di Pietro Marcenaro
La tragedia del Darfur non è affatto alle nostre spalle come dimostrano anche gli ultimi dati riportati nel Rapporto Darfur 2009/2010 che abbiamo presentato oggi in Senato. L'elevato numero di vittime e di sfollati - ancora nel 2009 sono state 280mila le persone che hanno abbandonato i propri villaggi per rifugiarsi nei campi profughi - sono il segno che ci troviamo davanti ad un forte rischio di nuovi ed immensi drammi.
Non possiamo nasconderci che questa situazione è rimasta irrisolta per lungo tempo - e molto ce ne vorrà ancora per un ritorno alla normalità - anche a causa delle contraddizioni che si frappongono tra il diritto internazionale e gli interessi nazionali che, pure legittimi, di fatto limitano l'operato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La collocazione geografica della regione sudanese, il controllo del territorio e lo sfruttamento risorse presenti nel Darfur sono all'origine del conflitto tra il governo di Bashir e i gruppi ribelli sorti in difesa delle comunità locali, e che è costato finora, secondo le stime delle Nazioni Unite, un numero compreso tra le 200 e le 300 mila vittime e oltre 2 milioni e 800 mila sfollati.
L'assistenza agli sfollati nei campi profughi è importantissima ma non basta. L'attenzione va rivolta alle persone che lì sopravvivono in una cornice di sicurezza precaria che può essere invertita solo attraverso il dispiegamento completo della missione Onu-Unamid, istituita proprio allo scopo di fermare la violenza terroristica e delle bande armate arabe janjaweed che si sono macchiate di atrocità, saccheggi, stupri e rapimenti.
E' importante, soprattutto, dare ai profughi prospettive per il loro futuro, aiutarli ad uscire dai campi e reimpostare sistemi di vita, di lavoro e di socialità normali
Accorciare la distanza tra le parole e i fatti è il motivo che ci ha convinto ad occuparci di questa parte di mondo e della tragedia che lì è in atto: capire quello che utilmente il nostro paese avrebbe potuto ragionevolmente e utilmente fare per ridurre le sofferenze di quelle popolazioni. Come commissione per i diritti umani ci siamo impegnati in questo senso attraverso una serie di iniziative tra cui la mozione a sostegno della missione Onu-Unamid, la mostra "Darfur: volti e colori per non dimenticare", l'ordine del giorno (accolto dal governo) in cui abbiamo chiesto di dare seguito all'impegno assunto nella fornitura di trasporto aereo strategico alla missione Unamid". Il contingente italiano destinato in Darfur a supporto della missione Unamid, nel decreto sulle missioni internazionali, è salito a 100 unità di personale, e ciò a dimostrazione di un impegno preciso che coincide con la rinnovata volontà della comunità internazionale per risolvere definitivamente la situazione di conflitto; ottenere la piena attuazione del trattato di pace del 2005, e che ora ritrova nuovo vigore con il cessate il fuoco siglato due giorni fa a Doha tra il governo di Khartoun e il Jem (principale movimento di liberazione); impedire al terrorismo internazionale di reinsediarsi nella regione.
Continueremo a seguire con attenzione il destino dell'oltre il milione e mezzo di profughi del Darfur lì sul terreno, nei campi, e per l'apertura di spazi di democrazia verso il referendum di separazione del Sud, previsto dal trattato di pace, e contro tutte le possibili violazioni dei diritti fondamentali delle persone che aspirano ad una vita libera e dignitosa.