di Renato Parascandalo
La cultura presenta un aspetto piacevolmente paradossale: a differenza di tutti gli altri beni, questa â??merce invisibileâ? se distribuita tra tutti, invece di inflazionarsi, aumenta di valore. Non è un caso se ai prodotti dellâ??industria culturale è stato da tempo accordato un trattamento straordinario rispetto ai princĂŹpi del libero scambio: la cosiddetta eccezione culturale.
Calata nella realtĂ di una Regione come la Campania che si distingue per la ricchezza del suo patrimonio artistico e per il prestigio delle sue iniziative culturali (secondo lâ??Economist sono le uniche a fare notizia insieme alla camorra!), lâ??eccezione culturale deve essere assunta pienamente in un programma di governo della Regione. Sul versante della valorizzazione e della tutela del patrimonio artistico, molto è stato fatto in questi anni; ma su un altro versante, quello della comunicazione della cultura vi è ancora molta strada da percorrere.
Innanzi tutto bisogna dire che comunicare la cultura non vuol dire limitarsi a promuoverne le iniziative utilizzando i mezzi di comunicazione, bensĂŹ utilizzare questi stessi mezzi per la produzione culturale. Per esempio un documentario dâ??arte sul Museo Archeologico di Napoli, se realizzato ad altissimo livello e, pertanto, in grado di competere sul mercato internazionale dellâ??audiovisivo è, al tempo stesso, un prodotto culturale e un trailer che invoglierĂ i turisti a visitare il museo. Lo stesso si può dire della â??mostra impossibileâ? del Caravaggio (200 mila visitatori). Comunicare la cultura vuol dire, quindi, assumere i mass media e, in particolare, i nuovi media digitali, come spazi liberi per insediamenti produttivi di beni immateriali. In altre parole, parafrasando Benjamin, potremmo dire che nellâ??epoca della riproducibilitĂ digitale dellâ??opera dâ??arte, la riproduzione deve essere tutelata e valorizzata quanto lâ??opera originale. Qui il termine valore deve essere inteso nella doppia accezione di bene economico e culturale.
Questâ??uso produttivo dei nuovi media intesi, quindi, non soltanto come mezzi ma anche come realtĂ a sĂŠ stante, implica la creazione di infrastrutture analoghe a quelle dei comparti industriali (elettricitĂ , strade, servizi, ecc.). Nel caso specifico per infrastruttura della comunicazione culturale si deve intendere un sistema intermediale (tv satellitare, internet, digitale terrestre, banda larga, ecc.) che, nella fase di progettazione, insediamento e orientamento dovrĂ essere sostenuto dalla Regione dâ??intesa con tutti i protagonisti, pubblici e privati, della vita culturale della Campania.
La creazione di questo sistema intermediale non dovrebbe, tuttavia, assumere un carattere autarchico (sono, purtroppo, molte le Regioni italiane che in questo campo tendono al â??fai da teâ? televisivo e on line). Al contrario, anche per evitare di cadere in un angusto provincialismo, è necessario coinvolgere in questo processo il servizio pubblico radiotelevisivo perchĂŠ metta a disposizione il suo know how e le sue risorse regionali. In trentacinque anni di vita le Regioni italiane non hanno mai contato nulla nellâ??elaborazione delle politiche editoriali e dei palinsesti delle Sedi regionali della Rai. Qualunque richiesta delle realtĂ regionali e locali è, di fatto, considerata unâ??indebita ingerenza. Questa incongruenza una volta superata, gioverĂ alle Regioni ma anche alla Rai la quale potrĂ finalmente attivare sui nuovi media quel decentramento ideativo-produttivo mai decollato sulle reti generaliste. In questo senso la Regione Campania è allâ??avanguardia avendo giĂ sperimentato con il progetto â??Unâ??idea per la Campaniaâ? il valore e lâ??utilitĂ di una politica di coproduzione con la Rai. Lo testimonia il successo che sta ottenendo in Italia e nel mondo la â??mostra impossibileâ? del Caravaggioâ? (prossime tappe Chicago, Boston, San Francisco e New York). Lo testimonia lâ??impegno profuso dalle due istituzioni per realizzare il portale dellâ??arte, della cultura e della storia della Campania. Per completare lâ??assetto di quello che abbiamo definito un sistema intermediale, bisognerebbe mettere in cantiere, sempre dâ??intesa con la Rai, anche un canale televisivo satellitare che operi come uno strumento di confronto permanente tra classi dirigenti e cittadini che favorisca la circolazione delle idee, la promozione delle attivitĂ culturali e la partecipazione dei giovani alla vita civile.
Rilancio dellâ??industria culturale della Regione, sostegno alle istituzioni che operano nel campo della conoscenza, creazione di nuovi posti di lavoro intellettuale, rafforzamento dellâ??identitĂ pubblica e, naturalmente, la valorizzazione del patrimonio artistico. Questo ed altro può garantire una politica della comunicazione culturale.