di Laura Garavini*
Per il sottosegretario Bertolaso i giornali e tutti coloro che lo hanno criticato avrebbero gettato fango su tutta l’organizzazione della Protezione Civile. Niente di più sbagliato. Né i giornali, né i magistrati, né l’opposizione hanno danneggiato l’immagine della Protezione Civile. I pm e i giornali non hanno fatto altro che mettere in luce i comportamenti scandalosi di certe persone. Il danno all’immagine della Protezione Civile non lo hanno procurato i pm, né i giornali, e tantomento la opposizione, ma solo ed esclusivamente quei dirigenti ed imprenditori che con nepotismi vergognosi, con regali illeciti, con risate sulla sofferenza delle vittime del terremoto hanno abusato del buon nome della Protezione Civile. Sono loro quelli che hanno preso a calci questo buon nome; sono loro che hanno sporcato il lavoro di decine di migliaia di brave donne e bravi uomini che danno l’anima per aiutare, in situazioni di emergenza e che rappresentano una parte preziosissima del nostro paese, ricevendo tutta la nostra stima, in passato, oggi ed in futuro.
E la responsabilità oggettiva – indipendentemente da presunti sbagli personali – la responsabilità oggettiva per ciò che succede in questi giorni alla rinomatissima Protezione Civile è di chi sta guidando questa organizzazione con poteri assoluti, cioè dello stesso sottosegretario Bertolaso.
I problemi con cui abbiamo a che fare in questo scandalo hanno come nocciolo un problema strutturale. Un problema che noi dell´opposizione abbiamo portato in aula già due settimane fa denunciando un sistema del tipo: “tutta emergenza – niente controllo”.
A nome del Pd 14 giorni fa ho rivolto un’interpellanza urgente al sottosegretario Bertolaso che lamentava proprio i rischi che corriamo in un sistema che ha tutti i poteri e non deve sottoporsi a nessun controllo. Avevamo denunciato il problema delle infiltrazioni mafiose negli appalti in Abruzzo gestiti dalla Protezione Civile – un altro esempio della deriva a cui può condurre un sistema senza controllo.
Di questo si parla troppo poco in questi giorni, ma il sistema Bertolaso ha portato anche a questo. Le forze dell’ordine hanno denunciato in Abruzzo diverse irregolarità nell´assegnazione di numerosi appalti da parte del vertice della Protezione Civile nella ricostruzione dell´Aquila. Grazie a queste irregolarità, diverse centinaia di migliaia di Euro sono stati assegnati in subappalto ad aziende mafiose. La dimostrazione lampante che l´emergenza è il terreno migliore su cui prolifera la speculazione, la furbizia, l´interesse della criminalità organizzata.
Sappiamo, nero su bianco, che per almeno 132 aziende, costruttrici del progetto Case, le forze dell´ordine hanno accertato il reato di `subappalto non autorizzato`. La Protezione civile, infatti, non ha adempiuto ai propri obblighi di controllo delle ditte subappaltatrici e di successiva autorizzazione dell´inizio dei lavori. E come se ciò non bastasse: La Protezione Civile ha cercato di sottrarsi ad ogni denuncia trincerandosi dietro un´ordinanza (12.11.09) retroattiva con la quale ha cercato di nascondere le sue inadempienze.
A seguito degli accertamenti fatti dalle forze dell´ordine, 6 aziende sono state segnalate all´autorità giudiziaria. Ad una di esse è già stato ritirato il certificato antimafia e le è stato revocato il subappalto. Nota bene: La metà (!) dei suoi dipendenti risultava infatti avere precedenti penali!. In un´altra azienda il titolare è risultato essere socio di personaggi riconducibili a Cosa nostra.
L´assenza dei doverosi controlli da parte della Protezione Civile ha dunque favorito, contrariamente a quanto dichiarato nei giorni scorsi da Gianni Letta, l´infiltrazione della malavita nella ricostruzione post terremoto in Abruzzo.
E´ un esempio. Ma un esempio reale, di che cosa possa significare creare un sistema che fa dell´emergenza la regola, che butta alle ortiche ogni forma di controllo e di vincolo, e impone un regime autoritario a colpi di ordinanze, su ogni cosa.
Le vicende che sono venute alla luce attraverso lo scandalo degli ultimi giorni rivela come sia stato un errore, negli ultimi anni, attribuire alla Protezione civile l´organizzazione di tutta una serie di avvenimenti che nulla più avevano a che fare con l`emergenza. Non più solo terremoti, alluvioni, slavine, disastri naturali, ma eventi di ogni tipo: dal G8 della Maddalena alle Olimpiadi invernali di Torino, dai Mondiali di Nuoto al 150° anniversario dell´Unitá d´Italia, dalla canonizzazione di Padre Pio alla beatificazione di Madre Teresa di Calcutta, dal Semestre di presidenza italiana alla Unione Europea all´Expo 2015.
Tutto all´insegna dell´emergenza, tutto nelle mani della Protezione civile, messa nelle condizioni di potere operare in deroga ai piani regolatori, alle norme di trasparenza degli appalti, alle leggi di tutela ambientale, paesaggistico, archeologico. Un potere enorme, svincolato da ogni controllo.
Ecco perché ci siamo battuti per evitare la creazione di una Protezione civile Spa. Proprio lo scandalo dei giorni scorsi ci ha fatto vedere quali danni possono venire fatti se si attribuisce troppo potere ad una struttura che non soggiace a nessun controllo e che può arrivare velocemente ad abusare del proprio potere: appalti assegnati agli amici degli amici, costi raddoppiati o enormemente gonfiati, intreccio di interessi pubblici e familiari, fragilità rispetto a infiltrazioni malavitose. In poche parole: la degenerazione più assoluta.
Secondo noi invece la protezione civile deve tornare ad occuparsi solo di emergenza. Gli interventi e gli aiuti in caso di emergenza devono essere garantiti da un servizio pubblico che non soggiace a interessi di parte. E le deroghe di cui può usufruire questo servizio pubblico nell´affrontare calamitá emergenziali devono essere verificabili/controllabili. Solo così si possono evitare derive vergognose come quelle di cui abbiamo dovuto sentire nei giorni scorsi.
*Capogruppo del PD in Commissione antimafia