di Bruna Iacopino
L'11 dicembre Roma si prepara ad accogliere l'ennesima giornata di mobilitazione nazionale, protagonisti i lavoratori della conoscenza, i precari, gli studenti, il mondo della ricerca, la funzione pubblica, l'università. Una mobilitazione che però vedeva contrapposti, fino a oggi, due cortei: da una parte quello organizzato dalla Flc-Cgil e dall'altra il corteo organizzato dal Coordinamento dei precari della scuola. Due cortei distinti ma con la voglia di trovare un punto di correlazione che sarebbe stato rappresentato dalla presenza di una delegazione di quest'ultimo al corteo indetto dal sindacato e un successivo intervento dal palco allestito per l'occasione a Piazza del Popolo... e viceversa, in maniera tale da spiegare le motivazioni per cui si protestava separatamente ma per le medesime ragioni.
La distanza, rimarcata dal Coordinamento precari è tutta giocata sulla piattaforma scelta dal sindacato; sul sito della rete dei docenti precari si legge infatti: “ ... la posizione del sindacato di Mimmo Pantaleo viene considerata troppo attendista (“Bisognava scioperare prima” sostengono molti, anche all’interno della stessa Flc) e poco risoluta in materia di tagli (c’è chi ritiene che la Flc si sia ormai “rassegnata” ad accettare le riduzioni di organico già effettuate e stia cercando solo di ridurre i danni per il futuro). I precari che si riconoscono nel CPS (Coordinamento precari scuola) ribadiscono invece la propria netta contrarietà sia alle riduzioni di organico, sia alla riforma del secondo ciclo.”
Da qui la proposta di una piattaforma distinta e volta ad aggregare non solo i precari e i lavoratori della conoscenza, ma anche genitori e studenti che in essa si riconoscano a partire dai seguenti punti: “... rifiuto della riforma Gelmini dei cicli delle superiori, rifiuto dei patti territoriali MIUR-Regioni “che aprono la via alla regionalizzazione della scuola statale” (in proposito è previsto anche di utilizzare le esperienze personali di molti precari per un “monitoraggio dei danni prodotti dai contratti di disponibilità”) , rifiuto dei finanziamenti alla scuola privata, rifiuto della gerarchizzazione tra docenti e degli altri elementi riconducibili ai decreti Brunetta sulla contrattazione collettiva, equiparazione tra i lavoratori della scuola (docenti e Ata) di ruolo e precari.”
Una piattaforma che seppur non completamente distante da quella sindacale comunque se ne differenzia. La critica principale viene mossa alla tempistica.
Uno sciopero del genere bisognava farlo prima, adesso sembra ci si stia muovendo per salvare il salvabile e non per recuperare quello che è stato già perso: è questa, in parole povere, la critica che il coordinamento rivolge alla Flc-Cgil ed è il motivo per cui aveva deciso di sfilare autonomamente. Aveva deciso, appunto: è di oggi la notizia della revoca dell'autorizzazione da parte della Questura di Roma al corteo che, partendo da piazzale Aldo Moro, passando per piazzale della Repubblica, sarebbe dovuto arrivare fin sotto il Ministero dell'Istruzione. “Ancora una volta – si legge in un comunicato- in tempo di crisi, si vuole limitare la libertà d'espressione e il diritto al dissenso, attraverso l'imposizione di un protocollo amministrativo, valido, quindi, solo per le parti contraenti. Ancora una volta viene agito il tentativo di limitare il protagonismo dei soggetti della formazione, studenti, ricercatori, insegnanti e genitori, che rifiutano di pagare una crisi che non hanno prodotto.”
E promettono, o minacciano ( a seconda dei punti di vista): “ In un paese a democrazia bloccata crediamo invece sia fondamentale rivendicare il nostro diritto a manifestare, contro i processi di dismissione di scuola e università, contro ogni forma di precarizzazione del nostro lavoro e delle nostre vite. Per questo venerdì, in occasione dello sciopero dei lavoratori della conoscenza attraverseremo le strade della città riprendendoci la libertà d'espressione e il diritto a manifestare.”
Una decisione che sembra volta a creare tensione anziché allentarla e che arriva dopo un autunno di malcontento e di protesta da parte del mondo della scuola, dagli studenti ai lavoratori.