di Gianni Zamperini*
Mi chiamo Gianni Zamperini, sono un imprenditore, la industria di cui sono socio costruisce ponti radio e apparecchiature per le trasmissioni TV. Il primo interrogativo che mi pongo è se la situazione del tutto anomala che vive l??Italia, con una concentrazione televisiva in capo ad un quasi-monopolista privato che non ha pari nel resto d??Europa possa essere addirittura aggravata con il passaggio dall??analogico al digitale. Specie se questo quasi monopolista fa e disfa le leggi a suo piacimento. Mi pare che in sintesi estrema il ??conflitto di interessi? sia questo.
Lo stato delle cose: 1) una occupazione delle frequenze da parte non pianificata, senza alcuna assegnazione, quindi abusi e non governo; la legge ??salva Rete 4? si inquadra perfettamente in questo stato di cose, ne è quasi una conseguenza; 2) la concentrazione delle frequenze su due soli soggetti: tre reti nazionali (ovviamente, in nessun altro Paese di Europa è possibile) e gli unici ad avere la possibilità di coprire il 90% del territorio con il segnale analogico. Il passaggio al digitale può essere una occasione per liberalizzare il mercato, aprirlo a nuovi soggetti: operatori di rete, fornitori di contenuti o fornitori di servizi; una occasione storica per favorire la crescita della industria in Italia.
Cosa si dovrebbe fare con una norma urgente, un decreto legge?
Dare ai nuovi soggetti la possibilità di entrare sul mercato, di competere rispetto ai soggetti che già vivono di rendite da posizione dominante, agli incumbent. Regole urgenti che favoriscano le new entry rispetto ai quasi monopolisti - duopolisti. Impedire ulteriore concentrazione con l??acquisto di ulteriori frequenze-impianti da parte dei maggiori operatori. Principi letti nella conclusione della indagine conoscitiva della autorità garante Antitrust, li condividiamo tutti. Sono cose che noi, operatori del settore, sapevamo già da tempo.
Invece, assistiamo a finanziamenti pubblici al digitale terrestre, che sono in larga parte utilizzati da un soggetto che detiene già posizioni di quasi monopolio nell??analogico, cioè da Mediaset?
L??operazione ??carta Premium? per le partite di serie A nasce anche grazie a queste norme. Un sistema di aiuti di Stato, a vantaggio del monopolio? E?? un deja-vu, la storia si ripete. Il paradosso è che si pretenda l??esibizione del canone RAI per avere quasi regalato un decoder digitale terrestre per pagare le trasmissioni calcistiche messe in onda da Mediaset. Finanziamenti pubblici a soggetti che già detengono una posizione dominante o di quasi monopolio. Rafforzamento ulteriore di tali posizioni, ulteriori concentrazioni. Invece, ripeto, di interventi urgenti per favorire le piccole e medie imprese, e il pluralismo costituzionale, insieme.
Chiameremo queste forme di intervento, d??ora innanzi, la politica della ??carta premium?. Ci domandiamo: come mai principi di corretta concorrenza non si sono ancora tradotti in norme urgenti, o in un progetto di governo? Riprodurre nel digitale lo stesso assetto dell??analogico, è questo che si vuole? Accentuare le integrazioni ??verticali?, le concentrazioni, la debolezza storica della produzione audiovisiva indipendente?
Non saremmo qui oggi a parlare, sia chiaro, se le politiche di centro sinistra fossero state coerenti ed efficaci, rispettose delle regole di concorrenza, se non avessero cristallizzato gli assetti di mercato (leggi: il quasi monopolio di Mediaset). E insieme ai mercati la politica e la democrazia, a questo punto lo possiamo dire. Una conclusione naturale: svegliamoci! Pochi pensano e molti, supini, soggiacciono.
*imprenditore, componente del Consiglio direttivo di ??Democratici Solidali Liberali?