di Redazione
Mercoledì 26 Maggio, si è svolta la prima assemblea cittadina del Movimento Lavoratori RAI. L’incontro ha avuto luogo presso i locali della FNSI (Federazione Nazionale della stampa). Vi hanno preso parte oltre 150 colleghe e colleghi delle varie sedi romane. I lavoratori RAI di Torino raccolti sotto la sigla “La RAI Siamo Noi” erano presenti in sala e in collegamento audio video. La FNSI è intervenuta all’assemblea con un saluto del segretario generale aggiunto, Giovanni Rossi. Articolo 21 ha espresso la solidarieta’ all’iniziativa di Beppe Giulietti ed era presente in sala il collega Gianni Rossi. Erano presenti e sono intervenuti anche il segretario nazionale dello SNATER, Piero Pellegrino, ed Alessio De Luca della SLC-CGIL.
Lo scopo della nostra iniziativa era innanzitutto fare il punto della situazione. Riteniamo che la presentazione del nuovo piano industriale, i cui contenuti saranno resi noti nelle prossime ore alle organizzazioni sindacali, sarà l’occasione per un nuovo scontro con i vertici aziendali. La grave crisi economica in cui versa la RAI è stata certificata il mese scorso con la decisione di non pagare il premio di risultato. Gli elementi di criticità erano già contenuti nel piano industriale del triennio 2008-2010: crescita dei costi esterni, difficoltà a presidiare le nuove piattaforme tecnologiche, mancati investimenti su impianti, studi, macchinari e archivio, calo delle entrate pubblicitarie, sottoutilizzazione delle risorse interne, calo degli ascolti, fuga di una parte del pubblico (soprattutto la popolazione più giovane e quella più scolarizzata) dai canali della tv generalista, eccetera. Nulla di nuovo. Eppure!
Davanti ad una situazione di crisi un’azienda sana, guidata da un management consapevole, sarebbe intervenuta sulle cause ed avrebbe ridefinito il proprio modello industriale. Non la RAI, che nulla o quasi ha fatto per porre in essere politiche efficaci per contrastare un declino che rischia di diventare inarrestabile. Unica certezza: di fronte ad una situazione preoccupante dei conti economici l’azienda sceglie ancora una volta di intervenire sul costo del lavoro. Sappiamo che anche questa volta la soluzione individuata sarà quella di incentivare i pre-pensionamenti e il blocco delle assunzioni. In altre parole si riduce il personale e al contempo si rilancia un uso selvaggio del lavoro precario. L’indebitamento è cresciuto e l’immagine della RAI nel Paese si è oltremodo deteriorata per causa di politiche editoriali sciagurate e gestioni economiche fallimentari.
Di più, gli spazi di libertà si sono ristretti: ogni giorno apprendiamo di nuovi attacchi a questo o quel conduttore, a questo o quel programma. La vicenda Santoro è illuminante ma non è la sola. L’autonomia editoriale della RAI è ormai inesistente o quasi e non basta la sopravvivenza (fino a quando?) di poche isole felici. Il ruolo della politica nella gestione dell’azienda è stato nefasto: petulante, arrogante ed invasiva in materia di informazione, semplicemente inesistente su tutto il resto, quando non asservita al conflitto di interessi che grava sul capo del governo. Così la RAI affonda e con essa il nostro lavoro, la nostra dignità. E’ tempo di dire basta e di dare vita a quella che Michele Serra qualche giorno fa ha auspicato: una ribellione memorabile della Rai e dei suoi lavoratori. Da una parte il mondo del lavoro e della produzione, dall’altra un potere sempre più arrogante che spreca e dilapida le risorse di un’azienda che appartiene a tutto il Paese.
Le reazioni dell’azienda alla nostra mobilitazione sono preoccupanti. In assemblea ha parlato Federica, una nostra collega cui l’azienda ha fatto pervenire una contestazione disciplinare per l’intervento da lei fatto nel corso di un’assemblea sindacale. E’ un’intimidazione inaccettabile che respingiamo. CGIL e SNATER hanno già annunciato con un comunicato che tuteleranno Federica in ogni modo possibile ed hanno chiesto alla RAI di ritirare immediatamente il provvedimento disciplinare. Da parte nostra abbiamo scritto una lettera a sua difesa e chiederemo a tutti i lavoratori di sottoscriverla. Riteniamo grave non solo il fatto in sé, ma anche il modo con cui l’azienda si sta muovendo, e ci preoccupa un management che cede alla pericolosa tentazione dei provvedimenti disciplinari e di forme più o meno latenti di spionaggio ai danni dei propri dipendenti.
Per tutte queste ragioni ci siamo ritrovati ed uniti. Ora si tratta di decidere che fare. Le prossime mobilitazioni saranno quasi certamente sul piano industriale. Chiediamo a tutti di essere uniti, consapevoli e solidali. Ricordiamoci che ci stiamo facendo carico del futuro del servizio pubblico radiotelevisivo. Il secondo problema riguarda la socializzazione della nostra esperienza, delle nostre azioni e delle nostre ragioni. Abbiamo un problema di visibilità? Certamente sì, ma lo possiamo risolvere poco per volta, crescendo in forza e portando la nostra battaglia fuori dalle mura aziendali, rivolgendoci all’intera società, ai cittadini che pagano il canone. Da ieri sappiamo di non essere soli. Abbiamo con noi non solo le sigle sindacali con cui siamo soliti confrontarci ma anche la FNSI e articolo 21, che seguono con attenzione e simpatia la nostra vicenda, e l’USIGRAI.
Il rapporto con loro non potrà che dare linfa alla nostra lotta, e noi alle loro, a cominciare da quella contro la legge-bavaglio sull’informazione. Saremo al loro fianco nelle prossime iniziative e lo saremo in maniera visibile. Le magliette arancioni dei colleghi di Torino con la scritta “LA RAI SIAMO NOI” saranno presto in piazza anche a Roma. Infine lavoriamo alla costruzione degli Stati Generali della RAI, un’assemblea nazionale che veda insieme tutte le figure professionali della nostra azienda. L’assemblea di ieri è stato un primo, importante passaggio, ed è stata un successo. Significa che possiamo andare avanti.