di Bruna Iacopino
Chi di spada ferisce di spada perisce. Recita così un vecchio proverbio, vecchio ma sempre efficace.
Capita allora che in seguito alle esternazioni del ministro dell'Interno Maroni, in merito alla necessità di “regolamentare” la rete, monitorare e conseguentemente punire chi superi “certi limiti” istigando all'odio e alla violenza, proprio dalla rete arrivi la risposta più efficace.
Lo slancio iniziale sull'onda emotiva dell'aggressione ai danni del premier aveva inizialmente portato all'ipotesi di estendere le leggi speciali che puniscono la violenza negli stadi alle piazze e di recuperare i ddl D'Alia e Carlucci (relativi alla rete).
Inizialmente, prima che eplodesse la bufera di polemiche che ha letteralmente inchiodato l'esecutivo in un angolo costringendolo a fare un mezzo passo indietro. Nessun decreto d'urgenza dunque, ma «un'iniziativa anche legislativa per procedere all'oscuramento di quei siti che pubblicano messaggi di vera e propria istigazione a delinquere» dichiarava Maroni nel corso dell'audizione alla Camera giorno 15 dicembre.
Uno strumento legislativo che punisca chi non fa un “uso pacifico” (?) della rete...
Buoni propositi? A sentire i commenti degli amici di partito leghisti e stamane dello stesso presidente del Senato, sembrerebbe proprio di no.
"Vorrei ricordare che, durante gli anni piu' bui del terrorismo, c'erano forze che teorizzavano "Nè con lo Stato nè con le Br". Oggi, sembra di respirare la stessa aria soffocante di quel periodo. E' lo stesso atteggiamento di chi, oggi, ha paura di ragionare sulle responsabilita' che hanno determinato l'aggressione al Presidente del Consiglio". Dichiarava Luca Zaia a Radio anch'io sempre giorno 15.
Gli fa eco oggi il presidente del Senato che rincarando la dose arriva a sostenere che oggi la situazione è anche peggiore rispetto agli anni di piombo e Facebook sarebbe addirittura più pericoloso dei gruppi extraparlamentari degli anni '70: "Si leggono dei veri e propri inni all'istigazione alla violenza. Negli anni 70, che pure furono pericolosi, non c'erano questi momenti aggregativi, che ci sono su questi siti. Così si rischia di autoalimentare l'odio che alligna in alcune frange". (da Repubblica)
Ora volendo proprio essere pignoli, la succitata affermazione ( certo slegata dal contesto) più che condannare la violenza e l'odio in se e per se sembra piuttosto sottolineare la pericolosità dei “momenti di aggregazione”, come se questi necessariamente e comunque dovessero rappresentare la possibilità di un pericolo per la democrazia...
Ovviamente, siamo certi, non volevano essere queste le intenzioni del Presidente Schifani, ma da qui alla criminalizzazione tout court ( la storia insegna, il pacchetto sicurezza anche) poco ci passa. Se per noi è diventata valida, a norma di legge, l'equazione clandestino=delinquente per quale motivo non dovrebbe essere valida l'equazione utente rete (facebook, twitter, blog, sito...) critico=terrorista?
Un'estremizzazione priva di fondamento? Un'ipotesi remota e che lascia il tempo che trova? C'è da augurarselo, ma in certi casi la prudenza non è mai troppa.
Più secca e senza mezzi termini invece è la risposta che in questi giorni proviene dalla rete e dai social network “incriminati”: se Maroni ha intenzione di chiudere “i siti dell'odio” cominci da Radio Padania, ovvero la radio ufficiale del partito.
Circola in rete ed è facilmente reperibile su youtube un video che riprende la puntata di Radio Padania libera di lunedì 14 dicembre... Si sentono le telefonate di alcuni ascoltatori, vengono tirati in ballo i centri sociali, ( non si comprende bene in che modo coinvolti nella cosa) e dall'aggressione a Berslusconi si arriva a parlare delle aggressioni alla Lega, da qui la soluzione proposta da un ascoltatore: “Menare quelli dei centri sociali per dare l'esempio...”
Si indigna un utente della rete e si sfoga in un commento postato sul sito di Rainews24: “ Vorrei segnalare che non inneggiano alla violenza solo alcuni gruppi (isolati) di Facebook i cui promotori sono comunque persone private, non figure pubbliche, lo fa anche RADIO PADANIA. Ieri mattina su questa emittente il presentatore o chi per esso, diceva: “A QUELLI DEI CENTRI SOCIALI BIOSGNA FARE DEL MALE, BISOGNA DARGLI UNA LEZIONE, DARE L’ESEMPIO…”. Perchè il PDL non si indigna per cose simili? Perchè i media non lo dicono?...”
Qualcun altro, correttamente fa notare che: “... una cosa è un utente di un social network che aderisce con un click a un gruppo odioso, un’altra è l’organo ufficiale di un movimento politico che istiga all’odio razziale o verso categorie di cittadini, discriminandoli per la loro sessualità...” attraverso la circolazione di messaggi d'odio verso alcune categorie di persone, siano essi ragazzi dei centri sociali, gay ( “culattoni... accoltellare è troppo ma due calci nel culo si...”), zingari (definiti un'epidemia...)
Ad una di queste affermazioni si sente il conduttore commentare: “... era naturalmente un'opinione, ognuno dice la sua...”, mentre subito dopo censura la telefonata di un calabrese dicendo “ ... di certi personaggi non sappiamo che farcene...” Sarà...
Come dire: libertà di espressione si... ma solo quando e se ci fa comodo?