Articolo 21 - Editoriali
Jader Jacobelli e i suoi cento no alla tv
di Sergio Lepri
Jader Jacobelli ?? il suo garbo e il suo rigore, la sua mitezza e il suo spirito critico, la sua modestia e l??acutezza delle sue intuizioni, la bella scrittura e la serietà dei suoi argomenti ?? è tutto in questo piccolo libro senza pretese, poco più di cento pagine, in molte pagine poche righe e poi bianco: ??Cento no alla tv?, un no per pagina o quasi.
Di libri Jader ne ha scritti altri, ben più togati: ??Pico della Mirandola?, nel 1985, con prefazione di Eugenio Garin; ??Croce-Gentile, dal sodalizio al gramma?, nel 1989, con prefazione di Norberto Bobbio ??Quel Pico della Mirandola, Giovanni e Gianfrancesco?, nel 1995, anche questo prefato da Eugenio Garin; ??Machiavelli e/o Guicciardini?, nel 1998, con una bella dedica alla moglie, Angelica Isoldi, anche lei filosofa (e autrice di un libro ??togato? su Tommaso Campanella: la dedica dice: ??A mia moglie per scusarmi del tempo che le ho sottratto e per ringraziarla di avermelo concesso?).
E poi tutti i ??tascabili? che ha curato e che riportano gli appassionati dibattiti promossi a Saint-Vincent dal Centro culturale da lui diretto per tantissimi anni. Non c??è stato convegno che non fosse su un tema di stringente storicissima attualità; basterebbero gli ultimi ??La realtà del virtuale?, ??New age??, ??Politica e Internet?, ??Dall??analogico al digitale?, ??Scienza e informazione?, ??La svolta della tv?.
Libri tutti da leggere con diletto e interesse , ma il ??Cento no alla tv? riassume la sua vita dentro la televisione, dalla ??Tribuna politica? del 1964 (una trovata di Ettore Bernabei ?? su suggerimento di Fanfani? ?? per portare in tv l??opposizione) fino all??Unità di garanzia e di qualità degli ultimi anni, per garantire nella Rai l??imparzialità dell??informazione politica (ma nel 1994 l???unità? era fatta di sole due persone ?? lui ed io ?? e senza poteri).
Soltanto cento i no alla tv? Nella copia del libro che mi dedicò scrisse ??aggiungi i tuoi?. No; bastano i suoi: no al servizio pubblico che non è pubblico; no al telecomando che ci telecomanda; no al moderatore che al Grande Esperto? dice ??lo dica, ma lo dica in un minuto?; no alla merendina che incorre nell??articolo 643 del codice penale (??circonvenzione di incapace?); no ai morti fatti vedere senza lenzuolo; no alla tv che diffonde l??italiano (come ha detto De Mauro), ma poi lo boccia perché lo parla male; no al Nessuno che diventa Qualcuno perché si fa vedere in tv; no alla tv che un popolo di Eroi, di Santi e di Navigatori lo fa diventare un popolo di Giocatori (con la benedizione dello Stato); no ai giornalisti televisivi che ci raccontano che l??obiettività non esiste; no alla spettacolarizzazione delle trasmissioni elettorali e alla loro superficialità (non deve essere la politica che usa la televisione ma viceversa); no ai seni e sederi intesi come Valori; no al ??bello della diretta?, che spesso è un ??brutto?; no all??Auditel che dice che un milione e mezzo di telespettatori per un programma di cultura sono uno ??share? da buttare nel bidone.
Di no nel libro ce ne sono altri 89; e forse qualcuno ne avrà aggiunto nel frattempo; e qualcuno lo aggiungerebbe se non se ne fosse andato, lasciandoci però tanta ricchezza di riflessioni.
Tempo fa mi fecero capire che non era il caso di andarlo a trovare, con quel brutto male che aveva. Gli scrissi e lui mi rispose. Nonostante la sofferenza stava sempre sulla breccia. ??Per quel che conta? mi scrisse ??io continuo a battere il chiodo della distinzione fra tv di servizio e tv commerciale, fra qualità ??percepita?? e qualità ??dovuta??, ma mi accorgo di infastidire chi ritiene che queste distinzioni siano ormai moralistiche?. E poi qualcosa che credo inedito: ?? Intanto vado elaborando concettualmente la differenza che corre fra informazione e comunicazione; la prima come diritto personale, che rischia spesso di essere autoritaria perché non prevede un ritorno, anzi lo esclude; la seconda che, presupponendo il rapporto, il dialogo, rende il ??noi?? presupposto legittimante dell????io??, e non viceversa?.
E concludeva ??Ma queste sono osservazioni che ai più non interessano?.
No, Jader, ci interessano; e le porteremo avanti, noi tutti che ti abbiamo voluto bene.
Di libri Jader ne ha scritti altri, ben più togati: ??Pico della Mirandola?, nel 1985, con prefazione di Eugenio Garin; ??Croce-Gentile, dal sodalizio al gramma?, nel 1989, con prefazione di Norberto Bobbio ??Quel Pico della Mirandola, Giovanni e Gianfrancesco?, nel 1995, anche questo prefato da Eugenio Garin; ??Machiavelli e/o Guicciardini?, nel 1998, con una bella dedica alla moglie, Angelica Isoldi, anche lei filosofa (e autrice di un libro ??togato? su Tommaso Campanella: la dedica dice: ??A mia moglie per scusarmi del tempo che le ho sottratto e per ringraziarla di avermelo concesso?).
E poi tutti i ??tascabili? che ha curato e che riportano gli appassionati dibattiti promossi a Saint-Vincent dal Centro culturale da lui diretto per tantissimi anni. Non c??è stato convegno che non fosse su un tema di stringente storicissima attualità; basterebbero gli ultimi ??La realtà del virtuale?, ??New age??, ??Politica e Internet?, ??Dall??analogico al digitale?, ??Scienza e informazione?, ??La svolta della tv?.
Libri tutti da leggere con diletto e interesse , ma il ??Cento no alla tv? riassume la sua vita dentro la televisione, dalla ??Tribuna politica? del 1964 (una trovata di Ettore Bernabei ?? su suggerimento di Fanfani? ?? per portare in tv l??opposizione) fino all??Unità di garanzia e di qualità degli ultimi anni, per garantire nella Rai l??imparzialità dell??informazione politica (ma nel 1994 l???unità? era fatta di sole due persone ?? lui ed io ?? e senza poteri).
Soltanto cento i no alla tv? Nella copia del libro che mi dedicò scrisse ??aggiungi i tuoi?. No; bastano i suoi: no al servizio pubblico che non è pubblico; no al telecomando che ci telecomanda; no al moderatore che al Grande Esperto? dice ??lo dica, ma lo dica in un minuto?; no alla merendina che incorre nell??articolo 643 del codice penale (??circonvenzione di incapace?); no ai morti fatti vedere senza lenzuolo; no alla tv che diffonde l??italiano (come ha detto De Mauro), ma poi lo boccia perché lo parla male; no al Nessuno che diventa Qualcuno perché si fa vedere in tv; no alla tv che un popolo di Eroi, di Santi e di Navigatori lo fa diventare un popolo di Giocatori (con la benedizione dello Stato); no ai giornalisti televisivi che ci raccontano che l??obiettività non esiste; no alla spettacolarizzazione delle trasmissioni elettorali e alla loro superficialità (non deve essere la politica che usa la televisione ma viceversa); no ai seni e sederi intesi come Valori; no al ??bello della diretta?, che spesso è un ??brutto?; no all??Auditel che dice che un milione e mezzo di telespettatori per un programma di cultura sono uno ??share? da buttare nel bidone.
Di no nel libro ce ne sono altri 89; e forse qualcuno ne avrà aggiunto nel frattempo; e qualcuno lo aggiungerebbe se non se ne fosse andato, lasciandoci però tanta ricchezza di riflessioni.
Tempo fa mi fecero capire che non era il caso di andarlo a trovare, con quel brutto male che aveva. Gli scrissi e lui mi rispose. Nonostante la sofferenza stava sempre sulla breccia. ??Per quel che conta? mi scrisse ??io continuo a battere il chiodo della distinzione fra tv di servizio e tv commerciale, fra qualità ??percepita?? e qualità ??dovuta??, ma mi accorgo di infastidire chi ritiene che queste distinzioni siano ormai moralistiche?. E poi qualcosa che credo inedito: ?? Intanto vado elaborando concettualmente la differenza che corre fra informazione e comunicazione; la prima come diritto personale, che rischia spesso di essere autoritaria perché non prevede un ritorno, anzi lo esclude; la seconda che, presupponendo il rapporto, il dialogo, rende il ??noi?? presupposto legittimante dell????io??, e non viceversa?.
E concludeva ??Ma queste sono osservazioni che ai più non interessano?.
No, Jader, ci interessano; e le porteremo avanti, noi tutti che ti abbiamo voluto bene.
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