di redazione
Con la proiezione del reportage “Andata e ritorno dall’inferno del Darfur” della giornalista Antonella Napoli ha preso il via al ‘Lanificio Factory’ la serata dedicata al Darfur organizzata da ‘Italians for Darfur’ ed Emergency.
Tony Esposito e Monica Guerritore, i testimonial della campagna dell’associazione presieduta dalla stessa Napoli, che oltre ad essere un’esperta africanista si batte da anni per la difesa e la promozione dei diritti umani in Sudan.
Nell’occasione è stata allestita anche la mostra ‘Volti e colori del Darfur’, che ha ricevuto il patrocinio della Commissione Diritti umani del Senato, con le foto tratte dal libro reportage omonimo che sostiene l’ospedale pediatrico di Emergency a Nyala, nel Sud Darfur.
L'evento, condotto da Matteo Alviti, giornalista di ‘Liberazione’ e ‘Internazionale’, è entrato nel vivo con il racconto della presidente di ‘Italians for Darfur’ dell’ultimo viaggio nei campi profughi della regione occidentale del Sudan dove ha raccolto le testimonianze delle vittime delle violenze e del conflitto che, a dispetto di quanto annuncia il governo sudanese, non si sono mai fermati. Anzi sono più cruenti che mai.
E lo testimoniano le storie, tratte dal libro della Napoli, lette da Monica Guerritore che ha regalato un momento di grande teatro accompagnata dalle percussioni soft di Tony Esposito. Attimi di grande commozione sono stati regalati dall’interpretazione della grande attrice italiana che non ha trattenuto le lacrime quando ha fatto sue le parole di Amina, 18 anni, che non ha neanche una tenda per proteggere se stessa e il suo bimbo, un maschio di pochi mesi.
La sua storia è tra le più intense. I janjaweed, i diavoli a cavallo che hanno perseguitato e perseguitano ancora oggi la popolazione del Darfur, sono arrivati nel suo villaggio in groppa a grandi cammelli. Sono entrati nella sua capanna. Era sola, suo marito era lontano a cercare cibo. L’hanno picchiata e violentata, erano in tre. Il suo uomo quando è tornato, non ha voluto credere a quello che le era successo. Poi ha scoperto di essere incinta e il marito se ne è andato. Non l’ha più voluta. Qualche mese dopo, due settimane prima che partorisse Amina è arrivata ad Al Salam camp. Nonostante il dolore e la vergogna per la violenza subita, ha voluto raccontare il suo dramma affinché la gente sapesse e i “potenti non permettessero che succedesse ad altre ragazze quello che è successo a me”. Questo il messaggio lanciato dalla giovane donna, simbolo della tragedia del Darfur, che attraverso un’interprete d’eccezione come la Guerritore ha toccato nel profondo tutti i presenti. La serata si è conclusa con un vivace eed entusiasmante momento musicale con la performance di Tony Esposito accompagnato da ballerine e musicisti italiani e africani.
Un evento all’insegna della solidarietà, dell’arte e della cultura che aveva un duplice fine, tenere accesi i riflettori sulla crisi umanitaria del Darfur e raccogliere fondi per un ospedale pediatrico che da luglio scorso ha già curato migliaia di bambini. Obiettivi raggiunti con successo.