di Gaetano Alessi
Credo che riuscire a prendere due querele per lo stesso pezzo rappresenti una specie di record. Eppure anche questo a noi è riuscito. “Per chi suona la Campanella?” scritto per Articolo21 nel maggio del 2008 ha attirato su di sé gli strali prima dell’ingegner Campanella e poi del Sindaco di Raffadali (Ag) Silvio Marcello Maria Cuffaro, fratello del ex Presidente della Regione Sicilia condannato in due gradi di giudizio per favoreggiamento esterno alla Mafia. Ma cosa dice il “pezzo?” Cosa ha di tanto “virulento”? Sinceramente poco e nulla. Riporta le dichiarazioni del pentito di mafia Francesco Campanella da Villabate (Pa) alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo sulle presunte attività illecite della famiglia del Senatore Totò Cuffaro.
Per quest’articolo stiamo subendo due procedimenti penali. Uno a Palermo dove il Pm ha chiesto l’archiviazione e il giudice ha preso tempo per decidere. Un altro ad Agrigento dove siamo stati appena interrogati in fase preliminare. Due processi per un articolo in due posti diversi per una piccola testata del profondo sud. Se non avessimo tanta rabbia addosso sarebbe una condanna a morte. Ma non lo è. Abbiamo assoluto rispetto per lo Stato e i suoi organi. Come è giusto che sia, abbiamo risposto agli investigatori, abbiamo “subito” la solita Via crucis tra caserme e questure per notifiche, generalità, ecc.. ecc.. Perché crediamo che tutti abbiamo il diritto di far valere le proprie ragioni.
Ma in questo caso noi rivendichiamo il nostro diritto di cronaca. Il diritto di far sapere in ogni parte d’Italia quello che avviene in Sicilia. Il diritto di riportare le accuse gravi e pesanti di un pentito di mafia nei confronti di una famiglia (Cuffaro) che per otto anni ha gestito il potere nell’Isola. Saranno poi i magistrati a decidere se Campanella ha più o meno diffamato o le sue parole hanno un fondo di verità. Ma compito di chi fa il cronista è raccontare quello che avviene. Noi (forse) siamo sotto attacco perché abbiamo “osato” raccontare le dichiarazioni di Campanella. Abbiamo “osato” dare cassa di risonanza nazionale ad una notizia che probabilmente si voleva che “morisse” tra gli stretti scogli di “Scilla” e “Cariddi”.
Quando siamo nati otto anni fa senza un soldo in tasca, in territorio “nemico” ma con al nostro fianco due ottime “amiche“ (qualche buona idea e la critica dell’esistente), ci siamo ripromessi che niente ci avrebbe proibito di raccontare quello che ci avveniva intorno. L’abbiamo fatto e continueremo a farlo in onore dei nostri lettori che da otto anni permettono ad un giornale gratuito di essere ogni mese nelle case dei cittadini. Continueremo a farlo in onore di tutti i nostri redattori che nel corso degli anni hanno sostenuto ogni nostra battaglia di legalità sacrificando il loro tempo e spesso molto di più sull’altare della libertà d’espressione. Continueremo a farlo per gli amici di Articolo 21 che hanno creduto nelle nostre battaglie. Continueremo a farlo nonostante la solidarietà che arriva da più parti sia solo (e spesso) solo vacuo vessillo di vanità. Continueremo a farlo in onore di tutti quei poliziotti, carabinieri, magistrati, sindacalisti, politici che hanno donato la loro vita per permetterci di continuare a sognare un futuro a testa alta. Continueremo a farlo per tutti coloro che durante la nostra storia hanno sacrificato la loro professione, i loro soldi, hanno rifiutato amicizie influenti per garantire copertura, dentro e fuori le Aule giudiziarie, ad Ad Est. Continueremo a farlo perché è giusto continuare a farlo. Perché amiamo la libertà e speriamo che un giorno sia di tutti. Comunque vada noi abbiamo solo difeso l’Articolo 21 della Costituzione. Chi vuole capire capisca che continueremo a farlo fino a quando ne avremo la forza.. costi quel che costi.
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