di Montesquieu
Le ultime dal fronte politico istituzionale attingono dal groviglio di inchieste in corso ,che coinvolgono il consueto schieramento,composto da politici forse spregiudicati,imprenditori forse d’assalto e servitori forse d’altro che non dello stato. O,in alternativa ,coinvolgono magistrati aggressivi, usi a non rispondere mai delle proprie iniziative ,guidati da finalità extragiudiziali. Oppure, le due cose insieme. Questo è lo stato di una politica che si dipana tutta al di fuori della politica ,intesa come attività prestata al servizio della cosa pubblica ,e che sopravvive tenendo in ostaggio i cittadini,ormai spettatori di un rito che li ha estromessi, magari in loro nome. Contraddizioni che si rincorrono, in un quadro che confonde tutti sempre più.
A campione,le ultime ,che vengono inopinatamente,vista la materia, dalla fantasia più ardita,più brillante,quella del capo del governo. Perseguitato e aggredito ,parole sue e non solo sue ,da stuoli di magistrati politici, sembra aprire un varco che la dice più lunga di mille sondaggi sullo stato d’animo reale del corpo elettorale .Probabilmente, quel sessantotto per cento di gradimento,che sembrava fossilizzato, dà i primi segni del suo liquefarsi,e tocca correre ai ripari. Con una operazione ancora non definita nei dettagli, ma che assomiglia ad uno slalom in salita. Ridare corpo e credibilità alla sensazione di un ritorno della corruzione politica,a tre teste –politici, imprenditori , grand commis- ,farsene giustiziere, il tutto senza riabilitare i magistrati, unici titolati secondo costituzione ad occuparsi di corruzione concreta. Un geniale, azzardato gioco di prestigio, di cui vedremo prima o poi gli esiti: ma un gioco di prestigio obbligato, quello di denunciare,lui medesimo, il pericolo dell’insorgere di nuovi casi di corruzione, promettendo pene più gravi. Ovviamente casi singoli,tali quindi da non lambire movimenti politici e leader degli stessi, e opera di piccoli imbroglioni:episodi probabilmente “rivelati”, chissà come intuiti, se non si può riconoscere un ruolo di scoperta all’apparato giudiziario. Così, si affaccia una nuova forma di relazioni interistituzionali, per cui alla distinzione tra i poteri subentra la sostituzione ,la surroga di un potere disconosciuto ad opera di un altro Fenomeno non ignoto a chi studia la relazione tra governo e parlamento , quest’ultimo praticamente fagocitato. In sostanza ,una magistratura interinale, insediata a palazzo Chigi ,che deciderà quali sono,dove sono i casi di corruzione ,magari tra quelli preselezionati dalle procure. Ridotte ,ormai, ad organo istruttorio del nuovo potere giudiziario, che indicherà chi debba essere espulso dai partiti- da tutti i partiti,sembrerebbe -, per indegnità da corruzione. Il dito del sovrano,che grazia o punisce. Senza i costi degli avvocati, dei giudici di professione, dei tribunali. Potrebbe anche non dispiacere, ad una opinione pubblica confusa.
Tra i commenti di oggi,chi elogia,chi ironizza ,chi aspetta gli sviluppi. Per non riconoscere il giudizio dei giudici “ di ruolo”, si è costretti ad improvvisarsi giudici,prima di tutto di sé-assoluzione garantita-, poi dei giudici stessi,traditori della propria missione. Oggi,anche di tutti gli altri politici e categorie connesse, le altre due richiamate più sopra. Attenti gli altri partiti, sembra un giudice non facile da ricusare,si attrezzino,si inventino qualcosa. Del resto,l’attitudine a curiosare in casa d’altri non è nuova ,per chi ricorda la denuncia contestuale di ben due -su due-,vicepresidenti del consiglio dell’ultimo governo di centrosinistra, gravemente esposti al pubblico ludibrio per aver incontrato un personaggio della finanza e delle assicurazioni.
In effetti, ce n’è da elogiare ,da ironizzare ,da aspettare gli eventi. Ma c’è anche da interrogarsi sull’estendersi di una costituzione materiale che si discosta sempre più da quella stampata .Per due costituzioni,ci vogliono due garanti, e questo è un altro curioso segno dei tempi . Il garante della costituzione formale,rispettoso del proprio ruolo,e quello della nuova costituzione , che vede il capo del governo con l’interim dei poteri legislativo e giudiziario, e il sigillo dell’elezione popolare. Ben gestiti grazie all’ulteriore ruolo ,questo non interinale, di controllore e garante del sistema informativo e mediatico.
Altrove non si brilla, se si pensa alla candidatura di un attivo magistrato nel proprio collegio giurisdizionale,nuova versione patologica dell’inamovibilità dei giudici. Altrove,ancora, si sta a guardare ,attoniti. Attoniti da quindici anni, anche se qualche piccolo movimento fa sperare nel risveglio: un primato che la scienza farebbe bene a cominciare a mettere sotto la lente del microscopio,se i sintomi vitali non si intensificheranno .Ormai la politica non si fa nel territorio della politica,come sanno milioni di connazionali a proprie spese . Riportarla sul proprio terreno,questa è la sfida.