di Roberto Reale*
Qualcuno ricorda il nome di Eason Jordan? In Italia pochi ne parlano. E solo fra gli addetti ai lavori. Jordan era direttore editoriale della CNN. Un mese fa, il 12 febbraio, è stato costretto a dimettersi. La destra americana l??aveva messo sulla graticola per alcune dichiarazioni che avrebbe fatto il 27 gennaio al Forum Economico di Davos in Svizzera. In un incontro a porte chiuse avrebbe detto che le truppe Usa in Iraq avevano fatto fuoco sui giornalisti, sapendo quello che facevano. Un tema ?? come purtroppo sappiamo - di terribile attualità.
Abbiamo usato il condizionale perché Eason Jordan aveva subito smentito di aver fatto simili affermazioni. Ma non si è salvato lo stesso, vittima di una caccia alle streghe che non lascia scampo a chi finisce nel mirino dei conservatori. La sua posizione alla CNN era divenuta ??insostenibile?. Per noi italiani non c??è forse qualcosa di ??già visto? in una simile vicenda? Sicuramente sì: il problema della salvaguardia della libertà d??informazione è ormai globale. Lo attesta anche quanto scrive oggi David Schlesinger, direttore dell??agenzia Reuters, sull?? International Herald Tribune. Parla di Giuliana Sgrena e dell??uccisione di Nicola Calipari. E ricorda che tre suoi colleghi della Reuters, tutti telecineoperatori, sono morti proprio in Iraq dal 2003 ad oggi a causa del cosiddetto ??fuoco amico?. Schlesinger è molto prudente. Afferma di sapere che il campo di battaglia è in sé estremamente pericoloso e che molte tragedie non possono essere evitate. Ma chiede che si riconosca finalmente ai giornalisti lo status di soggetti ??non combattenti?. Ritiene necessarie ??indagini rapide e obiettive? sull??uccisione dei reporter e propone che tutti imparino la lezione. ?? Non voglio dovermi occupare ancora della morte di un collega per un incidente che si poteva evitare? conclude.
Lavorando a Londra, per un?? agenzia di stampa che produce testi e filmati per altri media, David Schlesinger non corre probabilmente gli stessi rischi di Jordan. La destra ( ma in genere tutti i ??poteri forti?) di questi tempi pratica la ??tolleranza zero? soprattutto verso chi lavora il televisione, il mezzo che arriva direttamente al grande pubblico. Chi scrive sui giornali dà meno fastidio. Resta un dato di fatto. La tragica sparatoria di venerdì scorso nei pressi dell??aeroporto di Baghdad ha riaperto la discussione in tutto il mondo sulla indipendenza dei media e la sicurezza in Iraq. Non a caso il New York Times oggi scrive che ?? la cosa peggiore è che casi come quelli del ferimento di Giuliana Sgrena e dell??uccisione di un uomo dell??intelligence italiano sono tutt??altro che isolati?. Una situazione che è diventata intollerabile a causa di una sistematica sottovalutazione del diritto alla vita da parte delle forze Usa. Correttamente il giornale fa notare che altri contingenti ( come quello britannico) si comportano molto diversamente. E che i soldati americani hanno il diritto a non essere uccisi, ma anche quello a non dover avvertire sulla propria coscienza il peso di morti ingiustificate. Avvenute ??per errore?.
* Coordinatore ??Rapporto Media e Democrazia? di ??Informazione Senza Frontiere?