di Fernando Cancedda
"Non può dirsi popolare un partito che non riesce a parlare con chi guarda Rete 4", aveva detto Bersani e Michele Serra lo cita su "Repubblica" con un'analisi piuttosto lucida del volto attuale della democrazia italiana ("Bersani e il linguaggio di sinistra", 10 novembre 2009). La conclusione è: parlare con chi guarda Rete 4 si può e si deve, (anche perché - aggiungo io - non è poi così diverso da chi è costretto a guardare Rete 1, Rete 2 o le altre reti Mediaset), ma non con il linguaggio di Rete 4. Perché, scrive Serra, "la chiave di quel linguaggio è la semplificazione e il suo successo 'popolare' dipende esattamente dalla riduzione della realtà a un gradevole, maneggevole accessorio". Un metodo che la sinistra non può usare senza tradire se stessa.
La tentazione di usarlo è forte quando si è costretti a parlare a quel "magma confuso, e confondibile, dei consumatori, dell'audience, delle clientele pubblicitarie e politiche", di cui scrive Michele Serra. Per questo il tradimento è avvenuto e può accadere ancora. Rinunciando alla spiegazione di una realtà complicata. Contrapponendo alla semplificazione avversaria slogan alternativi (pur se "nella politica, come nella vita, la semplificazione è menzogna"). Scegliendo infine candidature "popolari" per istituzioni "complicate" , che richiederebbero piuttosto competenza, esperienza e statura morale. Cedendo al ricatto quotidiano dei "salotti televisivi" e della politica spettacolo imposto dai media. Tardando a battersi per assicurare al servizio pubblico un' insostituibile funzione pedagogica.
Dovremmo dunque rinunciare a farci capire dal popolo? Naturalmente no. Ma chi ha letto la "Lettera a una professoressa" scritta da Don Milani e dai suoi ragazzi di Barbiana sa che la risposta è nella fatica di spiegare quello che deve essere spiegato. Con semplicità ma rifiutando il semplicismo della propaganda. I leaders appena eletti dal maggior partito di opposizione hanno le qualità per farlo, comincino loro a dare l'esempio. Parlando dei fatti e con i fatti. Rispettando, come dice Serra, il diritto del popolo alla cultura e alla conoscenza piuttosto che relegarlo "nel cliché, profondamente classista , di una massa immatura e bambina".