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Articolo 21 - Editoriali
Disinnescare la bomba B (la Stampa e l'affaire Bonolis)
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di Stefano Munafò*

* editorialista di .com

Sono ormai quattro i protagonisti veri dell'ancora inconcluso affaire di Paolo Bonolis e del suo contratto miliardario.
Accanto all'uomo dei pacchi, bisogna infatti annoverare come Ã¨ ovvio non solo Mediaset e Rai, ma anche la Stampa. Il ruolo dei quotidiani e dei periodici, della stessa Internet e in particolare di Dagospia, Ã¨ stato di tutto rilievo, lungo tutta questa tortuosa vicenda. Ed Ã¨ avvenuto con modalità insieme positive e negative, paradossalmente intrecciate.

Negative, per quanto ha riguardato in vari casi l'esattezza e a volte la fondatezza dell'informazione fornita ai lettori. Quasi una sorta di fanta-cronaca quotidiana, verosimile più che vera. Molti giornalisti, ad esempio, hanno sostenuto che questo contratto Ã¨ stato tra Bonolis e Mediaset sottoscritto e chiuso ormai da mesi. Come se le trattative (tuttora in corso), fossero solo una pantomima.
Altri hanno sparato con sicumera cifre presunte esatte. Senza alcun elemento dubitativo. Nessuno poi si Ã¨ mai chiesto chi abbia avuto interesse a far trapelare la notizia del famoso incontro di Montecarlo, tra Piersilvio Berlusconi e l'agente di Bonolis. In questo caso la logica del "a chi abbia giovato" la diffusione della notizia, sarebbe stata di supporto all'intera interpretazione della vicenda. C'era qualcuno, infatti, che aveva evidentemente l'interesse a sollevare un'asta al rialzo tra i due broadcaster competitori. E questo, però, era anche un ulteriore segno che la trattativa non fosse stata chiusa. E così via.

Altre supposizioni superficiali o fantasiose sono avvenute, a parer mio, sulle nuove collocazioni in palinsesto, che Bonolis sarebbe destinato ad occupare, con il suo probabile ritorno in Mediaset. Bonolis (nonostante il suo notorio stakanovismo) non Ã¨ certo in grado contemporaneamente di "fare il pacco" (come sostenuto da un settimanale autorevole) a Enrico Mentana, sottraendogli la collocazione di seconda serata su Canale 5; e insieme anche a Gerry Scotti nel pre-serale; e ancora ad Antonio Ricci, sia pure con una quota-parte nell'access-time. Insomma, un pacco alla volta.

Analizzando poi queste varie ipotesi una ad una, molte di esse appaiono comunque inverosimili. A me sembra, per esempio, improbabile che Bonolis sia chiamato a sostituire Gerry Scotti. Il quiz quotidiano di Scotti (che va benissimo e costa poco) Â infatti una produzione di Marco e Paolo Bassetti. I quali, dunque, con un loro asset (Affari tuoi) dovrebbero eliminarne un altro pre-esistente e che va bene.

Ancora più improbabile la sostituzione di Enrico Mentana. Eliminare il progetto di Mentana per la seconda serata di Canale 5, comunque significherebbe per Mediaset disattendere a un altro contratto oneroso con un personaggio di spicco. Ma non  questo il punto. Immaginate voi che il Cav, in pieno clima elettorale e avviato con determinazione (e trepidazione) verso il giudizio finale del 2006, possa preferire le prediche di Bonolis sul Darfur in casa del Biscione (che Ã¨ anche la sua), mettendo contemporaneamente a repentaglio gli ascolti del suo prediletto Bruno Vespa su Rai Uno? Non  affatto un caso che sinora Mediaset non lo abbia mai organicamente tentato, dopo il trasferimento di Maurizio Costanzo.

Sempre secondo le mie discutibili opinioni, Bonolis a Mediaset per il momento ha una sola, vera certezza: le trasmissioni destinate al prime-time. Il resto del mosaicoè assai difficile da comporre. E se Affari tuoi trasmigrerà a Mediaset (non prima del 2006), potrà solo alternarsi con Striscia. Non con un indigesto e oneroso "panino" (lo stesso spazio condiviso da Ricci e Bonolis, finirebbe per costare due volte e probabilmente danneggiare ambedue) ma con una alternanza semestrale.

Ma potrà Ricci accettare l'idea di andare in onda con Striscia solo per sei mesi l'anno? Ora che il divario di ascolto con Bonolis dopo ripetute e anche coraggiose riedizioni, Ã¨ stato quasi annullato?
E a questo punto è diventato evidente il paradosso straordinario che caratterizza tutta questa vicenda. Mediaset, quantomeno in questa fase del suo attuale palinsesto, non ha un reale interesse a utilizzare in forme diffuse Bonolis in casa propria. Ma ha invece un eccezionale interesse a sottrarre dalla casa altrui l'uomo B con i suoi pacchi.

Perchè questo vorrà dire che Bonolis non sarà più in Rai a macinare spot nella fascia più appetibile per i pubblicitari. Come Ã¨ avvenuto in questi ultimi due anni. Costituendo Bonolis, la sola spiegazione del boom commerciale-editoriale della Rai di Flavio Cattaneo. Insomma, la vera missione di Piersilvio Berlusconi Ã¨ quella di disinnescare la bomba B. Evitando al contempo di fare esplodere altre mine in casa propria.

Ma torniamo, in conclusione, agli aspetti positivi del ruolo della Stampa in questo affaire. Perchè la Stampa in tutta questa vicenda (al di là delle sue imprecisioni) ha finito oggettivamente con il diventare una sorta di Authority informale. Una specie di Super-Io pubblico di controllo. Anche con le sue notizie non documentate ma "possibili". Quasi inarrivabile in questo Ã¨ stato soprattutto Dagospia, fonte ormai accreditata e autorevole di tutti i giornalisti, per tutte le vicende intricate e misteriose.

Del resto, se un contratto riveste una tale importanza per il sistema televisivo, non Ã¨ più solo un fatto privato tra le parti. E la Stampa in questi casi diventa l'unico sistema di controllo, intervenendo sui processi in fieri, esplicitandoli e pubblicizzandoli. E così in qualche modo inibendo le operazioni più spregiudicate. Un Bonolis non può pretendere di usare la grancassa dei media solo per la sua beatificazione.
E sarebbe già un buon risultato collettivo, se il suo contratto (che prima o dopo siglerà da qualche parte) fosse consistentemente limato di svariati miliardi rispetto alle sue stratosferiche richieste. Non solo per l'etica pubblica (anche se in aziende private).

Quei risparmi potrebbero essere dedicati per mettere su una scuola o una ricerca a tappeto per nuovi conduttori televisivi. Per la loro sperimentazione. E per il calmieramento di un sistema che nella componente Rai e in quella Mediaset, rischia di implodere a furia di inseguire sempre (e a ogni "costo") i personaggi con il crisma dell'ultimo Auditel. Ma l'Auditel  sempre misterioso e ballerino, non dË? mai certezze definitive. E gli esempi recenti sono lì, per chi li voglia leggere. Simona Ventura che, dal trionfo dell'Isola, passa al tonfo delle Tre Scimmiette. Lo stesso Bonolis che nel suo curriculum annovera anche disastri come Italiani.
Andare (apparentemente) sul sicuro, non sempre significa andare lontano.

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