di Giuliano Santelli
Un generale di corpo d??armata, Nicolò Pollari, capo del SISMI, pubblicamente emozionato durante tutta l??omelia, e che alla fine non riesce a trattenere le lacrime. Un sacerdote, don Maurizio Calipari, che non usa giri di parole e, frenando la sacrosanta commozione fraterna, mira dritto ai cuori e alle coscienze degli italiani. Un navigato uomo di potere, Gianni Letta, che si erge da statista e parla senza retorica né doppiezza politica.
Sono racchiusi in queste tre immagini toccanti i momenti salienti dei funerali dell??eroico dirigente dei nostri servizi segreti, Nicola Calipari, morto a 700 metri dal volo della libertà, per salvare un??altra vita, quella di Giuliana Sgrena, ucciso dal fuoco ostile di una pattuglia americana. Più che esequie di stato per un eroe laico dei nostri tempi, di un esemplare servitore dello stato, si è trattato di un ultimo, immenso, saluto di popolo ad un ??martire della libertà e della verità?, di quella verità che forse per molto tempo nessuno di noi riuscirà a conoscere, perché troppo invischiata dai segreti inconfessabili trattenuti dai ??mandarini? della diplomazia parallela, quella che uccide senza chiedere permessi e senza dare spiegazioni.
Si era mai visto un generale piangere in pubblico? Si era mai visto e sentito un capo dei servizi segreti parlare con umanità e compassione? No! Non era mai accaduto finora.
Ecco, anche in questo, i funerali di Nicola, come ormai tutti noi italiani continueremo a chiamarlo, sono stati uno schiaffo mediatico ai cerimoniali ingessati dei funerali di stato.
Abbiamo scoperto tutti direttamente ( anche noi che all??alba abbiamo reso omaggio alle esequie di questo valoroso italiano) quanto affetto si può provare per un uomo riservato, impegnato in un ??lavoro sporco?, come tradizionalmente viene descritto quello dei servizi segreti, quale senso della vita può trasmetterci la morte eroica e purtroppo assurda di un servitore dello stato, un ??civil servant?, che fino all??ultimo si sente responsabile della vita degli altri, anche di chi non proviene dal suo stesso ambito culturale ed ideale.
L??omaggio sommesso alla vedova di Pier Scolari, il compagno di Giuliana Sgrena ( che deve la sua ??seconda vita? proprio al sacrificio di Nicola), lui in ginocchio quasi a scusarsi di aver riavuto sana e libera Giuliana. E le lacrime composte, liberatorie forse, di Ivan, il fratello di Giuliana, che solcavano quel viso scolpito come un legno antico delle valli piemontesi.
E poi le parole dolci, eppure forti come macigni, del generale Pollari, il suo diretto superiore, senza nessuna remora burocratica:
??Venerdi' sera ho ricevuto l' ultima telefonata di Nicola. Le sue parole, l' enfasi delle stesse, me lo fanno ricordare in un modo diverso: lui, sempre misurato nel parlare, era gonfio di gioia e di soddisfazione. Era in macchina con la signora Giuliana Sgrena - ha ricordato - e, gonfi di gioia, mi hanno detto: 'Vittoria, è libera, è qui in macchina con noi. Ti chiamo fra poco, quando saremo in salvo'. Poi non mi ha chiamato più. Io lo chiamavo, con insistenza, con preoccupazione, dall' ufficio del sottosegretario Gianni Letta, per cercare di capire cosa stesse succedendo, come mai non avessimo notizie. Poi improvvisamente una telefonata, incredibile, breve, concitata. Il resto lo
sappiamo tutti''.
Il contenuto di quella ultima, disperata telefonata tra Nicola e il capo del SISMI, forse non lo conosceremo mai, almeno fino a quando non sarà ultimata l??inchiesta. Ma si tratta di un elemento non di poco conto, che peserà sulla veridicità di quanto realmente è accaduto. Sarà, probabilmente, l??antidoto alle ??verità di comodo? che i vertici militari e dei servizi segreti americani cercheranno di opporre alla nostra giustizia, pur di non far trapelare le responsabilità e i motivi occulti dell??agguato.
Quindi Pollari ha tratteggiato il ??modus operandi? di Nicola e ha fornito una testimonianza che andrà letta approfonditamente e interpretata con molta capacità da tutti, dai giornalisti liberi e dai magistrati inquirenti:
??Tutte le sue parole, nel momento in cui ha affrontato le scelte che la vita ed il dovere gli hanno posto dinanzi, sono state sempre rivolte alla preoccupazione e al pensiero del rischio che avrebbero corso i suoi uomini, prima ancora di lui. Abbiamo trattato problemi drammatici negli ultimi anni, perchè vorrei ricordare che questi ultimi anni non sono anni consueti per la storia del Paese. Suppongo che dal 1945 in poi, i fatti e le circostanze che sono ricorsi in questi ultimi due o tre anni non hanno precedenti. Non c' e' esperienza a cui attingere. E Nicola ha giocato il suo ruolo, spesso di fronte a prospettive non conosciute e non conoscibili. Spesso di fronte ad interlocutori che hanno intenzioni non scrutabili''.
Leggete e rileggete queste ultime parole! Dal ??45 in poi, l??Italia è stata invero attraversata da terremoti istituzionali senza precedenti: i tentati golpe del ??70 e del ?? 75, le deviazioni dei servizi segreti ( Sifar e SID), le stragi di stato, il terrorismo rosso e nero, gli apparati tentacolari del potere parallelo, della Loggia massonica deviata P2 a Gladio, lo smantellamento della nostra rete di intelligence nei paesi arabi negli ultimi decenni.
Nicola e il suo capo Pollari hanno evidentemente ricostruito questa rete,nonostante il clima di guerra, senza ??esperienza a cui attingere?,pestando forse i piedi e gli interessi anche degli alleati americani, scoprendo magari anche segreti non divulgabili, entrando in contatto con ??interlocutori che hanno intenzioni non scrutabili?. Arabi? Americani? Inglesi? O altri ancora, magari anche italiani?
Toccherà ai magistrati e alla libera stampa cercare di strappare il velo di omertà e oltrepassare il muro delle convenienze diplomatiche, della realpolitik.
A noi, per ora, consola il messaggio lanciato pacatamente dal fratello di Nicola, don Maurizio:
??C??è un solo modo per costruire una società migliore e una sola logica da adottare: non si costruisce una società diversa e un mondo diverso, se non si adotta la logica del dono di sé. Bisogna dire: ?? io sono disposto a pagare di persona??, e allora nascerà qualcosa di nuovo. Non serve prevaricare gli altri?.
Proprio per questo torneremo a gridare ancora più forte: ?? liberate la pace!?, e ritirate le truppe dall??Iraq, per farne una terra di pace, aiutando quel popolo martoriato con contingenti ONU di pace, inviando aiuti umanitari e ricostruendo la democrazia e la convivenza civile.
Chi ha ucciso Nicola ha spento per ora anche la fiaccola della libertà. Spetta a tutti noi, all??immenso popolo della pace, a quanti hanno scoperto per la prima volta cosa significa essere un leale ??servitore dello stato?, riaccenderla!