di Bruno Mobrici
da L'UnitÃ
Immaginiamo per un momento che la cerimonia dâ??apertura dellâ??anno giudiziario fosse coincisa con quella dellâ??informazione. Tutti sanno che questâ??ultima non esiste, ma (lo esplicito subito) essa sarebbe molto, molto necessaria. Al punto in cui siamo, direi indispensabile. Ebbene, tutto il discorso ineludibile sui rapporti di potere pronunciato dal procuratore generale della Cassazione potrebbe essere sottoscritto dal giornalismo italiano (quello autentico) senza esitazioni e senza riserve, ovviamente per quanto di sua competenza. La più volte richiamata autonomia del magistrato, la sua indipendenza, il rispetto per la funzione, non vi fa venire in mente il caposaldo della carta dei diritti e dei doveri del giornalista? Non avete anche voi la percezione netta di una inquietante zona dâ??ombra comune sul mondo della giustizia e su quello dellâ??informazione, attinente una fiducia dei cittadini compromessa da «quei luoghi di potere che (come ha denunciato il direttore de lâ??Unità , Furio Colombo) tracciano i parametri di ciò che è o non è accettabile dire»?
Se perfino il presidente di Confindustria, Montezemolo, sostiene che «il Palazzo è lontano dai problemi reali della gente e delle imprese», è chiaro che esiste uno scandaloso equivoco nel sistema di potere italiano.
Ma di quale scandalo si tratta? Perché si tira in ballo sempre il ruolo dellâ??informazione? Per contro, il potere del vero potere che cosa vuole ancora, che già non ha?
Ã? del tutto evidente che â??quel potereâ? che vuole insegnare ai magistrati lâ??amministrazione della giustizia, ai giornalisti che cosa è giusto dire e allâ??opposizione che cosa non deve fare, è evidente che â??quel potereâ? non si intende di ciò che è, ma di ciò che appare. E lo imita, divenendo esso stesso un imitatore della politica intesa come amministrazione del potere.
Non ha neppure â??scienzaâ? delle cose che dice, perché non ha con le cose di cui parla quel rapporto che produce un'opinione prossima alla verità . Ha tuttâ??al più unâ??opinione, nel senso peggiore del termine. A tal punto che â??quel potereâ? confonde i doveri dei giornali con la comunicazione dei suoi â??messaggi supremiâ?, la dialettica con lo â??scontroâ?, la discussione con le â??dottrine non scritteâ?, il cosmo politico con il â??vantaggioâ?, la fruizione dellâ??essere maggioranza con il â??beneâ? e la presenza delle minoranze con il â??maleâ?.
La gente ha capito. Questo giornale lo aveva scritto, assieme a pochissimi altri. Nelle ultime ventiquattro ore molti altri si sono svegliati da un letargo, frutto di attese o di connivenze pericolose. Spesso di delusioni.
Ma stiamo ai fatti: larga parte della magistratura, della Confindustria, del sindacato sostiene oggi che i lineamenti del nuovo paradigma del potere non appartengono alla cultura del nostro Paese e cioè alla â??politica responsabileâ? e parla di uno â??sviluppo che non si vedeâ?.
Lâ??abbiamo detto: lâ??imitatore non si intende di ciò che è, ma di ciò che appare. Dunque chi meglio di un imitatore nei luoghi del potere per raccontare una finzione?
Attenzione, non stiamo parlando di un gioco, ma di un progetto di tutela realistico di interessi forti. Più vasti di quello che possiamo immaginare.
Dunque, lâ??imitatore è lâ??astrazione ultimativa del nuovo potere, che ha sempre la misura suprema di tutte le cose. Sa in ogni sede ciò che è male per me che scrivo e per voi che leggete questo quotidiano; ma ha la misura esattissima del suo bene.
Abuso di potere? Non solo, questo lâ??abbiamo già visto e talvolta vissuto. Parlerei piuttosto di un grave attacco allâ??equilibrio delle forze sulle quali si regge una democrazia, per bassa che essa sia. Basti pensare al serissimo ammonimento del Presidente della Repubblica a noi giornalisti, con il quale ci chiedeva di stare con la schiena ben retta. Ã? avvenuto poco tempo fa, ma non ricordo che la cosa abbia avuto un seguito. Magari qualcuno che abbia sentito il bisogno di avviare un riflessione, un dibattito, di porsi un interrogativo sul perché di un suggerimento apparentemente così ovvio, ma così pressante. Nessun sussulto.
Si spara alzo zero (le parole spesso sono più pesanti dei treppiede) contro lâ??Unità che fa il proprio mestiere e la stampa italiana non batte ciglio.
E, sia ben chiaro, la stessa cosa, la stessa indignazione vale anche a parti invertite. Voglio affermare un principio, non una militanza. Senza lâ??arbitro non câ??è partita; senza una libera informazione non câ??e democrazia. Farei la stessa battaglia per un giornale della destra o di una qualsivoglia opposizione.
Purtroppo câ??è altro: ora le interviste (anche quelle sportive) devono essere compiacenti, la critica non deve mostrare conoscenza di causa e, alla fine, meglio aprire le scorciatoie a un giornalista prigioniero della sua vanità , piuttosto che rendere conto a un ficcanaso per dovere contrattuale.
A questo punto, due sono le cose : o il potere del potere vuole â??tutto il potereâ? e allora addio libertà ; oppure i poteri che esistono per contrappeso facciano fino in fondo la loro parte, senza calcoli e senza rendite di posizione. Lâ??informazione non aspetti la politica, la politica non insegua la finanza, la finanza non costruisca â??luoghi del potere del potereâ?.
Sappiamo quasi tutto della â??pidueâ?, e conosciamo bene certi sistemi intimidatori che sopravvivono tuttora non solo per essere usati contro gli avversari, ma anche nei confronti di taluni imitatori stanchi della recita. Potremmo fare i nomi e i cognomi.
Chi sono gli imitatori? Suvvia, non avete mai visto i telegiornali, non seguite i salotti mediatici, non leggete lâ??Unità ?
Câ??è un potere che confonde lâ??informazione con la diffusione dei propri messaggi. Ciampi ha invitato a tenere la schiena dritta, ma io non ho visto sussulti nella categoria