di Enzo Costa*
Un Blob d'archivio sui mondiali di calcio del 2006 mostra, fra una vittoria e l'altra degli azzurri di Lippi, una sequenza d'epoca dalla 7: c'è un giovane Capezzone nel suo format sinistrorso-libertario che, con gli stessi toni fanatico-petulanti di oggi, schifa (non guardandoli a vantaggio della telecamera) gli adiacenti Giovanardi e Gasparri, da lui tacciati di un proibizionismo così osceno da provarne essi stessi vergogna. L'indomani, nel Tg1, il semi-giovane Capezzone 2010 fustiga la sinistra rea di non apprezzare le eroiche dimissioni di Brancher. Ed è lì che hai l'illuminazione: Capezzone non è un banale trasformista. È un mondiale-patico. Cambia schieramento politico ogni quattro anni, con l'alternarsi dei campionati pallonari. Nel 2014, nell'intervallo di Italia-Brasile, chez Biscardi, esecrerà il laicismo di Mario Segni da sottosegretario del governo Formigoni.
*da l'Unità