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Articolo 21 - Editoriali
Le ultime fermate
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di Montesquieu

Se non è il capolinea ,dovrebbe essere una delle ultime fermate di quella che per una metà degli italiani è stata una cavalcata contromano tra le istituzioni ,la coesione nazionale e l’interesse pubblico . Un momento ,quindi ,atteso da quindici e più anni , da quanti pensano che prima della propria tendenza politica ,prima addirittura dei problemi sociali ed economici,venga quell’insieme di beni comuni immateriali  che fanno di una comunità  uno Stato. Appunto ,la saldezza delle istituzioni ,l’interesse generale ,la coesione nazionale. Se succedesse così, c’è da augurarsi che a nessuno venga in mente di festeggiare ,dalle parti del variamente chiamato centrosinistra .Meriti,zero. Ruolo massimo nell’eventuale soluzione di una crisi ,trovare qualcuno che utilizzi quello che è ancora un buon pacchetto di voti ,prima che si assottigli troppo. L’amarezza dell’autocritica sarebbe il miglior segnale di  onestà vitalità e di buone intenzioni.
Ammesso che succeda ,quello che si stenta a nominare, non sarà per nessuno di quei mille motivi per cui ,ogni giorno ,si sente dire che in ogni altro paese democratico il governo del tempo sarebbe andato a casa. Neanche un po’. Sarà ,bene che vada , per il più spettacolare suicidio politico della storia, grandioso come il suo protagonista. Ecco, forse un merito all’opposizione si potrebbe trovare ,se ce ne  fosse stata consapevolezza: nell’autooccultamento di sé ,così da far sentire il già egocentrico e spericolato capo del governo addirittura onnipotente ,resistente a tutto , infrangibile .In tutto questo sfascio ,il  centrosinistra  ,o meglio, i centrosinistra , nella quasi totalità, sono stati solo degli spettatori, quasi mai dei cogestori di una proprietà comune ,non dei partiti ma degli elettori.
Ci voleva ,prima ,un cavallo di troia , un cavallo di troia che  però si trovava già all’interno dell’accampamento ,e che si è scoperto,sia pur con colossale ritardo, più insofferente di chi insofferente lo doveva essere per contratto ,e a tempo pieno. E, poi , ci voleva la sventatezza del leader ,e il servilismo della  corte.

Gira e rigira , e a rischio di apparire banali, tutto quanto di anomalo è successo negli ultimi quindici anni ,si può addebitare all’irrisolto ,addirittura spesso invidiato ,talora emulato conflitto di interessi. Con l’alibi della difficoltà di un ritardo legislativo che avrebbe costretto  ad una sorta di megalegge ad  personam per risolvere il problema.  Alibi un po’ fragile e inconsistente ,a fronte dell’inaudita compressione dell’interesse generale che si veniva profilando. Ancor più fragile ,a ben vedere ,perché a ridurre l’alibi del ritardo regolatorio c’era la saggezza di una vecchia , sempre vigente  norma che sanciva l’ineleggibilità dei soggetti titolari di concessioni ,quale fosse il settore della concessione. Norma che non si è voluta applicare,  non si sa se per cavalleria decoubertiniana, o  per insana ,come si è potuto vedere ,presunzione di sé.
Così, quello che all’inizio pareva un potenziale ingombro ,si è via via trasformato in un meccanismo autoriproduttivo .Come un vulcano ,che se ne sta inerte magari per secoli, e un bel giorno si risveglia,la convinzione ,giustificata ,che ovunque ci fossero due interessi in conflitto ,prevalesse quello di uno contro quello dei tanti ha portato ad una concezione dello Stato e dell’apparato pubblico come ad un immenso bacino di collaborazione , sempre schierato. Così per l’ amministrazione , per la quale non aveva senso parlare di separazione ,distinzione di responsabilità .Povero Bassanini ,con tutta quella fatica! E quanto distratto il ministro della pubblica funzione ,così sicuro che cambiare la burocrazia fosse una banalità ,così da non accorgersi di nulla.. Diamo tre esempi, tra i meno  utilizzati,senza infierire sull’intreccio tra questura milanese e presidenza del consiglio. L’effusione confidenziale con cui si salutano , lo dicono le immagini ,il capo del governo che arriva a Milano e il prefetto di quel capoluogo. Gesso che incrina l’ardesia ,per gli uditi appena un po’ avvertiti. Il capo della croce rossa di qualche anno fa ,l’inerme croce rossa ,che d’intesa col capo del governo,di allora e di oggi ,meditava di trasformare i propri volontari in milizie elettorali. Volontari involontari ,si immagina.  Gli esempi più sottili ,altri dovrebbero essere più noti. Quello ,ad esempio ,del già segretario generale del governo ,grand commis per definizione ,visto all’opera a gestire servizi pubblici con l’autonomia e la solerzia di un segretario particolare.
Così per le altre istituzioni,legate l’una all’altra da un impasto di collaborazione e controllo reciproco, di pesi e contrappesi , nel nostro – e di tutte le democrazie- ,schema costituzionale .E invece , forse in buona fede da chi  un giorno è arrivato in parlamento con il suo bel pacchetto di interessi da difendere ed è stato fatto accomodare ,succede che o ci si mette in fila dietro l’”eletto dal popolo “ , o si diventa dei cospiratori. Il capo dello stato ,in un’alternanza di blandizie e di avvertimenti, avrebbe ad esempio dovuto assicurare il voto dei giudici costituzionali a favore delle varie leggi personali ,per non essere un nemico del capo del governo e ,assiomaticamente ,del popolo sovrano. I presidenti delle camere ,devono restare fedeli alla maggioranza che li ha eletti, sennò succede quel che sappiamo . Corte costituzionale ,giurisdizione ,meglio non parlarne.  Se tutto deve ruotare intorno all’interesse di uno solo, se l’unico rapporto che regola le relazioni interistituzionali è quello di forza o di maggioranza , se contro questo non si è fatta la battaglia di una vita , prendersela con il cosiddetto autocrate ,è un po’ troppo comodo.
Piccoli,abituali esempi di una sovrapposizione quasi perfetta dell’interesse privato sopra il nostro ,di tutti. Altri? Mezzi di comunicazione, parità di condizioni nell’acquisizione del consenso ,e così via ,tanto l’Italia la conosciamo tutti. Magari una parola  sulla politica estera ,per toccare un tasto di solito tenuto lontano dal tema degli interessi contrapposti. Gli ambasciatori  convertiti in rappresentanti commerciali o industriali, che ne è della nobile arte della diplomazia? La nostra politica estera ,terreno elettivo degli interessi del capo del governo, racchiusa in un intreccio tra politici provenienti dagli affari e uomini d’affari provenienti dalla politica ,con buona pace delle nostre relazioni obbligate e tradizionali. Nessuno o quasi ,della faccenda di Antigua ,sembra essersi accorto che l’Italia ha sposato la causa della riduzione del debito pubblico di  un paradiso  fiscale ,ottenendo un buon ascolto internazionale ,a quanto pare. Non sono, tutti questi ,tradimenti dell’interesse nazionale?
Se succede, attenzione. Quello che alla fine del 1994 fu dato per politicamente spacciato, ha davanti a sé ancora ,almeno una campagna elettorale. Tutti contro uno ,il suo schema preferito.

 

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