di redazione
Superblog? E che è? Ecco come lo spiega Luca Sofri, direttore e creatore del Post, nel suo editoriale di domani:"Non ha un nome, una cosa così: giornale online, si dice ancora, ma è un nome che allude a un contenitore di notizie che è stato molto ribaltato in questi anni e nasconde le dimensioni di questo cambiamento. Ci sono dei giornali online, sì: sono fatti come dei giornali, a volte bene e a volte no, e sono online. Quello che sarà il Post, invece, ha modelli solo americani: ma anche lì non sanno ancora come chiamarli. Strano, no? Si inventano parole per tutto. Invece li chiamano siti di news, o ancora blog, o superblog. Il Post è uno di questi: per metà aggregatore (altro termine equivoco), per metà editore di blog. Ha una redazione che pubblica notizie, storie, informazioni raccogliendole in rete e fuori dalla rete, e linkando e segnalando le fonti. E una famiglia di blog affidati ad autori di diverse qualità e competenze ma con cui il Post condivide un’ambizione di innovare la qualità delle cose italiane, nel suo piccolo"
I modelli di riferimento sono quindi lo Huffington Post, Daily Beast, Slate: i sistemi misti prevalenti da qualche anno nell'offerta di news online americana e che da noi non si sono ancora sviluppati. In parte "deejay dell'informazione", con le antenne su tutto quanto avviene in Italia e nel mondo e una grande capacità di orientamento in rete, e un'inclinazione giornalistica al racconto delle cose. E in parte luogo di creazione di opinioni, idee, commenti, visioni laterali e analisi su quanto avviene. Alla fine, siamo sempre ai fatti e alle opinioni, anche se la loro separazione non è più netta come pensavamo dovesse essere un tempo: i fatti insieme alle opinioni. ("Un prodotto elitario per maggioranze", lo ha anche definito il direttore in un'intervista).
Il Post ha la redazione a Milano davanti al Parco Sempione, che è composta di cinque persone, arruolate grazie a un annuncio su Wittgenstein, il blog di Luca Sofri che conta ormai nove anni di vita e diecimila visitatori unici al giorno. A quell'annuncio risposero in 350, prevalentemente tra i 20 e i 26 anni come quelli che sono diventati redattori del Post.
Tra gli autori che invece arricchiranno il Post di racconti e opinioni, e semplici "post", ci sono già Paolo Virzì, Andrea Romano, Debora Serracchiani, Flavia Perina e molti altri.
"Ambizioni, parecchie. Piedi per terra, altrettanti. Ci metteremo un po’, a fare tutte le cose che vorremmo fare (tutte tutte, a essere sinceri con se stessi, non ci riusciremo mai). Ma ne vorremmo fare molte. Introdurre di più internet nel sistema dell’informazione italiana, migliorare la qualità e l’affidabilità delle news e del giornalismo, rivedere le gerarchie delle notizie a cui siamo abituati, raccontare cose interessanti e che cambiano il mondo (bel claim già preso da Wired). Farsi venire delle idee. E farsi leggere senza il doping del sensazionalismo, dell’allarmismo e delle fesserie da tabloid"
Finanziato da una società di imprenditori che condividono un progetto di innovazione dell'informazione, il Post ha un modello di business basato sulla pubblicità ed è quindi accessibile gratuitamente a tutti: il pareggio è previsto dopo tre anni. Tra i soci c'è Banzai, il maggiore gruppo online italiano dopo le grandi aziende editoriali e telefoniche: Banzai cura tutta la parte non editoriale, dal progetto grafico alla tecnologia alla concessionaria della pubblicità.
Il Post prevede un sistema di commenti previa registrazione degli utenti ed è una testata giornalistica. Sarà online martedì mattina ("ancora con gli operai attaccati alle murate al momento del varo, per le ultime mani di vernice", dice Sofri, che aggiunge: "penultime"): all'indirizzo www.ilpost.it
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