di Roberto Zaccaria
Le diffuse e aspre reazioni provocate dalle recenti nomine di due componenti dellâ??Autorità garante della concorrenza e del mercato sono del tutto giustificate. Sono una decina le autorità indipendenti nel nostro paese (dalla Banca dâ??Italia, alla Consob, dallâ??Isvap, allâ??Autorità della concorrenza, dallâ??Autorità delle comunicazioni, al Garante per la protezione dei dati personali e ad altre ancora), sono più di una cinquantina i componenti dei vari organismi, sono tutti nominati con procedure molto garantite, e mai si era arrivati ad una scelta così contestata.
Fino ad oggi si riteneva che il ruolo attribuito ai Presidenti delle Camere potesse rappresentare una salvaguardia contro colpi di mano e contro scelte discrezionali e quasi arbitrarie delle maggioranze del tempo: oggi questo principio fondamentale, questa garanzia di imparzialità è venuta clamorosamente meno.
Il vaglio dei requisiti professionali e di indipendenza fissati dalla legge è stato completamente eluso. La scelta è discutibile non in ragione dellâ??area di appartenza dei prescelti ma soprattutto in ragione della clamorosa mancanza dei requisiti soggettivi. E anche per chi sembra averne, il passaggio immediato da una allâ??altra autorità , urta contro le più elementari regole di indipendenza, applicate in tutti i paesi europei.
La carenza di questi requisiti mina alla radice la funzione dellâ??intero organismo e renderà assolutamente arduo trovare una figura di Presidente che accetti di reggere un organismo così squilibrato.
Quando la legge è carente in ordine alla tassatività dei requisiti, quando la scelta si orienta su persone di professionalità o di indipendenza fortemente discussa, sarebbe almeno auspicabile il vaglio critico di una commissione parlamentare. Non è un obbligo ma potrebbe essere una facoltà introdotta in via di prassi.