Articolo 21 - Editoriali
Spatuzza pagato e altre boiate.
di Nello Trocchia
I pentiti, il concorso esterno in associazione mafiosa sono due argomenti sui quali in questi giorni si parla e tanto. E’ arrivato l’input del grande capo, al secolo Silvio Berlusconi, su sollecitazione di Marcello Dell’Utri, condannato in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Per capire come funziona la litania bisogna recuperare una frase di David Mills che spiega bene perché in vista di sentenze, di processi e di nuove indagini che riguardano accoliti del Cavaliere si generano esplosivi dibattiti su questioni che sembrano ormai chiuse. Mills poco prima della condanna in secondo grado per corruzione afferma a radio 24: “'Berlusconi non c'entra assolutamente in questa cosa, e non vedo come possa essere e – precisa - visto la natura del capo d'accusa o tutt'e due siamo colpevoli o innocenti, non e' possibile che uno sia colpevole o innocente e l'altro no''. Una chiamata in correo, quasi un messaggio in codice: “ Non pagherò da solo”. E allora gli altri fedelissimi di Berlusconi( ricordate le leggine durante i processi Previti), in vista di possibili condanne, spingono perché il capo prenda posizione e così Silvio Berlusconi ha più volte ribadito: “ Mangano è un eroe”, “ I giudici sono comunisti” e il resto della propaganda. Dell’Utri è entrato nello specifico proponendo di rivedere la legge sui pentiti e il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Dalla poltrona comoda di Porta a Porta Dell’Utri ha spiegato: “ Tutto ciò che lega me alla mafia è Mangano. Poi c’è anche un certo Cinà, che oggi è morto, piccolo imprenditore che non aveva niente a che fare con la mafia, era solo una borgata in odore di mafia, ma è difficile a Palermo toccare cose che non abbiano qualche riferimento”. Parla di condannati per mafia Dell’Utri, ma sono tutti amici degli amici. Prima o poi – illumina Dell’Utri - se passi da Palermo qualcosa in odore di mafia lo sfiori, chissà cosa penseranno i familiari delle vittime di mafia, magistrati, giornalisti, politici che non hanno sfiorato niente solo digerito qualche pallottola. Ma la lectio magistralis di giornalismo arriva quando Vespa chiede ma lei in concreto che ha fatto? Il condannato in primo grado ha facoltà di replicare e di spiegare anche l’accusa, bontà del contraddittorio. E poi la perla di Dell’Utri che torna sul concorso esterno in associazione mafiosa: “ Come ha detto un grande personaggio( chi?) il concorso esterno è come il reato di lesa maestà serve per incriminare un non criminale”. L’attacco al concorso esterno e ai pentiti era partito qualche giorno prima sempre da Porta a Porta e ha avuto adesioni in molti settori del Pdl. Gianfranco Miccichè, quello dell’aeroporto Falcone e Borsellino e che oggi tratta con il pd per un appoggio esterno al governo regionale targato Lombardo, sottolinea al Riformista: “'Non penso a un complotto, ne' credo che la mafia voglia far cadere il governo. Però non mi sento di escludere che Spatuzza voglia rifarsi un'immagine, non più killer, bensì salvatore della patria. E non escludo che sia pagato, magari da magistrati, o da terzi'. Il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha precisato alcuni punti. Sulla legge sui pentiti prima una battuta: “ Io rivedrei il limite di 180 giorni( quello previsto per essere iscritto nel programma di protezione) ma il ministro degli interni ha detto che la legge non si tocca e questo ci conforta”. Sul concorso esterno in associazione mafiosa, Grasso dettaglia: “Non si può abolire questo è il problema perché fa parte del nostro sistema processuale bisognerebbe abolire il concorso di persone nel reato. Si può tentare di ‘tipicizzare’ o usare altri reati come il favoreggiamento aggravato. C’è questo spauracchio che si possa rimanere, senza nessun comportamento e nessuna contestazione di un comportamento ben definito, impigliati in un processo prima incriminati e poi condannati. Vi posso garantire che questo non è mai avvenuto. Mai”. E ancora: “ Se prendiamo i concorsi esterni che hanno portato a condanna ci sono comportamenti che danno la prova che si partecipa ai fini di un’associazione criminale mafiosa pur standone fuori. Il primo a capirlo fu Giovanni Falcone quando vedeva che queste organizzazioni criminali avevano dei collegamenti con il resto della società e anche con la politica, collegamenti che danno forza all’organizzazione(…) Per colpire chi ha relazioni con l’associazione mafiosa ma non ne fa parte si può usare questa figura di reato che la giurisprudenza che ha già fissato con paletti molto rigorosi. Lo spauracchio su questa materia lo ridurrei sostanzialmente a nulla”. E ora chi lo dice a Bruno e Marcello? Le precisazioni Grasso le ha fatte, ma non in tv, non a Porta a Porta, ma in un convegno sul nuovo libro di Francesco Forgione. Che non si sappia in giro.
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