Articolo 21 - Editoriali
Gian Antonio Stella: " Sarebbe più serio ricostruire i codici deontologici"
di Reporter senza rete
“Cercherò di essere a Piazza Navona fisicamente ma, sicuramente, sarò li con il cuore.” Raggiunto dal coordinamento 1° Luglio Gian Antonio Stella giornalista e scrittore dà la sua adesione alla manifestazione contro il tentativo di mettere il bavaglio all’informazione. Il decreto predisposto dal governo è chiaramente una legge contro la libertà di stampa. Tanto è vero che ha sollevato in questi mesi commenti indignati anche da giornalisti che non sono ostili a Berlusconi a partire da Vittorio Feltri.
I sostenitori della legge motivano la necessità della tutela della privacy. Cosa ne pensi?
Della privacy i giornali, le televisioni di Berlusconi se ne fottono da sempre. Sicuramente non è una legge che può mettere ordine in materia. Una legge poliziesca può mettere ordine in questo settore, però chiamiamola con il suo nome.
E allora?
…Io credo sia più serio riformare gli ordini professionali e molto più serio ricostruire dei codici deontologici che valgano per i giornali, che valgano per i magistrati, perché è dai palazzi di Giustizia che escono le notizie, anche quelle che non possono essere pubblicate… perché ci sono notizie che non devono essere date dai magistrati, dai cancellieri, dagli impiegati , da chi fa le fotocopie e io questo non lo discuto. È però necessario darsi dei codici deontologici che mettano ordine: questa è la soluzione. La legge sulle intercettazioni imposta da Berlusconi , dal suo governo e dalla sua maggioranza è assolutamente indecente ed è un vero e proprio attacco alla libertà di stampa al quale bisogna rispondere in modo molto duro.
Quale sarebbe l’aspetto più deleterio in caso di approvazione di questa legge?
Che non si possa registrare un’intervista e poi usare questa intervista per dimostrare di aver scritto in modo corretto e che l’imbroglione è l’intervistato: è una cosa inaccettabile. Certo non basterebbe modificare un dettaglio come questo per rendere accettabile il resto della legge.
Per chiudere la nostra conversazione Gian Antonio Stella ricorda che “ sulla libertà di stampa ci fu chi disse delle cose simili a quelle dette da Silvio Berlusconi e cioè nessuna stampa è libera come quella italiana. Testualmente fu detto che “la stampa italiana era la più libera del mondo: il giornalista italiano è libero perché serve soltanto una causa e un regime. Può esercitare funzione di controllo, critica e propulsione”. Parole pronunciate il 10 ottobre 1927 a tutti i direttori dei 70 quotidiani italiani da Benito Mussolini
I sostenitori della legge motivano la necessità della tutela della privacy. Cosa ne pensi?
Della privacy i giornali, le televisioni di Berlusconi se ne fottono da sempre. Sicuramente non è una legge che può mettere ordine in materia. Una legge poliziesca può mettere ordine in questo settore, però chiamiamola con il suo nome.
E allora?
…Io credo sia più serio riformare gli ordini professionali e molto più serio ricostruire dei codici deontologici che valgano per i giornali, che valgano per i magistrati, perché è dai palazzi di Giustizia che escono le notizie, anche quelle che non possono essere pubblicate… perché ci sono notizie che non devono essere date dai magistrati, dai cancellieri, dagli impiegati , da chi fa le fotocopie e io questo non lo discuto. È però necessario darsi dei codici deontologici che mettano ordine: questa è la soluzione. La legge sulle intercettazioni imposta da Berlusconi , dal suo governo e dalla sua maggioranza è assolutamente indecente ed è un vero e proprio attacco alla libertà di stampa al quale bisogna rispondere in modo molto duro.
Quale sarebbe l’aspetto più deleterio in caso di approvazione di questa legge?
Che non si possa registrare un’intervista e poi usare questa intervista per dimostrare di aver scritto in modo corretto e che l’imbroglione è l’intervistato: è una cosa inaccettabile. Certo non basterebbe modificare un dettaglio come questo per rendere accettabile il resto della legge.
Per chiudere la nostra conversazione Gian Antonio Stella ricorda che “ sulla libertà di stampa ci fu chi disse delle cose simili a quelle dette da Silvio Berlusconi e cioè nessuna stampa è libera come quella italiana. Testualmente fu detto che “la stampa italiana era la più libera del mondo: il giornalista italiano è libero perché serve soltanto una causa e un regime. Può esercitare funzione di controllo, critica e propulsione”. Parole pronunciate il 10 ottobre 1927 a tutti i direttori dei 70 quotidiani italiani da Benito Mussolini
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