di Elisabetta Reguitti*
Ventiquattro ore di astensione, oggi, dalle attività produttive nella Thyssen Krupp acciai speciali di Terni dopo la morte di Diego Bianchina (31 anni) avvenuta ieri alle 12. Una decisione presa dagli stessi colleghi di lavoro dopo l’incontro avuto con la proprietà e che si è svolto ieri sera; dopo un’intera giornata di presidio dell’industria. I compagni dell’operaio hanno aspettato di sapere cosa fosse esattamente accaduto al dipendente. Dopo una prima ricostruzione dei fatti, raccontata al Fatto Quotidiano da Alessandro Rampiconi della Fiom Cgil, sembrerebbe che i vertici dello stabilimento abbiano ammesso la loro responsabilità. Che Diego stesse svolgendo un’attività "straordinaria" di prelievo di acido da uno dei contenitori che, erroneamente, conteneva ancora piccole quantità di un’altra sostanza. Una combinazione di due elementi chimici che ha provocato una terribile reazione e la conseguente esalazione che ha procurato la morte per soffocamento di Diego soccorso da altri due lavoratori finiti in ospedale. Subito dopo l’accaduto i suoi compagni hanno immediatamente deciso di iniziare un presidio: quattrocento operai dello stabilimento Thyssen Krupp acciai speciali di Terni (dove lavorano in oltre 2 mila) sono usciti dalla fabbrica e hanno occupato la strada. Un gesto per richiamare l’attenzione dell’intera opinione pubblica oltre che la volontà di esprimere la piena solidarietà per i familiari del giovane uomo. Perché è ingiusto morire lavorando: una vera ingiustizia morale e civile che il padre di un bambino di un anno non faccia più ritorno a casa. Ma è altrettanto grave che qualcuno usi e strumentalizzi l’argomento della crisi per spostare l’attenzione dal tema della salute e sicurezza sul lavoro; per abbassare la guardia e il livello d’attenzione. Intanto, però, ieri è toccato a Diego che alla Thyssen di Terni lavorava al reparto depurazione dove confluiscono tutti i liquidi di scarto della lavorazione siderurgica. Acque sporche, sostanze oleose e acidi che prima di essere smaltiti vengono trattati. Ma l’incidente di Diego è accaduto all’esterno dello stabilimento siderurgico dove si è sprigionato l’infernale mix chimico. Nessuna fiamma nessun incendio come invece è tragicamente accaduto, nel 2007, ai compagni di sventura della sede "distaccata" della Thyssen di Torino. Terni infatti è la casa madre. Oltre un secolo di attività nel settore degli acciai inossidabili. Da qui escono gli enormi rotoli di materiale utilizzato un po’ per tutto: dall’arredo urbano agli elettrodomestici. Chi conosce lo stabilimento dice che negli ultimi anni sono stati effettuati investimenti e ammodernamenti. Ma ciò non toglie che sul tema della sicurezza il livello di attenzione deve essere sempre mantenuto alto. Molto alto rincara il segretario provinciale della Fiom Cgil di Terni Attilio Romanelli. "Se ogni giorno accadono gravi incidenti e se gli operai continuano a morire significa che c’è qualcosa che non funziona". Romanelli parla della necessità di ripensare alla riorganizzazione del lavoro. "La tutela della salute andrebbe costruita giorno dopo giorno così come la cultura della sicurezza". La crisi invece ha eliminato persino il dibattito pubblico e sociale e politico dedicato e alla sicurezza e sono in molti, all’indomani di una nuova tragedia, a chiedersi quanto fosse necessario indebolire il nuovo Testo Unico sulla sicurezza - frutto del lavoro dell’allora ministro Cesare Damiano – sul versante sanzionatorio oltre a, in qualche modo, a deresponsabilizzare manager e imprenditori alla tutela della sicurezza dei propri lavoratori. Intanto il contatore delle vittime del lavoro, pubblicato da Articolo21, prosegue la corsa: 964 morti, 964254 infortuni e 24106 invalidi dall’inizio dell’anno a ieri sera con la morte di Diego.
*da Il Fatto