di Pietro Nardiello
La Politica italiana è vecchia, obsoleta, artefatta. Da troppo tempo si invoca un rinnovamento che nemmeno le picconate del Pool di Mani Pulite hanno contribuito a costruire. Dalle ceneri della Prima Repubblica non è nato nulla di nuovo mentre il bipolarismo parlamentare ha causato la nascita di nuove formazioni politiche. Le vecchie cariatidi continuano a rappresentare dei punti di riferimento imprescindibili per gestire alleanze, dirottare voti e foraggiare clientele. La nuova legge elettorale, poi, con la blindatura delle candidature, avvenuta in seguito all’eliminazione delle preferenze, ha fatto il resto. Urge, si ascolta da più parti, un rinnovamento profondo e sostanziale. Chiacchiere da bottega alle quali non fanno seguito, però, dei fatti concreti. Gli uni gridano contro gli altri invocando addirittura le elezioni anticipate, ma quando l’opposizione avrebbe potuto far concludere la vita di questa maggioranza votando contro l’approvazione dello scudo fiscale, ben dodici parlamentari del centro sinistra hanno pensato di non presentarsi in aula consentendo, così, all’infausto provvedimento di essere approvato.
A destra, nonostante le rassicurazioni del Premier Silvio Berlusconi, al quale esprimiamo tutta la nostra vicinanza per l’aggressione subita, la fibrillazione è alta. Maggioranza coesa e serena? Tutt’altro. Gianfranco Fini ha da tempo deciso di percorrere una strada tutta sua che gli apra spiragli verso il centro lontano dai ricatti Leghisti, dall’ala oltranzista che fa capo a Storace e dalla voglia di accentramento dello stesso Berlusconi. Ai Leghisti, invece, che fanno della lotta militare alla mafia un proprio biglietto da visita, per dimostrare che questo cancro sia solamente qualcosa che appartiene al popolo meridionale, interessa esclusivamente diffondere il simbolo del carroccio sempre di più nelle contrade del Nord. Al centro, invece, si colloca Rutelli per ritagliarsi uno spazio che nel Partito Democratico aveva perso oramai da tempo affiancandosi all’Udc di Casini bravo equilibrista. E nel Centro Sinistra come stanno le cose? Chi, dopo, il fallimento di Veltroni potrebbe accentrare intorno a se gli interessi dei cittadini e rispondere alle esigenze dei territori catalizzando su di un consenso veramente elevato? Chi potrebbe uscire vincitore dall’urna di eventuali primarie con le qual indicare un leader che possa fare veramente opposizione e perché no pensare a governare questo Paese? Interrogativi necessari, importanti che ci fanno guardare con interesse e attenzione al libro intervista che il giornalista Sergio Nazzaro ha realizzato per i tipi di Editori Riuniti incontrando l’europarlamentare Luigi De Magistris, (“Luigi De Magistris, Giustizia e Potere”, da oggi nelle librerie), dal quale emergono non pochi spunti propositivi per chi come De Magistris vorrebbe costruire una classe dirigente dall’età anagrafica che oscilli dai 35 ai 45 anni.
Luigi De Magistris presidente del consiglio? Utopia o idea percorribile che si può fare spazio in questo vuoto ideologico e politico fatto di continue arringhe e volgari accuse?
Scorrendo le pagine del libro e le proposte crediamo che non si tratti solo di una semplice e illusoria utopia ma, sicuramente, di qualcosa di più.