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Articolo 21 - Editoriali
Indignatevi! Appello per difendere la dignità umana.
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di Gianni Rossi

 “Non vi esasperate, ma sperate e indignatevi! La peggiore abitudine è l’indifferenza. Indignarsi è il primo passo per impegnarsi”.

I princìpi e i valori della Resistenza e della Costituzione sono in pericolo, così come i cardini della democrazia che erano stati fissati alla fine della guerra dai padri fondatori dei “Nuovi Stati”, usciti da quel “periodo oscuro” dell’umanità. A lanciare il grido di allarme è un intellettuale francese di 93 anni, già membro del Consiglio Nazionale della Resistenza e poi impegnato come diplomatico presso l’ONU ( fu il segretario della speciale Commissione incaricata di redigere la Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo nel 1948):  Stéphane Hessel,  spirito combattivo, nato in Germania da famiglia ebrea, ma rifugiato in Francia, da sempre socialista, anticolonialista e ancora in grado di stupire l’opinione pubblica del suo paese. Il suo piccolissimo libro “Indignatevi!” è un bestseller in Francia, in poco tempo ha già venduto oltre 650 mila copie, pur essendo stato pubblicato da una sconosciuta casa editrice, la Indigène éditions di Montpellier, al costo di soli 3 euro.

“Ci rivolgiamo alle giovani generazioni perché facciano vivere, trasmettano, l’eredità della Resistenza e i suoi ideali. Diciamo a voi: Prendete il testimone della staffetta, Indignatevi!”. Hessel mette in guardia i suoi connazionali dal degrado sociale, economico e politico che sta attraversando la Francia e con lei anche le altre nazioni, che hanno vissuto l’epopea eroica della Resistenza e gli anni di forte tensione ideale e morale della “ricostruzione”.

“Dobbiamo vigilare tutti insieme affinché questa nostra società resti una società di cui andare fieri: basta con questa società di diseredati “sans papiers”, senza documenti in regola, con le espulsioni, i sospetti verso gli immigrati; basta con questa società nella quale si rimette in discussione il sistema delle Pensioni, i diritti acquisiti della Sicurezza sociale; basta con questa società  in cui i media sono nelle mani degli “arricchiti”. Una vera democrazia ha bisogno di una stampa indipendente; la Resistenza lo sapeva già, lo esigeva, quando difendeva “la libertà di stampa, il suo prestigio e la sua indipendenza nei confronti dello Stato, dei poteri economici e dell’influenze straniere”. Ma tutto questo oggi è in pericolo”. Secondo quest’anziano resistente, che nella sua vita politica fu sempre appartato, pur avendo ricoperto importanti incarichi per il generale De Gaulle e per il presidente Mitterrand, siamo di fronte a due grandi sfide: “L’immenso scarto tra i molti poveri e troppo ricchi, una differenza che non cessa di accrescersi. E’ la novità a cavallo del XX e XXI secolo: i più poveri nel mondo oggi guadagnano appena 2 dollari al giorno. Non si può permettere che questa differenza cresca ancora, Questo scandalo basterebbe da solo a suscitare un impegno. La seconda sfida riguarda i diritti dell’uomo e lo stato di salute del pianeta. Certo esiste un’altra concezione della storia. I progressi compiuti  dalla libertà, la competizione, la corsa al “sempre di più”, tutti fattori che potrebbero però essere visti come un uragano distruttore”.

Ecco allora la sua lucida analisi sulla crisi che le società stanno vivendo da oltre due anni: “Si osa dirci che lo Stato non può più assicurare i costi di alcune misure civili, sociali. Ma come possono mancare oggi i soldi per mantenere e prolungare queste conquiste, mentre la produzione delle ricchezze è enormemente aumentata dalla Liberazione, periodo in cui l’Europa era distrutta?In realtà il potere del denaro, fortemente combattuto dalla Resistenza, non è mai stato così grande, insolente, egoista, con i propri “servitori” fino alle più alte sfere dello Stato. Le banche ormai  privatizzate ( la Resistenza in Francia, come in Italia, favorì il sistema pubblico delle banche, privatizzate negli anni Novanta, n.d.r.) si mostrano preoccupate soprattutto dei loro dividendi e degli altissimi stipendi dei loro dirigenti, non dell’interesse generale. Lo scarto tra i più poveri e i più ricchi non è mai stato così enorme; e la corsa al denaro, la competizione così incoraggiata. Il pensiero produttivistico, esportato dall’Occidente, ha incatenato il mondo in una crisi da cui bisogno uscire con una rottura radicale con la fuga in avanti dal “sempre di più”, dalla dittatura della finanza, ma anche dal dominio delle scienze e della tecnica. E’ arrivato il tempo che il pensiero dell’etica, della giustizia, dell’equilibrio sostenibile divenga prevalente, perché rischi gravissimi ci minacciano e possono mettere un termine all’avventura umana su un pianeta che potrebbe diventare inabitabile per l’uomo”.

Il motivo di base della Resistenza, ricorda Hessel, era l’indignazione e così la sua  memoria ritorna al monito, al “messaggio libertario” lo definisce, di Jean Paul Sartre, il grande scrittore-filosofo dell’esistenzialismo: “Voi siete responsabili in quanto siete degli individui”, ovvero, chiosa Hessel, “la responsabilità dell’uomo non può essere delegata né al potere né a Dio; al contrario, occorre che s’impegni nel nome della sua responsabilità di persona umana”.                  Il comportamento peggiore, quindi, è restare indifferenti, accusa Hessel: “Comportandovi così, perdete uno dei fondamenti dell’essere umano, uno dei più indispensabili: la facoltà di indignarvi e impegnarvi che ne è la conseguenza”.E mette in guardia dal ricorrere alla violenza, al terrorismo , in quanto “la violenza si ritorce contro la speranza. Bisogna preferire la speranza, la speranza della non violenza”.

E’ tuttora valido il messaggio di Mandela, Martin Luther King, proprio “in un mondo nel quale sono state abbattute le ideologie e i totalitarismi”. L’origine dei mali  e delle crisi ricorrenti delle nostre società più industrializzate, Hessel la fa risalire in gran parte alla presidenza di George W. Bush, in conseguenza all’attacco terroristico dell’11 settembre 2001: l’intervento militare in Iraq ha creato disastri anche in economia, senza però dare inizio ad una nuova politica di sviluppo.  “Siamo su di un crinale, tra gli orrori del primo decennio di questo secolo e le possibilità dei decenni che verranno. Ma bisogna sperare, bisogna sempre sperare”.

Da veterano della Resistenza, il 93 enne Hessel  allora ammonisce che : “Il nazismo è stato vinto, grazie al sacrificio dei nostri fratelli e sorelle della Resistenza e delle Nazioni unite contro la barbarie fascista. Ma questa minaccia non è totalmente scomparsa e la nostra rabbia contro l’ingiustizia è rimasta sempre intatta.No, questa minaccia non è del tutto scomparsa. E così ci appelliamo sempre a una vera insurrezione pacifica contro i mezzi di comunicazione di massa che propongono come orizzonte per la nostra giovinezza il consumismo di massa, il disprezzo dei più deboli e della cultura, l’amnesia generalizzata e la competizione ad oltranza di tutti contro tutti.A tutti coloro che faranno il XXI secolo, diciamo con affetto: Creare è resistere. Resistere è creare”. 

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