di Sara Zambotti
E' in corso presso il Parco Culturale di San Giovanni di Trieste l'Incontro nazionale Impazzire si può – incontro nazionale di associazioni e persone con l'esperienza del disagio mentale. Il convegno è organizzato dalle associazioni “Club Zyp”, Polisportiva “Fuoric’entro”, “Franco Basaglia”, “Luna e l’altra”, “L’Accademia della Follia”, “Articolo 32”, Ass. NADIRpro, in collaborazione col Dipartimento di Salute Mentale di Trieste. Nei quattro giorni del convegno prendono la parola pubblicamente la parola persone che hanno fatto esperienza del disagio mentale in uno o più dei molti ruoli in cui è possibile farlo: come operatori, come soggetti in cura, come medici e come volontari di associazioni. Negli stessi spazi dove Franco Basaglia ed i suoi colleghi abolirono le contenzioni fisiche e sperimentarono nuovi metodi di cura non coercitivi, si ritrovano centinaia di soggetti per condividere storie individuali di salute mentale per farne un discorso collettivo per non sentirsi soli, per non avere paura e raccontare come “guarire si può”. Oggi, all'interno di questa quattro giorni di incontri e condivisioni sul tema della salute mentale, verrà presentata pubblicamente oggi la “Carta di Trieste, proposta per un codice etico per i giornalisti ed operatori dell'informazione che trattano informazioni concernenti cittadini con disturbo mentale.” L'elaborazione di questa carta è il risultato del lavoro di un gruppo di giornalisti ed operatori della comunicazione avviatosi all’interno dell’incontro internazionale del febbraio scorso “Trieste 2010: Che cosa è salute mentale” in cui uno dei workshop tematici intitolato L'Insano gesto fu l'occasione per ritrovarsi tra giornalisti, familiari, esponenti di associazioni della società civile, operatori e utenti dei servizi di salute mentale per affrontare il tema cruciale di come oggi in Italia la salute mentale è raccontata dai media. Ovvero, come giornali, radio, televisioni rappresentano la salute mentale e come vorremmo invece che lo facessero, quali parole proponiamo per comunicare le molte storie di trasformazione e di guarigione che esistono. Da quell'incontro, un gruppo di lavoro composto da Beppe Giulietti di Articolo21, Massimo Cirri, conduttore radiofonico (dei programmi Caterpillar su Radio2 Rai e La Terra è Blu su Radio Fragola) e Peppe dell’Acqua, direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste, Iva Testa (giornalista Rai), Santo Della Volpe (TG3 a Articolo21), Roberto Natale (Federazione Nazionale Stampa), Lorenza Magliano (Psichiatra dell’Università di Napoli), Laura Berti (giornalista Rai), Carla Toffoletti (giornalista Rai), Manuela Cadringher (giornalista Rai) ha lavorato in questi mesi alla stesura di documento ad uso del mondo dell'informazione, una sorta di codice etico sul tema della salute mentale. Lo stesso gruppo di persone presenta oggi il risultato di questo lavoro collettivo che ha coinvolto gli spunti e le proposte di molti altri tramite il sito di Articolo21 ed il Forum telematico di Salute Mentale. Alle ore 15 presso il Teatrino di San Giovanni, verrà letta pubblicamente la prima Proposta per un codice etico per giornalisti ed operatori dell’informazione che trattano notizie concernenti cittadini con disturbo mentale e questioni legate alla salute mentale in genere. Oltre al gruppo di lavoro che l'ha redatta, interverrà Fabrizio Gifuni parlando dell’impatto comunicativo che il film “C’era una volta la città dei matti” ha prodotto nel nostro paese. E’ anche previsto un intervento telefonico di Dacia Maraini di commento e a sostegno della carta. Le persone che hanno vissuto e vivono l’esperienza interrogano i giornalisti e finalmente dicono come diversamente vorrebbero si parlasse di salute mentale.
CARTA DI TRIESTE
(bozza in lavoro del 14-06-2010)
PROPOSTA PER UN CODICE ETICO/PROTOCOLLO DEONTOLOGICO PER GIORNALISTI E OPERATORI DELL’INFORMAZIONE CHE TRATTANO NOTIZIE CONCERNENTI CITTADINI CON DISTURBO MENTALE E QUESTIONI LEGATE ALLA SALUTE MENTALE IN GENERALE
Con il presente protocollo, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, cogliendo l’appello dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a sostenere, anche con l’informazione, la lotta ai pregiudizi, allo stigma e all’esclusione sociale di cui tuttora sono vittime le persone con disturbo mentale e le loro famiglie e che ricadono sulla società compromettendone la buona salute e la qualità della vita, invitano, in base al criterio deontologico fondamentale del «rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati» contenuto nell’articolo 2 della Legge istitutiva dell’Ordine, i giornalisti italiani a:
osservare la massima attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i cittadini con disturbo mentale in particolare a:
a) usare termini appropriati, non lesivi della dignità umana, o stigmatizzanti, o pregiudizievoli, per definire sia il cittadino con disturbo mentale qualora oggetto di cronaca, sia il disturbo di cui è affetto, sia il comportamento che gli si attribuisce, onde non alimentare il già forte carico di tensione e preoccupazione che il disturbo mentale comporta, o indurre forme di identificazione, sentimenti o reazioni che potrebbero risultare destabilizzanti o dannosi per la persona, i suoi familiari e la comunità nell’insieme; [vedi Allegato 1]
b) usare termini giuridici pertinenti, non approssimativi o allusivi a luoghi comuni di sorta nel caso il cittadino con disturbo mentale si fosse reso autore di un reato di qualsivoglia entità, tenendo presente che è un cittadino come gli altri, uguale di fronte alla legge; [vedi Allegati 2 e 3]
c) non interpretare il fatto in un’ottica pietistica, decolpevolizzando il cittadino per il solo motivo che soffre di un disturbo mentale né, al contrario, attribuire le cause e/o l’eventuale efferatezza del reato al disturbo mentale;
d) considerare sempre che il cittadino con disturbo mentale è un potenziale interlocutore in grado di esprimersi e raccontarsi, tenendo presente che può non conoscere le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze e gli eventuali rischi dell’esposizione attraverso i media;
e) tutelare il cittadino con disturbo mentale che sceglie di parlare con i giornalisti, adoperandosi perché il cittadino non sia identificato con il suo problema di salute mentale;
f) garantire al cittadino con disturbo mentale il diritto di replica;
g) interpellare e consultare esperti in materia, sia gli operatori della salute mentale, i servizi, le associazioni e altri attori e soggetti coinvolti, sia gli operatori della giustizia, delle forze dell’ordine e dei servizi sociali, per poter fornire l’informazione in un contesto congruo e veritiero, il più possibile chiaro, approfondito e completo. Fornire laddove possibile dati attendibili e aggiornati che permettano un confronto tra l’andamento dei reati commessi da altre persone con, e senza disturbo mentale;
h) compiere lo sforzo di integrare, ogni qualvolta ciò sia possibile, la notizia con una precisa e dettagliata informazione sui servizi, strumenti, trattamenti, cure che possono essere di aiuto e sostegno nelle singole realtà locali; [vedi Allegato 4]
i) promuovere la diffusione di storie di guarigione e/o di esempi di esperienze positive improntate alla speranza e alla possibilità.
A PROPOSITO DI SUICIDIO E DISTURBO MENTALE
Benché in oltre il 75% dei casi il suicidio non sia connesso al disturbo mentale, è luogo comune molto frequente associare a quest’ultimo le sue cause. In questo modo non solo si fornisce un’informazione non corretta, ma si rischia di indurre comportamenti emulativi nelle persone più fragili.
All’Allegato 5, alcune raccomandazioni utili a chi riferisce di suicidi e/o tentativi di suicidio, elaborate dagli esperti dell’OMS in collaborazione con gli Osservatori locali preposti al monitoraggio dei fenomeni autolesivi.
IMPEGNI DEI SOGGETTI PROMOTORI
I soggetti promotori si impegnano inoltre di:
• prevedere negli argomenti dell’esame di stato per l’iscrizione all’Albo professionale un capitolo relativo alla salute mentale, aggiornato periodicamente alla luce delle evidenze scientifiche e delle pratiche ed esperienze messe in atto nella comunità;
• organizzare incontri di aggiornamento scambio su temi relativi alla salute mentale nell’ambito di percorsi formativi sul giornalismo, scientifico e in generale;
• promuovere l’istituzione di un osservatorio sull’informazione relativa alla salute mentale;
• istituire un premio annuale per i giornalisti che si sono distinti nel trattare notizie relative a persone con disturbo mentale o alla salute mentale in generale.
ALCUNE DOMANDE CHE IL GIORNALISTA POTREBBE FARSI
• I termini usati sono appropriati o in qualche misura non pertinenti od offensivi per il cittadino al centro dei fatti o per altre persone che vivono analoghe esperienze di disturbo mentale?
• Il titolo, l’eventuale locandina e le immagini dell’articolo sono offensive per il cittadino al centro dei fatti o per altre persone che vivono analoghe esperienze di disturbo mentale?
• È rilevante ai fini della completezza dell’informazione riportare il nome del cittadino, e altri dati che lo identificano (dove abita, che lavoro svolge etc), anche con l’uso di immagini (fotografie, illustrazioni, caricature)?
• È rilevante ai fini della completezza dell’informazione precisare che il cittadino in questione ha un disturbo mentale?
• Se nella notizia è rilevante il peso del disturbo mentale, nell’articolo sono riportate le opinioni e i commenti di un operatore esperto della salute mentale o di un’altra persona con disturbo mentale citata nell’articolo o di una associazione di persone con disturbo mentale e loro familiari?
• Ai familiari del cittadino è stata data la possibilità di fare una dichiarazione?
• È rilevante ai fini della completezza dell’informazione interpellare amici, conoscenti, vicini di casa, passanti o altri cittadini in qualche maniera, benché marginale, coinvolti nell’accaduto?
• Nell’articolo sono state riportate informazioni utili affinché altri cittadini che si trovano in analoghe situazioni sappiano a chi rivolgersi?
• Citare l’esperienza positiva di altri cittadini con disturbo mentale può contribuire a far comprendere che le storie di vita sono differenti e che non soltanto non si può generalizzare ma che ciò può essere controproducente o addirittura dannoso?
ALLEGATI
INDICE
ALLEGATO 1
I 5 PREGIUDIZI LEGATI AL PROBLEMA DEL DISTURBO MENTALE
E ALLE PERSONE E ALLE FAMIGLIE CHE LO ATTRAVERSANO
ALLEGATO 2
I DIRITTI DEI PAZIENTI
ALLEGATO 3
LEGGI E NORMATIVE
ALLEGATO 4
I SERVIZI DI SALUTE MENTALE
ALLEGATO 5
IL SUICIDIO
GLOSSARIO
LE PAROLE PER DIRLO
I cittadini con disturbo mentale hanno espresso il volere di essere chiamati anzitutto persone, persone con un problema di salute, e giammai con questo identificati (anziché «la depressa», «lo schizofrenico», «lo psicopatico», «i malati di mente», una donna con depressione/che soffre di depressione, un uomo con schizofrenia/affetto da schizofrenia, «un uomo con problemi/disturbi psicologici/psichiatrici», «persone con un disturbo mentale/con l’esperienza del disturbo mentale).
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