Articolo 21 - Editoriali
Radicali, un problema ch forse l'Unione doveva affrontare
di Montesquieu
Mentre il Parlamento, come abbiamo visto, minaccia di usare i mesi che ci separano dalle elezioni politiche per condizionarne l??esito con leggi su misura, e per attenuare la terzietà degli organi di garanzia e di controllo, le due coalizioni si preparano agli eventi sorvegliando e ridefinendo i propri confini, in vista di qualche possibile sconfinamento o annessione. E?? la logica del maggioritario, si sente dire non senza qualche ragione, che porta ad allungare le coalizioni e a non sottilizzare sull??omogeneità dei pensieri. E?? però anche la debolezza del nostro maggioritario, nel quale la fragilità delle alleanze porta i dirigenti delle stesse ad agire più sul piano quantitativo che su quello di un migliore assemblaggio.
E?? ormai certa la notizia del fallimento del tentativo di accordo tra centrosinistra e radicali di Pannella. Notizia confortante, presumibilmente e legittimamente, per molti tra gli elettori del centro sinistra, così come tra i lettori, anche istituzionali, di questo giornale. E con valide e solide ragioni: a partire dalla impudente offerta, simultanea e indifferenziata, per i due poli, sintomo di disprezzo per l??uno e per l??altro.
Solo svantaggi, quindi, ad allearsi con i radicali? Una cosa è certa: si tratta di interlocutori impegnativi, contraddittori, imprevedibili. Si tratta dei radicali, non a caso. La gestione di un accordo ?? elettorale e post elettorale ?? con loro è assai complicata. Per chi, come si usa dire, non voglia ??grane?, meglio tenerli alla larga.
Ma alcune ??grane?, il centrosinistra farebbe male a sfuggirle, a non volerle vedere. Perché, se è vero, ed è purtroppo vero, che siamo nel pieno di un??emergenza istituzionale, è anche vero che la stessa prende origine, deformandole, da politiche istituzionali sbagliate del passato. Non tanto, se non per quota, dell??Ulivo ?? che, è bene ricordarlo, ha governato cinque anni su cinquanta e non, come si vuol far credere, tutti e cinquanta -; ma dell??insieme dei governi repubblicani del dopoguerra.
Non è sufficiente, e non è lungimirante, combattere il soffocamento del pluralismo in atto avendo come obiettivo il ritorno al mezzo pluralismo di ieri: quello, ad esempio, dell??insensato arco costituzionale, quello che non aveva tempi e spazi per i referendum di Segni e per quelli di Pannella. L??estremismo dei radicali ?? che è un errore, ma non si chiamerebbero altrimenti così ??porta ad accomunare due situazioni assai diverse in un unico giudizio e in una indifferenziata ostilità. Ma aiuterebbe, essere nella stessa coalizione, a non accontentarsi di un ritorno al passato, consolatorio e rassicurante e tutto sommato facile. C??è qualcosa nel nostro panorama informativo di più pluralistico, quindi di più simile ad un servizio pubblico, di radio radicale?
Stesso discorso per gli organismi terzi, di garanzia o di controllo, ed anche per la pubblica amministrazione. Non è tanto cambiato il metodo ?? l??occupazione da parte della politica ?? quanto le conseguenze della stessa in un contesto che rende necessarie l??esistenza ma soprattutto l??efficacia di garanzie, di controlli, di imparzialità. Non dimentichiamo che trent??anni di martellamento, anche fastidioso, contro la ??partitocrazia?, aveva come obiettivo lo sconfinamento dei partiti, non i partiti stessi.
Infine, i radicali in parlamento. I radicali che, con quattro deputati e con eccezionale bravura, riuscivano a far circolare una corrente d??aria in una camera dominata da una maggioranza di oltre il 90 per cento. Chi ha memoria della loro presenza, sa che con loro sarebbe oggi più difficile, per un presidente di assemblea, contingentare con brutalità i tempi di esame di una amplissima riforma costituzionale. O forzare ulteriormente un iter legislativo, attraverso la cancellazione della sede referente, ad esempio.
Sono alcuni, parziali ?? ma non marginali ?? esempi. Ben altro spazio richiederebbe un??analisi della questione radicale e della compatibilità della stessa con l??una o l??altra coalizione. C??è n??è un altro d??esempio, che qui si può solo sfiorare: la laicità delle istituzioni. Laicità significa rifiuto delle interferenze, in arrivo o in partenza, da istituzione a istituzione, a ognuno il suo spazio. Per alcuni versi, c??è da rimpiangere, quanto a laicità, la vecchia, gloriosa democrazia cristiana.
No ai radicali, dunque. Forse l??intreccio elezioni regionali ?? referendum, ha giocato un ruolo frenante. Forse la questione si potrà riproporre per le politiche.
E?? ormai certa la notizia del fallimento del tentativo di accordo tra centrosinistra e radicali di Pannella. Notizia confortante, presumibilmente e legittimamente, per molti tra gli elettori del centro sinistra, così come tra i lettori, anche istituzionali, di questo giornale. E con valide e solide ragioni: a partire dalla impudente offerta, simultanea e indifferenziata, per i due poli, sintomo di disprezzo per l??uno e per l??altro.
Solo svantaggi, quindi, ad allearsi con i radicali? Una cosa è certa: si tratta di interlocutori impegnativi, contraddittori, imprevedibili. Si tratta dei radicali, non a caso. La gestione di un accordo ?? elettorale e post elettorale ?? con loro è assai complicata. Per chi, come si usa dire, non voglia ??grane?, meglio tenerli alla larga.
Ma alcune ??grane?, il centrosinistra farebbe male a sfuggirle, a non volerle vedere. Perché, se è vero, ed è purtroppo vero, che siamo nel pieno di un??emergenza istituzionale, è anche vero che la stessa prende origine, deformandole, da politiche istituzionali sbagliate del passato. Non tanto, se non per quota, dell??Ulivo ?? che, è bene ricordarlo, ha governato cinque anni su cinquanta e non, come si vuol far credere, tutti e cinquanta -; ma dell??insieme dei governi repubblicani del dopoguerra.
Non è sufficiente, e non è lungimirante, combattere il soffocamento del pluralismo in atto avendo come obiettivo il ritorno al mezzo pluralismo di ieri: quello, ad esempio, dell??insensato arco costituzionale, quello che non aveva tempi e spazi per i referendum di Segni e per quelli di Pannella. L??estremismo dei radicali ?? che è un errore, ma non si chiamerebbero altrimenti così ??porta ad accomunare due situazioni assai diverse in un unico giudizio e in una indifferenziata ostilità. Ma aiuterebbe, essere nella stessa coalizione, a non accontentarsi di un ritorno al passato, consolatorio e rassicurante e tutto sommato facile. C??è qualcosa nel nostro panorama informativo di più pluralistico, quindi di più simile ad un servizio pubblico, di radio radicale?
Stesso discorso per gli organismi terzi, di garanzia o di controllo, ed anche per la pubblica amministrazione. Non è tanto cambiato il metodo ?? l??occupazione da parte della politica ?? quanto le conseguenze della stessa in un contesto che rende necessarie l??esistenza ma soprattutto l??efficacia di garanzie, di controlli, di imparzialità. Non dimentichiamo che trent??anni di martellamento, anche fastidioso, contro la ??partitocrazia?, aveva come obiettivo lo sconfinamento dei partiti, non i partiti stessi.
Infine, i radicali in parlamento. I radicali che, con quattro deputati e con eccezionale bravura, riuscivano a far circolare una corrente d??aria in una camera dominata da una maggioranza di oltre il 90 per cento. Chi ha memoria della loro presenza, sa che con loro sarebbe oggi più difficile, per un presidente di assemblea, contingentare con brutalità i tempi di esame di una amplissima riforma costituzionale. O forzare ulteriormente un iter legislativo, attraverso la cancellazione della sede referente, ad esempio.
Sono alcuni, parziali ?? ma non marginali ?? esempi. Ben altro spazio richiederebbe un??analisi della questione radicale e della compatibilità della stessa con l??una o l??altra coalizione. C??è n??è un altro d??esempio, che qui si può solo sfiorare: la laicità delle istituzioni. Laicità significa rifiuto delle interferenze, in arrivo o in partenza, da istituzione a istituzione, a ognuno il suo spazio. Per alcuni versi, c??è da rimpiangere, quanto a laicità, la vecchia, gloriosa democrazia cristiana.
No ai radicali, dunque. Forse l??intreccio elezioni regionali ?? referendum, ha giocato un ruolo frenante. Forse la questione si potrà riproporre per le politiche.
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