di redazione
In concomitanza con l'avvio del processo Eternit, la Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, ha promosso una grande manifetszaione nazionale per dire no alle morti sul lavoro e alle morti da inquinamento ambientale legate alle dinamiche produttive. Centinaia e centinaia di lavoratori sono attesi da tutta Italia per gridare forte la loro richiesta di sicurezza vera sui luoghi di lavoro:
Basta amianto! Basta morti sul lavoro, da lavoro, da inquinamento!
Questo è l'appello che circola in rete ormai da un po' di tempo e che si trova in forma di manifesto in alcuni contesti urbani. Poche, semplici e chiare rischieste, un grido di dolore per commemorare le tante troppe vittime che quasi ogni giorno siamo costretti a registrare, non ultimo il grave incidente avvenuto alla Thyssen di Terni, ai danni del giovane Diego morto a 31 anni, seguito a ruota nella giornata del 7 dicembre da altre due morti e un incidente grave... ma anche un appello a non dimenticare che oltre alle vittime “immediate” vi sono le vittime indirette, quelle che si ammalano a causa di una lenta e costante esposizione a materiali tossici e pericolosi per la salute e che difficilemnte vedono riconosciuto il danno subito.
La richiesta della sicurezza dovrebbe dunque passare in prima battuta attraverso la tutela degli Rls, sottoposti a pressioni di ogni genere (la vicenda De Angelis insegna) e un accelerazione nei tempi dei processi legati alle morti sul lavoro, su una corsia “preferenziale”. Ma su tutto pesa in maniera considerevole il “peggioramento” delle norme inserite all'interno del testo unico, che, a detta di molti addetti ai lavori va di fatto verso una piena o parziale deresponsabilizzazione del datore di lavoro, a pieno discapito del lavoratore che paga con la vita stessa.
Denunce supportate in questi giorni dalle dichiarazioni dello stesso procuratore Guariniello, in aula domani per il processo Eternit e impegnato nel processo Thyssen. «Inutile nascondersi che c'è una una strisciante depenalizzazione dei reati di sicurezza sul lavoro attraverso la disapplicazione della legge – ha dichiarato qualche giorno fa alla Stampa - «Si fanno pochi processi per infortuni e malattie professionali, e la maggior parte viene dichiarata prescritta dalla Cassazione. Vedo colleghi giovani interessati a queste problematiche, ma molte procure dispongono di pochi magistrati; si compiono scelte di segno diverso».