di Ottavio Olita
Una pagina di storia della televisione italiana è quella che hanno scritto ieri sera Fabio Fazio e il suo staff di “Che tempo che fa”, insieme con i direttori di Rai3: quello fatto uscire, Paolo Ruffini, e il subentrato, Antonio Di Bella. Mentre scrivo non so quanta gente, insieme con me, ha seguito la trasmissione, né mi interessa. Quel che so è che la Rai è ancora capace di prodotti di altissima qualità e di grande significato. Ma ci pensate! Due direttori, come Claudio Abbado e Daniel Baremboim, insieme. Baremboim al pianoforte, Abbado alla guida dell’orchestra alla Scala. Poi Maurizio Pollini. Un inno alla musica come incontro tra popoli, culture, formazioni diverse. Un omaggio a chi con strumenti di cultura si impegna per diffondere la pace, la collaborazione, l’incontro. Una lezione di classicità per includere, non per escludere; il Teatro alla Scala come Ramallah perché la musica, come ha detto Baremboim, è un diretto prodotto dell’anima, e l’anima rifiuta l’odio.
La televisione può dunque ancora essere utilizzata come straordinario strumento di conoscenza ed educazione, ci ha detto ieri sera “Che tempo che fa”. E contemporaneamente può lasciare un segno nella storia della cultura, come è stato avere insieme tre musicisti dello spessore di Abbado, Baremboim e Pollini. I quali, è indispensabile farlo notare, non sono stati presentati e gestiti in trasmissione come miti viventi o inimitabili geni, ma come uomini del loro tempo in grado di incidere profondamente nel cambiamento e nel miglioramento delle relazioni tra gli uomini.
Sentire Pollini che conclude il suo intervento affermando: “L’arte raccoglie i sogni della società. Un governo che taglia i finanziamenti per l’arte, taglia i sogni della società”, incide molto più profondamente di cento manifesti, slogan, convegni perché quella frase si sa che è pronunciata da chi ha dedicato la sua vita all’impegno per la diffusione della cultura e dell’arte e quindi è vero, credibile, sincero. Ecco cos’è successo ieri sera. Abbiamo ritrovato finalmente una televisione capace di trasmettere serietà, impegno, verità; una televisione lontana mille miglia dalle urla, dai litigi, dai salamelecchi indecenti dei tanti salotti catodici. Un segnale di speranza. Speriamo che ne giungano tanti altri.