di Alberto Spampinato*
"Il serial killer della memoria e della libera informazione" è il titolo di un acuto editoriale di Roberto Morrione, presidente della Fondazione Libera Informazione, in cui si criticano le accuse di Silvio Berlusconi a Roberto Saviano e gli autori di serie televisive sulla mafia come "La piovra" ricordando che non è la prima volta che il presidente del Consiglio lancia simili invettive prendendo di mira invece dei mafiosi e delle loro losche imprese, giornalisti,scrittori e giornalisti che ne parlano. Non ci sarebbe che da consentire o dissentire su questa o quella affermazione di Morrione, se nei giorni scorsi il suo articolo non fosse inopinatamente divenuto il bersaglio di un atto di intimidazione e di oscuramento finora senza precedenti in Italia.
Alla fine della scorsa settimana, c'è stata una effrazione notturna alla redazione di Articolo 21, a Roma, ed il furto di sette computer e con essi della chiave di accesso al sito web della stessa associazione. Poi è stato manomesso il notiziario online di Articolo 21. Con un intervento di chirurgia informatica è stato cancellato l'articolo di Morrione. Al suo posto gli hacker hanno messo l'immagine di un teschio, e un link ad un sito pornografico. Il giorno dopo lo stesso attacco, allo stesso editoriale di Morrione, è stato ripetuto sul sito della Fondazione Libera Informazione, collegato al sito di Articolo 21.
Gli episodi hanno suscitato grande allarme. Ci sono state attestazioni di solidarietà del sindacato dei giornalisti e di altri. I fatti sono stati riferiti dalle agenzie di stampa e da comunicati di Articolo 21 e di Libera diffusi in rete. Ma la notizia sull'accaduto non ha raggiunto le pagine dei giornali e il grande pubblico dei lettori dei quotidiani e dei telespettatori. Non c'è da stupirsi più di tanto. Gli episodi di oscuramento dell'informazione, le intimidazioni a giornali e giornalisti, purtroppo non fanno notizia nei giornali, e anche per questo atti così gravi suscitano così poca solidarietà. Queste notizie restano inedite. Nelle redazioni si dice che non interessano i lettori, non si tiene conto della loro importanza sociale: cioè che l'informazione deve assolvere la funzione di servizio pubblico facendo conoscere ai cittadini "anche" queste notizie; Il fatto che un giornale, che esprime opinioni senza peli sulla lingua su qualche potente - in questo caso sugli interessi del presidente del Consiglio - non può stare tranquillo neppure quando ha chiuso a chiave a doppia mandata la porta della redazione.
Se avvengono fatti così gravi, bisogna farlo sapere ai cittadini.
I nostri giornali di solito parlano di queste cose solo quando capitano in casa propria, nella propria redazione, ai propri giornalisti. E' un criterio assurdo che non rispetta i canoni del giornalismo e neppure il diritto dei cittadini a sapere cosa accade di rilevante. Io credo che i giornali devono invece trovare lo spazio per riferire queste cose, a costo di tagliare qualche riga di gossip, qualche notizie di intrattenimento, qualche finto retroscena della politica, o qualche chicca da interviste-fiume auto-celebrative che straripano. Inoltre io credo che i giornali devono reagire coralmente in casi come questo, di fronte all'oscuramento di un articolo specifico, e nel solo modo efficace: pubblicando la notizia dell'abuso e ripubblicando nelle proprie pagine, per esteso, o per sintesi, lo stesso articolo che si vuole oscurare. Solo così si possono scoraggiare i prepotenti e i violenti a ricorrere ad attacchi di questo tipo: facendo vedere che non producono l'oscuramento ma l'amplificazione e la propagazione di una notizia o di un commento critico. In questi casi, ripubblicare non significa condividere e sottoscrivere il contenuto, circostanza che può essere specificata con una premessa esplicita, per dire che ciò che condividiamo e vogliamo difendere è il diritto di ognuno di dire la sua, di esprimere opinioni e critiche nei confronti di chiunque. In questi casi ripubblicare un articolo significa mettersi al fianco del giornale e del giornalista colpito. Significa fare la scorta mediatica.
*direttore Osiigeno per l'informazione