di Zap Mangusta
Leggendo di politica negli ultimi giorni dell??anno sembra che il problema dell'appartenenza sia salito (o ritornato ?) agli onori della cronaca. Molti politici sono sembrati in cerca di appartenenza. Follini non accetta. Follini accetta. Mastella rimane. Mastella se ne va. Casini invece vuole star lì..eccetera, eccetera. Piccoli continui spostamenti progressivi dell?? Essere. O meglio, dell?? Avere. Perchè più che altro riguardano rivendicazioni di spazi e di ruoli in posti di prestigio. Considerazione spiacevole questa, poichè l??appartenenza dovrebbe riguardare un sentimento (il?sentimento d??appartenenza? per l??appunto) collegato all??? intellectus? e quindi all??anima e non alla ??ratio? e dunque alla mente, al calcolo.
E quando si è coinvolti nello spirito, in genere non si va dov??è più conveniente andare ma dove ci si sente legati, dove un filo inscindibile tiene avvinti : ??dove porta il cuore? avrebbe concluso soavemente la Tamaro. Persino nel mondo del calcio, ultimamente invaso da sponsors e quotazioni di Borsa assai poco spirituali, si usa rimanere fedeli al proprio club e dunque al proprio sentimento d??appartenenza. In proposito, le cronache narrano del solo Emilio Fede, capace di traghettare la sua passione sportiva da una sponda all??altra, per compiacere il suo datore di lavoro. A dispetto di un cognome che forse i suoi antenati si erano guadagnati in ben altra maniera. L??appartenenza tuttavia rimane un valore. Che legittimamente, può essere legata al potere. Ed anche al denaro, ci mancherebbe. Solo che in questi casi cambia nome e si trasforma in ??dipendenza?, in ??sudditanza?, nei casi peggiori in ??schiavitù? e quando va tutto bene in ??convenienza?. Che tradotto in pratica, significa che quando il Capo chiama, si risponde e ci si ??sacrifica? per lui. Ma non per ??appartenenza?, per ottenerne in cambio ??riconoscenza? : perchè ??conviene?. E può tornar utile. E?? storia vecchia. Che accadeva sin dal tempo degli Hittiti.
Tuttavia nell??antichità, quando qualcuno ??tradiva? il suo sentimento d??appartenenza, non veniva facilmente perdonato. Per dirla tutta gli antichi non avevano alcuna considerazione per chi tradiva ??l?? ??appartenenza? ed il prode Catilina, uomo nobile e generoso, a dispetto delle odiose allusioni che Cicerone ed il suo ??manutengolo? Sallustio avevano messo in giro sul suo conto, fu depositato sulla graticola dell??infamia, per il solo ??sospetto? che avesse parlato con alcuni delegati gallici, per chiedergli appoggio politico, una volta che Roma fosse diventata democratica. Perchè in questo modo aveva tradito il suo ??sentimento d??appartenenza?. Queste considerazioni mi fanno venire in mente una domanda : dove se ne stanno rintanati in questi giorni, coloro che sino a qualche tempo fa sbandieravano ai convegni, nelle piazze e nelle interviste la loro immarcescibile fede di ??sinistra??
Recentemente ho letto sull??Unità che Monicelli, Scola, Maselli ed altri illustri registi non proprio imberbi, per attirare l??attenzione sui problemi del Cinema si sono messi a picchettare sotto la Camera con un gruppo di amici al fine di sbloccare gli interventi in favore del settore cinematografico. E mi è venuto da chiedermi : dove erano tutti gli altri ? Le legioni di attori, di registi, di operatori che per decenni hanno gravitato intorno al cosiddetto ??mondo culturale della sinistra?. Dove erano gli autori di tante illustri sceneggiature ? E dov??erano i giovani, che un domani in quel mondo, dovranno pure entrare ?
D??accordo, qualcuno non aveva saputo, qualcuno stava lavorando, qualcun altro era malato e qualcuno fuori Italia, d??accordo, ma gli altri ? E per analogia mi è venuto da pensare : ma dove erano (e sono) i cantanti del rock, del pop e dell??hip-hop, del blues, del folk che della ??libertà?, del senso di giustizia e della ribellione alle regole del ??gorgo comune? avevano fatto la loro bandiera, dove erano (e sono) i comici corrosivi (alla Paolo Rossi per intenderci) che hanno graffiato con la loro arte comportamenti e potenti. D??accordo : qualcuno alle prove, qualcun altro sul palco e qualcuno era malato. Ma gli altri? Mi piace pensare che non abbiano saputo. Mi piace pensare che non sapessero a chi rivolgersi per segnalare la loro adesione. Mi piace pensare che col cuore fossero insieme ai prodi e vetusti ?? semi-ottuagenari? che invece manifestavano come ragazzini.
Anche se tutto questo un po?? mi preoccupa. Perchè mi si dice invece che molti preferiscono indugiare. Di più. Mi si dice che all??indugio si sia preferito il rifugio : il rifugio nel ??pertugio? del privato. Mi si dice che tanti, da un po?? di tempo a questa parte, si siano tempestivamente ed opportunamente rifugiati nell???intimo?. Ovverossia in quella zona (privata) che permette di riflettere sulla propria identità, senza più condividere la vita pubblica della collettività. Come se le due cose potessero essere disgiunte. E come se in qualche modo, l??una, potesse non venire influenzata dall??altra. Per questo motivo, mi si dice, molti comici hanno preferito ripiegare (da qualche tempo in qua) su una pavida satirella di ??costume?, che giochicchia coi tormentoncini facili-facili, che compiacciono le menti del pubblico più smaccatamente televisive. Pur di arrivare alle copertine. Gli stessi che sino a poco tempo fa, ed erano i primi anni 90 ??(un decennio, non un millennio fa), facevano i protagonisti in films d??autore e d??impegno (lo so, la parola oggi ??suona? strana) e che riempivano coi loro concerti gli stadi, gli stessi che coi loro monologhi corrosivi andavano dritti sino al ??nervo del problema?. E quelli che disegnavano vignette all??acido ?
E quelli che scrivevano libri ??mozzafiato? ricchi di contenuti. Che accidenti gli è successo, a tutti ? Ad eccezione di quei tre o quattro ??coraggiosi? che hanno riempito le cronache più recenti, gli altri si sono perversamente impigriti o il timore di un eventuale ostracismo (di ??parte? naturalmente, mai di regime) li ha imbrigliati in una specie di rigida autocensura preventiva. Hanno così tanto potere dunque quei timidi assessori di provincia che assegnano gli spazi ??pubblici? per gli spettacoli? O è la paura di quei pochi dirigenti mediatici ancora in grado di scegliere autonomamente i programmi e le ??apparizioni ? televisive?, che fanno cambiare drasticamente rotta alla creatività ? Chi sono : gli agenti, gli impresari, le agenzie a far pressioni in tal senso ? Sono le case discografiche, le case editrici, i gruppi editoriali ? E?? sufficiente la paura di perdere questi ben miseri privilegi, a bloccare un sentimento nobile e fiero come ??l??appartenenza?.
Già : l??appartenenza. Qualcosa che per qualcuno vale come la propria stessa identità. Come la propria famiglia. Come gli affetti più cari. Perchè, come per gli affetti, anche nell??appartenenza ad un ??idea, c??è parte della nostra anima. Delle nostre scelte. Delle nostre convinzioni e dei motivi per cui ogni giorno, consapevolmente ed anche inconsapevolmente, ognuno di noi paga i suoi prezzi. Qualcosa per cui un individuo si riconosce con gioia in un suo simile, a lui sconosciuto. Che la pensa più o meno come lui. E di cui ritiene lecito condividerne le speranze, i sogni, le idee. Appoggiarne le aspirazioni. E perchè no, magari criticarne anche le scelte. ??L??appartenenza?. In omaggio alla quale, mica si chiedono gli atti eroici dei tempi di guerra, oggi è già sufficientemente eroico trovar casa e lavoro ed arrivare con lo stipendio al 28 del mese, ma almeno la possibilità, il piacere euforico, il ??coraggio? della rivendicazione. L??appartenenza. Qualcosa che si colloca in alto : molto ma molto in alto, vicino alla libertà, per intenderci, all?? indipendenza ??mentale?, se non fisica.
Ed all??amore. Perche ??l??appartenenza? è condivisione di progetti. E questo è il significato più profondo della parola amore. Che non è solo andare allo stadio o a ??Quelli del calcio? a tifare per la squadra del cuore. E?? anche quello, naturalmente. Ma non solo quello. Qualcosa che sarebbe bello il nuovo anno ci portasse. Se nel frattempo l?? abbiamo smarrita. Per aiutarci a sciogliere questo ??blob? untuoso ed appiccicaticcio di insoddisfazione perenne e di solitudine insidiosa che molti di noi si stanno quasi rassegnando a mantenersi addosso. Come un nuovo montgomery, un nuovo eskimo o una nuova grisaglia con polsini, cravatta e fazzolettino in tinta. Portata sotto. Nel senso della pelle. E dunque nelle ossa. Che è cosa davvero triste. Grigia. E francamente insopportabile. Ma forse non è così. Anzi, non lo è senz??altro. Forse l??esercito degli ??invisibili? sta per rientrare nel proprio corpo e per rimettersi a remare. Forse l??incantesimo è finalmente finito. Chissà forse il canto delle sirene sta ormai davvero per terminare.
Del resto è già da un po?? che la loro voce si fa ogni giorno più flebile e più stonata. Ed Ulisse ed i suoi, e noi con loro, possiamo liberarci dal palo e ritornare a vogare a pieno regime. Per ritornare nella nostra Itaca. Al ritmo di battute più insistenti, di una nuova rotta e dunque fuor di metafora, in nome di un chiaro progetto politico. Da sbandierare senza timore. Mi viene da chiedermi. Chi si toglierà per primo i tappi di cera dalle orecchie ed avrà voglia di cantare con forza e con orgoglio, la propria canzone ? Senza avere più timore del canto delle sirene. Avanti, chi intende farlo per primo ? E quanti saranno disposti a seguirlo, rivendicando con gioia e con orgoglio la propria ??appartenenza? ad un progetto ? Oggi, in questi primi giorni del 2005 ?