di redazione
Gli avvocati esprimono la loro solidarieta' ai giornalisti, in vista del 'black-out' dell'informazione proclamato per dopodomani in segno di protesta contro il ddl intercettazioni: pur "condividendo la necessita' di una revisione della disciplina che regola questa delicata materia", l'Organismo unitario dell'Avvocatura ribadisce la necessita' che "non si violi il principio costituzionale della liberta' di stampa e del diritto-dovere di informazione", tanto piu' "in un periodo di dilagante corruzione".
"La stampa libera e indipendente - rileva Maurizio de Tilla, presidente dell'Oua - puo' avere un ruolo cruciale nel mobilitare l'opinione pubblica ed alzare il costo politico della corruzione. Le regole della privacy devono, quindi, essere attenuate quando si e' in presenza di una persona che gestisce il bene pubblico. Come ha puntualmente scritto, nella sua relazione annuale, Francesco Pizzetti, presidente dell'Autorita' garante per la protezione dei dati personali, si deve evitare anche solo il sospetto che in nome della riservatezza si proteggano i corrotti, i trattamenti di favore, gli sprechi, e si impedisca il controllo democratico dei cittadini".
Riguardo alla liberta' di stampa, continua de Tilla, "il problema non e' quello della notizia che arriva ad un giornalista che e' tenuto a valutarla ma anche a pubblicarla.
Il problema principale e' che non avvengano illegittime fughe di notizie dall'ufficio giudiziario. Il contenuto delle intercettazioni va criptato e va designato un magistrato che ne sia responsabile della custodia. L'interesse a che il giudice possa accertare i fatti fa sempre prevalere la bilancia a favore della giustizia, salvo il dovere del giudice, imposto anche dal diritto alla protezione dei dati personali, di proteggere le informazioni di cui e' venuto a conoscenza per motivi di giustizia e di utilizzarle secondo le regole stabilite dal rito". Infine, de Tilla ha sottolineato che "non ha neppure giustificazione sistematica l'individuazione di sanzioni pecuniarie, a carico dei giornalisti o degli editori, non solo eccessive, ma certamente non in linea con il sistema sanzionatorio del codice. Altro e diverso problema, da risolvere positivamente, sarebbe quello dell'aspetto risarcitorio per le condotte illecite da parte dei soggetti qualificati ai quali la disciplina intenderebbe rivolgersi e cioe' magistrati, giornalisti, direttori, organi di stampa; ma tale aspetto potrebbe e dovrebbe essere inserito nell'ambito dei gia' presenti, nel nostro ordinamento, reati in tema di stampa e di segreto investigativo".