessa nel mettere vigorosamente la concorrenza al centro della politica economica che chiede al governo. Una splendida occasione, per un governo che si sentisse davvero liberale, di mettere gli uni e gli altri alla prova, potenziando a fondo la politica antitrust invece di appannarla, dando l'impressione di temerla.
Per la verità , se ci si riferisce specificamente a queste due nomine, non sarebbe corretto ricondurle direttamente al governo. La responsabilità è dei presidenti del Senato e della Camera. Lo scrivo con rammarico per il rispetto che si deve alle cariche istituzionali e per la viva stima personale che ho per i due presidenti.
A differenza di quanto previsto per altre Autorità , la legge attribuisce a loro il potere di nomina, non al governo né alle Camere, proprio per creare il massimo di distanza rispetto al processo politico, sottolineando la particolare delicatezza dell'Antitrust. Forse il tempo darà loro ragione. Ma la loro decisione non sembra proprio rafforzare la politica di concorrenza oggi, né preludere a scelte future in linea con un tale obiettivo.
*Corriere della Sera (03/01/05)