di Gianni Rossi
Dalla notte stellare del 25 marzo niente è più lo stesso nel sistema integrato dei media: TV, WEB, satellite, digitale terrestre, radio, piazze, un mix di luoghi virtuali e concreti, che hanno fornito la rete di trasmissione del programma anticensura organizzato dalla FNSI e condotto da Michele Santoro, “Raiperunanotte”. Un successo di ascolti, che va ben aldilà delle rilevazioni tradizionali eseguite dall’Auditel. Un caso mediatico unico in Europa ed esemplare a livello mondiale.
Cosa cambia per la TV e per la RAI, ora? Intanto, la censura non paga. Un pubblico “fidelizzato” a certi programmi segue autori e conduttori anche in altre reti, che siano quelle tradizionali o quelle di “Nuova Generazione”. Il pubblico giovanile, già poco presente negli share di ascolto RAI, preferisce “navigare” verso altri lidi tecnologici. Così la RAI invecchia il suo target, ma la stessa epidemia sta colpendo anche Mediaset. Sarà un problema che interesserà da subito anche gli inserzionisti pubblicitari. Quando in una serata come quella di giovedì scorso, il panel complessivo di ascolti delle reti tradizionali si abbassa di parecchi milioni di utenti, a favore dei nuovi media, suona un campanello di allarme!
Il mercato è maturo, seppure ancora un po’ indefinito, a recepire inserzioni pubblicitarie via WEB. Magari non con i soliti spot, insopportabili, che interrompono “le emozioni”, che chiudono temporaneamente il racconto mediatico del programma, ma come sponsor di qualità all’inizio, a metà percorso e alla fine dell’opera stessa. Questo è quanto vuole un “pubblico adulto”, che si è fatto le ossa sul WEB, scaricando file più o meno abusivamente, chattando di notte, dialogando nei social network, bloggando o discutendo nei forum dei siti più o meno politicizzati. Ed è un pubblico vasto, che abbraccia tutte le sfumature del popolo italiano, sia generazionalmente (svariando dai 18 ai 70 anni), sia come cultura (da medie superiori a laureati, ma anche ad “alfabetizzati di ritorno” grazie al WEB), sia poi per classi sociali: la rete è interclassista e supera le barriere di provenienza di “casta” economica o lavorativa. Il cosiddetto “Popolo viola” ne riassume perfettamente tutte le caratteristiche.
Calerà nel tempo, quindi, la disponibilità da parte dei grandi pubblicitari a investire nelle reti tradizionali, spostandosi, come già avviene in USA, Canada e Gran Bretagna, verso i “New media”, verso l’interconnessione tra le varie piattaforme. Pertanto, non solo la RAI dovrà correre ai ripari, ma anche Mediaset. Qui sta il vero problema di Berlusconi. La sua idiosincrasia a confrontarsi col mercato, con la libera concorrenza, lo ha sempre spinto, prima negli affari immobiliari, poi con i media e, infine, nella politica, a mettere nell’angolo i “competitors” ,utilizzando tutti i mezzi leciti ed illeciti, come dimostrano anche questi ultimi 16 anni di inchieste giudiziarie e di processi.
Partito con l’ombrello politico di Craxi e dei socialisti lombardi, ma anche mantenendo forti contatti con i democristiani meneghini, Berlusconi si è allargato dall’immobiliare alla TV, alla grande distribuzione. Con la Standa (la prima “Casa degli italiani”, ricordate?) è stato il suo primo, grande flop, tanto da rimetterci soldi, sonni e alleanze. Era incapace di reggere alla concorrenza agguerrita delle altre catene distributive nazionali ed europee ed era ancora pieno di debiti (tanto che le banche e la Consob avevano obbligato il gruppo a ripianare i debiti bancari attraverso gli introiti giornalieri della Standa). Forse, studiando con attenzione il caso Standa, si potranno scoprire i veri lati deboli e il castello di illusioni su cui si basa il “successo” politico di Berlusconi! Lo stesso sta avvenendo con i New media.
Berlusconi crede di poter “raschiare il fondo del barile” del suo consenso, ancora basandosi sull’elettorato scarsamente acculturato, fatto anche di pensionati e casalinghe, di gente senza idee politiche precise, qualunquiste, di strati della popolazione interessata a fare gli affari tipo “mordi e fuggi”, propensa all’evasione e all’elusione fiscale, che si identifica con il successo del leader “fai da te” e con i suoi molteplici programmi reality. Questo “panel” è in via di esaurimento, però, perché la stessa crisi economica e sociale ha colpito pesantemente il loro potere di acquisto e li ha fatti ricadere sulla cruda realtà: si sentono isolati dal resto delle altre categorie sociali, il loro “tiranno-sultano” non ha più ricette miracolistiche, le famiglie entrano in crisi interna, prospettive di qualsiasi genere, lecite ed illecite, per uscire dal tunnel non ne intravvedono. E poi c’è la crescita inarrestabile e liberatoria della Rete, che sta coinvolgendo larghi strati della popolazione, anche quella un tempo più sensibile ai richiami illusionistici del “mago di Arcore”.
Sulla rete di discute, ci si incontra come in una piazza o in un locale virtuali, si confrontano gli stili di vita e si confessano le difficoltà. Si cerca anche di reagire solidaristicamente. Si tenta di inventarsi espedienti per uscire dalla crisi e per “farsi vedere”, “farsi riconoscere”, magari nelle piazze reali, dove si organizzano eventi concreti. Si esce dall’isolamento locale, regionale, nazionale e, persino, internazionale. Si scambiano, quindi, informazioni e si ricevono analisi, critiche, filmati, contenuti informativi da realtà diverse e più libere di quelle italiane. Un po’ come succede negli stati davvero più oppressi da regime autocratici o dittatoriali, come Cina, Iran, Russia. Questo scambio fondamentale per la circolazione dei diritti di libertà a livello mondiale fa sì che anche un popolo molto “provinciale”, come quello italiano, abbandoni i “paraocchi mediatici” e scopra che “il re è nudo”.
Ecco, allora, consumato il “grande tradimento” nei confronti di Berlusconi, ecco spiegata l’ossessione del “tiranno-sultano” contro alcuni programmi tv, contro Santoro, Travaglio e Dandini, contro i giornalisti e la stampa ancora liberi. Berlusconi ha trovato nella Rete i suoi “competitors”, certo ancora senza collegamenti diretti e scambievoli con i settori della politica di opposizione o dell’economia e della finanza che contano; ma questi "competitors" ora esistono, escono allo socperto, organizzano eventi di piazza, e stanno mutando sia il mercato sia le regole del gioco. La politica “tradizionale” fa fatica ad appropriarsi di questi nuovi luoghi dei “messaggi”: i “nuovi media” sono troppo fluidi, incostanti ma anche straripanti, un po’ anarcoidi e , comunque, gelosi della loro indipendenza sia a livello di movimenti sia a livello di singoli.
Questa realtà moderna comunque consuma, vive realmente i drammi e la crisi della società, che si informa onnivoramente, in maniera spezzettata (dai siti dei quotidiani on-line italiani ed esteri, dalle WEB TV e Radio di tutto il mondo,ecc..), che coinvolge e si fa coinvolgere in mille attività e appuntamenti quotidiani: ebbene questo “nuovo mondo” sta alla base del successo di “RAIperunanotte” e corrode le fondamenta stessa del regime autocratico, che Berlusconi ha costruito dagli inizi degli anni Novanta.
Il cammino verso l’uscita del tunnel non sarà breve né indolore, ma il popolo libero ci si è incamminato. Questa volta, non è più solo, ha voce, volti e possibilità di farsi sentire dentro e fuori i confini d’Italia. Ed è anche una realtà "sensibile, appetibile" per il mercato nel senso più vasto del termine (consumi, pubblicità,ecc.). Per queste ragioni, fa paura al “tiranno-sultano”. Per questo, assisteremo nelle prossime settimane ai micidiali colpi di coda del regime.
Ma se il “gigante rosso” cinese non è riuscito a fermare Google, refrattario ad ogni censura, di certo non sarà Berlusconi a bloccare questa ondata liberatoria. Altro che “toghe rosse”, “giornalisti comunisti”, "intercettazioni spazzatura", “leader politici giustizialisti”! E’ dal mondo della Rete che il “mago di Arcore” deve guardarsi. E non c’è avversario più difficile da contrastare di quello che sfugge alle regole tradizionali, antiquate, perché dotato di mobilità, flessibilità, fluidità e idee sempre nuove.