di Bankor*
Con le rondini, la primavera inoltrata porterà anche una stangata finanziaria da lacrime e sangue. Il progetto covava nelle segrete stanze del governo già da febbraio scorso, in grandi linee discusso e approvato in incontri segreti tra Berlusconi e Tremonti. Si è preferito aspettare l’esito delle elezioni regionali, a risultati acquisiti dalla maggioranza di centro-destra che, come era nelle proprie speranze e nei sondaggi “di famiglia”, si è vista consegnare gran parte delle Regioni prima in mano al centro-sinistra. Le smentite sono d’obbligo, ma nascondono la gravità della crisi finanziaria del paese e la “disperazione” del Duo di Arcore, Berlusconi-Tremonti.
Stando, però, alle indiscrezioni trapelate da ambienti finanziari molto legati al superministro dell’Economia Tremonti, per contrastare la crisi internazionale di fiducia sul nostro bilancio pubblico (che potrebbe farci finire nel tritacarne della speculazione mondiale, come per Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda), la manovra finanziaria si baserebbe su tre linee: Riscadenzamento dei Bond del Tesoro (i vari titoli di stato), allungandone le scadenze del doppio rispetto alle attuali; Tassazione sugli immobili sfitti e di proprietà di banche e società finanziarie (esclusa una reintroduzione dell’ICI); Aumento del prelievo fiscale sulle rendite finanziarie speculative, compreso il regime di doppia tassazione per le banche, più alto per quelle “d’affari”.
Il tutto con la bonaria assicurazione di impegnarsi da subito a riformare il sistema fiscale, riducendo a tre le aliquote e passando dal prelievo sulle “persone fisiche” a quello sui consumi e le “cose”. Ma ci vorrà del tempo, forse a fine legislatura, per accattivarsi i voti dei delusi e del grosso “partito degli astensionisti”.
Va ricordato che la differenza tra i buoni del tesoro tedeschi, quelli più affidabili e appetiti dal mercato, e quelli della Spagna (il cosiddetto “spread”) si aggira attorno ai 100 punti,mentre per l’Italia oscilla tra i 60 e i 70 (Portogallo 160 e Grecia 360). Non c’è proprio da stare tranquilli, anche se per l’Italia la situazione è migliorata, dopo la decisione dell’Unione Europea di offrire un pacchetto di salvataggio alla Grecia per 30 miliardi di Euro, cui potranno aggiungersi altri 15 miliardi da parte del Fondo Monetario Internazionale.
E’ ,comunque, una stangata quella ipotizzata da Berlusconi-Tremonti, che ha trovato all’inizio qualche resistenza nello stesso Berlusconi, ma che di fronte all’incapacità del governo (segnato da fortissimi conflitti d’interessi in molti settori:media, banche, assicurazioni, telecomunicazioni, poste, immobiliare, energia) di attuare uno straccio di politica economica per contrastare il progressivo decadimento del nostro sistema produttivo e la voragine della disoccupazione, acquista il ruolo di “ultima spiaggia” per la sua deriva autoritaria.
Ed è anche l’unica via di salvezza per non “abbattere tutti i ponti” dietro di sé per questa coalizione di centro-destra, sempre più malvista a livello internazionale per la sua condotta economico-finanziaria troppo allegra, e perché “portatrice sana” del virus Berlusconi, che ormai impensierisce le maggiori Cancellerie del G8 e G20.
Per metter a punto il suo “Piano di uscita dalla crisi e di stabilità del Debito Pubblico”, Tremonti aspetterebbe un’apposita riunione del Financial Stability Board, presieduto dal Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, o di una riunione apposita durante o subito dopo il Meeting ordinario di fine Aprile del Fondo Monetario internazionale (FMI) a Washington.
L’attesa è ovviamente strumentale perché, nelle intenzioni di Berlusconi e del suo “Tesoriere”, le colpe di questa stretta fiscale dovrebbero ricadere sulle istituzioni estere, responsabili prime di fronte all’opinione pubblica di una “volontà politica” che in realtà nasce a Palazzo Chigi, frutto di consultazioni con i maggiori esperti della finanza pubblica e privata. Insomma, uno “scaricabarile politico”, per non ammettere le proprie responsabilità, per continuare a propagandare la favola mediatica di “non abbiamo messo le mani nelle tasche degli italiani, noi siamo quelli che abbiamo abbassato le tasse”; non solo, ma, come Berlusconi ha recitato di nuovo davanti alla platea plaudente della Confindustria a Parma, “la crisi è solo psicologica, noi siamo i più attrezzati a superarla”.
Finora Berlusconi impersonava il “poliziotto buono”, mentre Tremonti quello “cattivo” riguardo alla politica economica e fiscale del paese. Soprattutto, per Berlusconi è stato fondamentale il ruolo di Tremonti in due ambiti: interno, con i suoi proclami barricadieri e pseudo-rivoluzionari contro i “poteri forti”, le banche, i mercati finanziari, i petrolieri, pur di stringere a sé l’alleato “malpancista” Bossi, che ha paura di perdere l’elettorato nordico, fatto di lavoratori ma anche di piccole e medie imprese, ormai sbranate dalla crisi e dalla forte pressione fiscale; internazionale, con i suoi propositi di riforma globale dei mercati e le sue “alchimie finanziarie”, per dare qualche parvenza di autorevolezza e credibilità a Berlusconi nelle istituzioni mondiali e nell’establishment economico che conta davvero.
Ma entrambi sanno che il nostro paese non potrà reggere al ciclone delle turbolenze finanziarie speculative, né risollevarsi dalla profonda crisi economica, dal crollo produttivo e dal declino sociale, che sta attraversando anche nel 2010 un altro “annus horribilis”, un’ altra Via Crucis per il regime mediatico autocratico.
La produzione industriale nel 2009 è diminuita drasticamente rispetto al 2008 del 18,4%, dati Istat. Si tratta della diminuzione più forte dal '91, primo anno di confronto delle serie storiche. Il Pil, sempre secondo l’Istat, nel 2009 è calato a meno 5,1%, l’indice più basso dal 1971, quando si era in piena crisi sulla scia dell’ “autunno caldo”. Il rapporto Deficit/PIL è salito al 5,3% (il peggiore dal 1996, governi Dini-Prodi). Anche lo scudo fiscale, vera e propria scialuppa di salvataggio per l’enorme platea di evasori fiscali, non ha prodotto quanto sperato da Tremonti, tanto che le entrate totali si sono ridotte del 2%. L'avanzo primario (al netto degli interessi sul debito pubblico) nel 2009 è risultato pari a -0,6% contro il +2,5% dell'anno precedente col governo Prodi (si tratta del primo calo dal 1991!). Negativo anche il saldo corrente (risparmio): -2% nel 2009 contro il +0,8% del 2008. Aumenta la disoccupazione ormai verso quota 10% entro la fine dell’anno, secondo le stime di molti centri studi: addirittura per la CGIL il tasso di disoccupazione reale è già sopra l'11,5%. Oltre un milione e cinquecentomila lavoratori in cassa integrazione nel 2010. Secondo i dati calcolati dall'Osservatorio CIG della Cgil, da gennaio a marzo di quest'anno, la cassa integrazione ha raggiunto 302.217.009 ore con un aumento sul 2009 del 133,88.
Infine, i dati Istat relativi al reddito disponibile delle famiglie italiane per l’anno 2009: ne risulta che rispetto al 2008 è calato del 2,8%, facendo segnare la riduzione più significativa dagli anni ’90. In calo anche la spesa delle famiglie con -1,9%, così come la “propensione al risparmio”.E nel 2010 le previsioni sono ancora meno rosee: fine della cassa integrazione un po’ dovunque, mobilità lunga, prepensionamenti, licenziamenti, chiusure di fabbriche medie e piccole, uscita forzosa dalle scuole di alcune decine di migliaia di “precari storici”. Senza contare le decine di migliaia di giovani neolaureati che ormai da anni non si registrano in nessun elenco come “inoccupati”: un esercito di disoccupati giovani, sconosciuti alle statistiche, ma non alle famiglie che sopperiscono le carenze dello scarso Welfarestate italiano.
Ecco allora, farsi avanti il Piano, già fatto digerire a settori importanti della finanza italiana e ben visto dalle istituzioni internazionali di vigilanza. Ormai anche l’Italia, che detiene il più alto rapporto Debito pubblico/PIL dell’area Euro (nel 2010 si avvicinerà alla soglia del 120%, ovvero il doppio del parametro fissato dal Trattato di Maastricht!), si avvia ad essere preda delle “turbolenze” dei mercati, e per questo si è deciso di correre ai ripari. Ma il Piano attenderà dopo i tempi della politica elettorale anche quelli delle “reprimende” da parte delle istituzioni internazionali di controllo. Sempre che “la speculazione nemica” non faccia saltare anche i tempi e i modi studiati dal duo di Arcore Berlusconi/Tremonti, che, stando alle ultimissime indiscrezioni potrebbero anche prevedere un “prelievo forzoso” sui depositi bancari e sui titoli di stato, sulla falsariga di quanto fece il governo Amato nel 1992 di fronte alla disastrosa crisi della lira e del bilancio pubblico, eroso da Tangentopoli e dalle “finanze allegre” dei governi craxiani. Forse è utile ricordarlo ai tanti “smemorati di Collegno” sparsi nell’elettorato di destra e di sinistra:l'11 luglio del 1992 Amato emise un decreto da 30.000 miliardi di lire in cui veniva deliberato, retroattivamente al 9 luglio, il prelievo forzoso del 6 per mille dai conti correnti bancari per un "interesse di straordinario rilievo", in relazione ad "una situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica"; e nell'autunno dello stesso anno varò una manovra finanziaria "lacrime e sangue" da 93.000 miliardi di lire con tagli di spesa e aumenti delle imposte, oltre alla prima riforma delle pensioni.
A volte la memoria serve per comprendere la storia e attrezzarsi per affrontare il futuro!
*Bankor era lo pseudonimo dietro cui si celava il governatore di Bankitalia Guido Carli, estensore negli anni Settanta su L’Espresso, diretto da Eugenio Scalfari, di articoli critici sulla finanza pubblica e il sistema economico italiano.
Viene qui ripescato per tutelare l’identità di alcuni operatori finanziari