di Pina Picierno
“Strozzerei chi ha scritto La Piovra e i libri sulla mafia che vengono letti in tutto il mondo” non è un’affermazione scandalosa.
E’ un manifesto, un ritratto politico. E’ il “credo” preciso del manager dell’azienda Italia, che deve piazzare il suo prodotto, che guarda allo slogan come all’essenza del suo ruolo. L’Italietta sorridente pizza e mandolino è un prodotto che vende e che ha bisogno di un impegno molto minore per essere smerciata, rispetto all’immagine credibile di un Paese impegnato a vincere le sfide che ha davanti.
Parlare di mafie fa male, Mangano è un eroe, i magistrati perseguono un disegno politico, cercare la verità sui fatti del ’92 è uno spreco di denaro.
“Scordammoce ‘o passato”, “adda passà ‘a nuttata”… Nel mare dei luoghi comuni dell’ottimismo berlusconiano rischia di perdersi l’impegno per la verità, per la giustizia, per la memoria.
Nelle pieghe delle barzellette del Presidente rischia di morire la nostra Costituzione, il diritto degli italiani di vivere in un Paese libero e il diritto di fare inchiesta, di scriverne e di parlarne.
Un Paese nel quale scrivere libri è un fatto negativo, fare indagini è uno spreco, tutto rischia di affondare nella melma, coperta appena da un leggero strato di patina pubblicitaria.
Come la crisi si batte con l’ottimismo, la mafia si sconfigge rimuovendola dal discorso pubblico.
Un Paese ridotto a brand del marketing imprenditoriale non ha bisogno di scrittori, né di cultura. Non ha bisogno di giudici, né di giustizia. Resta solo il racconto del venditore di fumo, che incanta gli spettatori.
Se per qualcuno l’etica libera la bellezza, la cultura batte l’ignoranza, la memoria costruisce il futuro, per qualcun altro basta un sorriso e una battuta perché tutto cambi restando uguale.
Il perfetto brodo di “cultura”delle mafie l’ha servito in tavola il Presidente del Consiglio.