di Montesquieu
Nellâ??arco di quindici mesi, la geografia politica si rinnova: a livello regionale, tra poco piĂš di un mese; a livello nazionale, tra un anno circa. Nuovi Parlamenti e nuovi governi ad entrambi i livelli.
Contemporaneamente, le Camere dovranno integrare la Consulta con due nuovi giudici. A seguire, eleggeranno gli otto componenti dellâ??autoritĂ per le comunicazioni: il nono, quello che li dovrĂ presiedere, sarĂ scelto dallâ??italiano che ha il minor titolo e il maggior interesse personale per farlo. Sette saranno i componenti del nuovo CDA della RAI, il cui vertice sarĂ designato ancora un volta dal governo, con una procedura costituita per sembrare garantista di una possibile terzietĂ . Ma che garantisce, tuttâ??al piĂš, di una scelta condivisa e â??partecipataâ?. Eâ?? il solito equivoco: tradurre unâ??indipendenza in due posizioni di parte.
Per finire, i Presidenti delle Camere sono chiamati a scegliere il presidente dellâ??autoritĂ per la concorrenza. Il presidente di Montecitorio, partecipando ad un convegno nei giorni scorsi, ha detto che â??per chi legifera e per chi governa favorire la concorrenza implica decidere ponendosi dalla parte dellâ??utente, del consumatore: privilegiare lâ??interesse generaleâ?. Testuale. Vuoto di memoria, autocritica, o cosâ??altro?
Se si guardano nel loro insieme tutte queste scelte, si materializza lâ??intera dorsale arbitrale e di garanzia. Ne fanno parte, di diritto, i presidenti delle due Camere. Ma devono scegliere: non si può essere di parte e super partes ad un tempo. Ad ogni buon conto, è lâ??anno giusto per giudicare della loro terzietĂ .
Se questa dorsale non sarĂ nei fatti terza, il conflitto di interessi, lâ??uso a fini privati delle istituzioni, dilagheranno fino a diventare incontenibili. E tutto quanto sarĂ deciso in questo scorcio di legislatura con questa maggioranza, non sarĂ indipendente.
Qualcuno si stupirà di trovare la RAI tra i soggetti di garanzia: ma nessuno può impedire di sognare un giorno anche da noi un contrasto fortissimo, irriducibile tra servizio pubblico e capo del governo, come avvenuto nei mesi scorsi nel regno Unito.
Non ci sono segnali di fumo in questa direzione, nella nostra politica. Neanche per la Consulta: a chi insiste per trasferirvi due deputati in carica, segnaliamo un dato di fatto, ove non bastassero le ragioni di principio. I due parlamentari di cui si parla hanno preso esplicitamente posizione, in parlamento e non con il solo voto, su tutte le principali questioni che la Consulta si troverĂ sul tavolo nei prossimi mesi. Non ci si ribelli, poi, se ad ogni decisione della Corte si accompagnano accuse di faziositĂ o di politicizzazione.
Uguale il discorso per le autoritĂ indipendenti, a proposito delle quali si sente parlare di un pacchetto concordato tra i due poli. La questione riguarda soprattutto chi non ha giganteschi conflitti di interesse da difendere: sopprimendo gli spazi di indipendenza, appropriandosi la politica di tutto, la democrazia deperisce. Si aprono spazi di avventura, come sembra avvenire in Thailandia, dove il proprietario di un impero televisivo è diventato capo del governo, per la seconda volta in questi giorni. Proviamo ad immaginare se in Italia, non in Thailandia, con lâ??attuale maggioranza riconfermata al governo del paese, cadesse lâ??ultimo bastione di indipendenza, quello principale: il Quirinale. Ma chi conosce lâ??anima del Parlamento, sa che il voto segreto è lâ??arma delle peggiori nefandezze, ma anche delle giuste riparazioni: quelle che non sempre si possono fare a viso aperto.
Questo avverrĂ in parlamento, nei prossimi mesi. Ma altri spazi necessari ad un libero, equilibrato confronto elettorale potrebbero chiudersi attraverso un uso sapiente della funzione legislativa, Lo schema è sempre quello: individuato un problema proprio, o di qualche amico â?? a proposito: si comincia ad avere unâ??idea delle conseguenze, in termini di sicurezza collettiva, della cosiddetta legge salvapreviti? - ; o della propria coalizione, si fa una legge. Arrivano due â??leggi-obiettivoâ?, come le chiamano: una per attribuire ad un voto il peso di due, impedendo ad esempio ad un elettore il sacrosanto diritto, dando un solo voto su due, di volersi astenere sullâ??altro. Lâ??altra, per togliere ogni limite alla propaganda, alla pubblicitĂ politica â?? non al dibattito â?? lasciando che siano i mezzi economici e direttamente televisivi a decidere. E per consentire la partecipazione al confronto secondo i risultati delle precedenti elezioni: il partito del capo del governo non sarebbe probabilmente arrivato nemmeno in Parlamento, con una disciplina siffatta.
Ancora una volta molto dipenderà dalla terzietà nella direzione dei lavori parlamentari. Ci si è illusi, dopo un subitaneo allineamento dei vertici dei due rami del parlamento al richiamo del capo dello stato in tema di qualità e correttezza della legislazione. A distanza di qualche settimana, alla retromarcia del presidente del Senato ha fatto seguito una imbarazzante replica di un collaboratore del presidente di Montecitorio ad una riflessione, pacata e argomentata, sulle responsabilità individuali dei due presidenti in tema di legislazione. Riflessione apparsa sulle colonne di questo giornale: contumelie contro argomenti: non è un bel discutere, purtroppo.