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Articolo 21 - Editoriali
Il 5 dicembre è una giornata particolare
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di Domenico Gallo*

L’evento del 5 dicembre interroga la politica.  Anzi prima ancora di svolgersi, il No Berlusconi Day previsto per il 5 dicembre, è già diventato un evento straordinario. L’unico che riesce a segnare una netta inversione di tendenza in un quadro politico caratterizzato dalla rassegnazione, dalla polverizzazione della opposizione politica e dall’impotenza della rappresentanza parlamentare.
Un gruppo di giovani, fuori da ogni protezione o protagonismo di partito, ha lanciato un grido d’allarme ed ha pronunziato le parole magiche che la nostra balbettante opposizione politica non è mai riuscita a pronunziare, ha detto: basta! Ed ha lanciato l’appello per una manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi,  rovesciando un tabù politico,  frutto di una occulta quanto tenace convenzione fra tutte le forze politiche. 
Questo grido, non avendo giornali, né televisioni, né megafoni di altro tipo è circolato dappertutto, attraverso i percorsi, per certi versi misteriosi, della rete ed è penetrato nel cuore di centinaia di migliaia di persone, che hanno risposto con entusiasmo. E’ stato come un sasso lanciato nello stagno, che genera una serie infinita di onde, sconvolgendo la calma piatta delle acque. Oppure come il grido di quel bimbo della fiaba di Andersen: il re è nudo, che in un attimo ha travolto il castello di menzogne che faceva da velo ai vestiti inesistenti dell’imperatore.
Il grido dei bloggers che hanno lanciato il No B Day, ha avuto un effetto simile. Dal nulla, senza appoggiarsi su partiti, sindacati ed altre organizzazioni popolari, è venuto fuori e si sta aggregando un movimento di partecipazione di massa. Un movimento che si preannunzia imponente, tanto da costringere gli organizzatori a spostare la manifestazione da Piazza del Popolo a Piazza San Giovanni, la piazza delle grandi manifestazioni di massa, come era già avvenuto per la manifestazione dei girotondi del 14 settembre 2002.
Questa volta, però, la situazione è notevolmente peggiorata ed alle spalle del movimento non c’è nessuna  esperienza organizzata. E’ un movimento che conta soltanto sulla forza dell’indignazione, sul rifiuto delle coscienze di assuefarsi a questo clima di degrado della nostra vita civile. Proprio per questo è un formidabile segno dei tempi.
In questo clima avvelenato, in questa situazione di putrefazione morale, di scandali giudiziari (opportunamente occultati dalla comunicazione pubblica di regime), di dissolutezze, di corruzioni, di persecuzioni della miseria e di discriminazione dei più deboli, di servilismo scandaloso, di fronte alla crisi delle tradizionali forme di rappresentanza, è scattata una molla. Si è innescato un meccanismo di reazione dal profondo delle coscienze. Si è risvegliata quell’”anima collettiva”, di cui parla Piero Calandrei, che in passato generò il miracolo della resistenza ed oggi può generare il miracolo di un profondo rinnovamento della politica.  E non è senza significato che questo risveglio collettivo sia guidato da una generazione di giovani, di studenti, di ricercatori, di precari,  che si affacciano per la prima volta alla vita politica e pongono con candore delle domande essenziali sulla salute democrazia al di fuori di ogni logica settaria. Per le forze politiche democratiche, a prescindere da chi ci sarà o meno in Piazza San Giovanni è un’occasione formidabile per riscoprire il ruolo e la funzione costituzionale dei partiti, che è quella di mettersi al servizio della società e non di servirsene e di riscoprire il ruolo della politica, che è quello dell’organizzazione della speranza.
 

 

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