di Gaetano Alessi
Sono diventate quattro, nel giro di poco più di una settimana, le occupazioni da parte degli studenti universitari di alcuni Atenei italiani. Dal Sud a Nord a macchia d'olio si sono registrate, prima l'occupazione della facoltà di Scienze Politiche a Bari, seguita a ruota da Matematica, poi è toccato alla facoltà di Lettere di Siena e ora sono gli studenti di Lingue di Catania ad essersi impadroniti del proprio polo didattico.
Le occupazioni, liberamente organizzate dagli studenti delle facoltà stesse, contestano misure locali come l'aumento delle tasse universitarie a Bari o il trasferimento a Ragusa della facoltà di Lingue di Catania, ma c'è una cornice comune: la critica al ddl Gelmini di riforma dell'università, che completa il processo di privatizzazione in atto da ormai un decennio con l'ingresso dei privati nei cda degli atenei, la delega per riformare il diritto allo studio al risparmio e la precarizzazione totale della ricerca.
A fianco della protesta si schiera l’associazione “LINK-Coordinamento Universitario” che esprime agli studenti e le studentesse in protesta il proprio sostegno e solidarietà. Sempre la stessa associazione sostiene le occupazioni delle facoltà e le proteste dei ricercatori che si susseguono in tutti gli atenei.
“LINK-Coordinamento Universitario” invita tutti gli universitari italiani ad attivarsi fin da subito e a partecipare alla settimana di mobilitazione unitaria di studenti, dottorandi, precari, ricercatori, docenti e personale-tecnico-amministrativo prevista dal 17 al 22 maggio.
Dal governo arriva solo un assordante silenzio, altro tassello di una legislatura che ha deciso di sacrificare la scuola pubblica e la ricerca all'altare dell'asse di ferro "Lega - Temonti".
Ma gli studenti non ci stanno e di certo la Gelmini non avrà vita facile nei prossimi mesi.