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Articolo 21 - Editoriali
Sono passati più di due anni da quando il ministero di Pisanu ha chiuso gli accessi nei ''Centri di permanenza temporanea'' a tutta lâ??informazione italiana
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di Stefano Mencherini*

Gran parte del nostro giornalismo si Ã¨ da tempo allineato ai poteri vincenti o si nasconde dietro alla pratica già conosciuta in altri campi del â??non vedo non sento non parloâ? che in questo mestiere si chiama autocensura. Altri ancora â??tengono famigliaâ? o forse non si rendono bene conto di cosa stia accadendo allâ??informazione del loro Paese (magari non gli interessa granché) anche perché hanno a che fare con quel piattino di lenticchie a tempo determinato, magari tirato su a nero, che gli Ã¨ concesso indistintamente da editori più o meno blasonati.
Dalla fine del fascismo, in questo Paese, il controllo dellâ??informazione, anche attraverso la censura, non Ã¨ mai stato dâ??attualità come in questi mesi, in questi ultimi anni. Da tempo i comici, in questo Paese, cercano di fare i giornalisti perché a troppi giornalisti il mestiere non é più permesso. Ma la passione e il rispetto per il giornalismo che ci insegna oggi Giuliana Sgrena (di cui attendiamo con ansia il ritorno) così come ci hanno indicato in passato i Baldoni, i Russo, le Alpi, i Siani, gli Alfano, i Fava e tutti coloro che lavorano anche adesso nellâ??ombra alla ricerca di verità scomode, dovrebbero smuovere oltre che una generica attestazione di solidarietà e  a volte qualche lacrima, la determinazione a difendere nei fatti non solo lâ??articolo 21 della nostra Costituzione, ma anche la nostra dignità professionale e il sacrificio di quei colleghi che hanno fatto la vera storia del giornalismo italiano.

Ecco allora un punto su cui non Ã¨ possibile far finta di nulla, perché tra lâ??altro si tratta della prima censura preventiva inventata da questo governo ai danni dellâ??informazione nazionale. Sono passati più di due anni da quando il ministero di Pisanu ha chiuso gli accessi nei â??Centri di permanenza temporaneaâ? a tutta lâ??informazione italiana. E la cosa ancora più grave Ã¨ che tutto Ã¨ avvenuto mentre due giornalisti, chi scrive e il fotoreporter Massimo Sestini, stavano facendo un'inchiesta per un settimanale sul Cpt della fondazione â??Regina pacisâ?, gestito dalla curia arcivescovile di Lecce, che oggi vede sotto processo per abusi e gravissime violenze il direttore don Cesare Lodeserto, sei suoi collaboratori, undici carabinieri e due medici in servizio nel Cpt.

Su cosa siano i Cpt che spesso vengono ancora chiamati â??centri di accoglienzaâ?, ci vuole poco per documentarsi, basta cliccare su www.peacelink.org/letteravescovi  e leggere come li descrivono dieci sacerdoti che a differenza di tanti di noi si sporcano le mani ogni giorno con le disumane condizioni dei migranti che hanno la sventura di esserci internati. Allora forse la fede o la coscienza o un residuo di dignità professionale ci faranno sobbalzare sullo sgabello ponendoci molte domande, le stesse che rivolge il deputato Giulietti a Pisanu    ( www.stefanomencherini.org/it/cens/interrogazione.htm ).

Domande a cui però sfuggono da oltre due anni il ministro e i suoi colleghi di governo. E quindi? Quindi occorre non rassegnarsi, riesumare un ordine professionale che non câ??è o che non vuole esserci, rendere il sindacato più forte nella difesa dei più deboli, costringere le istituzioni di questo Paese a difendere la Costituzione e la libertà di stampa. Fino al colle più alto se occorre. Percorrendo concretamente ogni strada che può portarci ad avere risposte e a ridare, oltre che un minimo di decenza alla â??categoriaâ?,  un contributo non secondario alla democrazia che resiste in questo Paese.

*(giornalista indipendente)

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