di Aldo Zargani
Giorgio, uno dei grandi amici della mia vita, lâ??ho conosciuto tardi, quando è arrivato alla Rai nel 1976. Io, che ci lavoravo dal 1954, di quel mondo che in quei tempi lontani e dimenticati era soprattutto estremamente complesso, non ho certo dovuto insegnargli nulla perché sapeva tutto di tutto, fin dal principio.
Era un uomo ottimista, rapido, scettico e buono. Prendeva in giro chi, poi, al momento del bisogno, soccorreva con tutte le sue forze, fumando come una ciminiera, alzando tutti gli apparecchi del telefono, correndo fuori e dentro lâ??ufficio con un solo obbiettivo: far del bene a una persona per bene.
Lui aveva trasferito il vecchio e desueto concetto di â??compagnoâ? su tutti gli uomini buoni. E, al di sotto della sua scorza di falso, ma non si sa quanto, cinismo, si intravedeva il rabbino pazzo di Zitomir, quello di Isaac Babel che voleva fondareâ?¦ lâ??Internazionale degli uomini buoni. Si abbandonava a collere tremende, specialmente nei confronti dei giornalisti. Non si faceva nessuna illusione, ma imponeva doveri più professionali che morali, sui quali sempre veniva amaramente deluso.
Mentre lavorava alla sua scrivania con centinaia, forse esagero ma non tanto, di mozziconi di sigarette nei posacenere, chiacchierava col suo eterno e frettoloso buonumore, ma poi, allâ??improvviso, si oscurava in volto per una pagina di Televideo che non gli andava. Terminata la ridda dei freddi improperi, si accendeva una nuova sigaretta e ricominciava da dove si era interrotto, con lo stesso sorrisetto di falsa indifferenza, più piemontese che ebraico, che sottolineava i discorsi che gli erano più cari: quelli importanti, ma senza via dâ??uscita.
� stato molto malato, per molti anni, e ha sofferto molto, ma ha sempre trattato la sua tragedia come una commedia, certo non illudendosi sul lieto fine, ma della quale si imponeva di parlare con la dovuta serenità .
Ho lasciato per ultimo lâ??argomento più grande: è stato un maestro di molte persone, e molte delle cose che so me le ha insegnate lui, le cose più importanti che so. Se fossi stato giornalista invece che burocrate, avrei imparato da lui molto di più. Guardava i miei innumerevoli fogli, poi , da sotto gli occhiali, diceva, col sorrisetto e lâ??accento pedemontano: â??Va bene. Câ??è tutto. Câ??è proprio tutto. Solo devi asciugarlo un pochino. Credo che alla fine basterà mezza paginetta.â?
Eccola qua, Giorgio, spero che non sia troppo melensa.