di Babel
Lâ??ipotesi di divisione contabile della Rai, così come viene indicata dallâ??intesa con lâ??Authorithy delle comunicazioni nasconde due insidie. La prima riguarda la coincidenza del progetto di ridisegno dellâ??azienda, ai fini appunto della distinzione dei centri di costo per fonti di finanziamento , e il processo di privatizzazione. La contemporaneità fra i due eventi, e soprattutto lâ??impostazione tutta finanziarista che lâ??attuale vertice aziendale ha dato alla privatizzazione , rischia di rendere il risultato finale ancora più precario e fragile per il futuro del servizio pubblico. Infatti, dopo una prima impostazione strategica che voleva considerare pubblico tutto cioâ?? che viene prodotto da unâ??azienda come la Rai incaricata di servizio pubblico, la delegazione della Rai, capitanata per lâ??occasione dallo stesso Direttore generale Cattaneo al quale era affiancata il capo di Rai cinema Giancarlo Leone, ha accettato di distinguere le diverse produzioni.
E siamo arrivati così allo schema detto delle tre scatole: mezzi e prodotti pubblici, mezzi e prodotti di mercato, dotazioni e servizi tecnici.Il meccanismo per come è congegnato rischia di scaricare sulla parte finanziata dal canone ogni costo infrastrutturale in modo da tenere più leggera la parte di mercato che si vedrebbe così incaricata della missione di generare saldi contabili attivi. Questa divisione renderebbe lâ??azienda solo una banca di se stessa, limitandone ogni attività di sviluppo e di investimenti. La separazione contabile non può essere lasciata allâ??attuale vertice , privo per altro di legittimità sostanziale e formale per la mancanza dello stesso presidente.Le istituzioni, a cominciare dalla commissione parlamentare di vigilanza, lâ??opposizione politica e i sindacati dovrebbero presidiare il processo gestito dalla tecno struttura Rai.
Ma câ??eâ?? un secondo punto oscuro, meglio ancora grigio. Riguarda la terza scatola, le cosiddette commodities tecniche.In quella scatola infatti lâ??Authority ha inserito tutti i servizi tecnologici, a cominciare dalla rete.ma lâ??azienda dovrebbe invece considerare come crescente il settore delle lavorazioni per conto terzi, come ad esempio la Pubblica Amministrazione e le commesse degli Enti Locali.Quello è il settore che, se adeguatamente sviluppato, potrebbe assicurare alla Rai quote di entrate rilevanti, si parla di un mercato di circa 200 milioni di euro per lâ??anno in corso.Ma soprattutto dovrebbe rinforzare la missione di servizio pubblico.Infatti la Rai nel nuovo scenario digitale dovrebbe affermare il principio, presente perfino nella Legge Gasparri, per cui il servizio pubblico è incaricato della missione di incrementare lo sviluppo tecnologico e multimediale del sistema paese, a cominciare dalla diffusione dei saperi tecnologici e delle soluzioni multimediali. In questo caso le entrare che verrebbero dalle dotazioni tecnologiche non sarebbero più contabilizzate sotto la voce proventi di mercato, ma rientrerebbero nella prima scatola, quella relativa al servizio pubblico. Peccato che nessuno in azienda ci sta pensando.
Un motivo in più per confermare il tutti a casa, subito.